Fondi europei: entro dicembre vanno spesi due miliardi

Johannes Hahn - Credit © European Union, 2011Sarà una corsa contro il tempo. L'Italia, dopo l'estate, lancerà la volata che dovrà portarla, entro la fine del 2015, a spendere tutti i fondi europei che le sono rimasti. Secondo gli ultimi dati disponibili, si tratta di cifre notevoli: due miliardi entro la fine del 2013, circa 18 entro la fine del 2015. Il rischio concreto, secondo le previsioni del Governo, è che possano andare in fumo addirittura dieci miliardi di euro.

I dati del Ministero della Coesione territoriale, aggiornati al 31 maggio scorso e validati dalla Ragioneria generale dello Stato, dicono che la spesa certificata presentata dall’Italia a Bruxelles nell’attuazione dei programmi finanziati dai fondi comunitari 2007-2013 ha raggiunto il 40% della dotazione totale, superando di 1,2 punti il target nazionale (il 38,8%).
Nel dettaglio, l’Italia ha speso 10,8 miliardi di euro: 7,4 del Fondo per lo sviluppo regionale e 3,4 del Fondo sociale europeo. Tutti numeri che considerano solo i fondi europei e non il cofinanziamento nazionale.

Due miliardi entro il 2013

Secondo i numeri di Bruxelles, però, nei prossimi mesi servirà un’altra accelerazione per non perdere risorse. L’Italia è poco sopra il limite e non può permettersi rallentamenti. Il prossimo obiettivo (il 31 dicembre 2013) prevede un ulteriore avanzamento di sei punti nella spesa dei fondi, arrivando al 46 per cento. Che, in termini concreti, significa raggiungere i 12,8 miliardi di investimenti, due in più rispetto a quelli attuali. Circa 500 milioni dovranno essere spesi dal Fondo sociale, mentre lo sforzo più grande sarà chiesto alle Regioni, che avranno da impiegare un tesoretto di quasi 1,5 miliardi complessivi. Come è noto, in questi casi il mancato conseguimento degli obiettivi comporta una possibile riduzione delle risorse. La parte che non risulta effettivamente spesa e certificata alla Commissione entro il 31 dicembre viene, cioè, disimpegnata automaticamente.

Regioni al palo

E, spulciando i bilanci del Ministero per analizzare i risultati raggiunti finora, alcune situazioni sono decisamente preoccupanti. Il Lazio, ad esempio, ad oggi ha speso 324,3 milioni di euro ma dovrà raggiungere la quota di 429,2 milioni entro fine anno. In ballo ci sono, solo dalle parti della capitale, oltre cento milioni di euro. Stesso discorso per la Calabria, che dovrà impiegare altri 123,5 milioni; ad oggi ne ha spesi poco meno di 610. In Puglia dovranno essere investiti poco meno di 250 milioni di euro. Mentre la Sicilia avrà da investire 220 milioni totali. In generale, comunque, è soprattutto al Sud che ci saranno soldi da impiegare entro la fine del 2013.

Pon ricerca a caccia di spese

Anche se il problema non riguarda soltanto le Regioni ma anche diversi fondi gestiti a livello centrale. Il programma operativo nazionale ricerca e competitività, ad esempio, negli ultimi nove mesi è avanzato a passi lentissimi. E, per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Commissione, entro fine anno dovrà passare dagli attuali 1,3 miliardi di euro a quasi 1,8 miliardi. Il programma attrattori culturali, tra quelli messi peggio con appena il 23% della spesa certificata, dovrà quasi raddoppiare i suoi impieghi, passando dagli attuali 120 milioni di euro fino a 222 milioni.

Per il 2015 a rischio dieci miliardi

Ma la situazione che dovremo affrontare dal 2014 preoccupa ancora di più. Entro il 2015, infatti, bisognerà arrivare a spendere 27,9 miliardi complessivi: 6,9 dal Fondo sociale europeo e i restanti 21 dal Fondo di sviluppo regionale. A questi dovranno essere aggiunti 21,5 miliardi di cofinanziamento con fondi nazionali. Nel giro di due anni, allora, esiste il rischio concreto di bruciare una somma che si aggira, secondo le proiezioni del Ministero, tra i cinque e i dieci miliardi di euro di fondi europei. Senza contare che, intanto, bisognerà attrezzarsi per la programmazione del periodo 2014-2020.

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Dati spesa certificata

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