Sviluppo rurale - l'impatto dei PSR su crescita e occupazione
Per evitare un taglio del budget nel prossimo Quadro finanziario pluriennale, la PAC 2014-2020 deve dimostrare di contribuire alla crescita dell'Ue
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Sviluppo rurale o sviluppo tout court?
I 118 Programmi di sviluppo rurale regionali e nazionali previsti dagli Stati membri per il settennato 2014-2020, nell'ambito del secondo pilastro della Politica agricola comune (PAC), possono contare su 99,6 miliardi di euro a valere sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e su circa 60,6 miliardi di cofinanziamento nazionale o regionale, per un totale di circa 161 miliardi. Queste risorse serviranno a rafforzare la competitività e la sostenibilità del settore agricolo, ma dovrebbero contribuire anche a migliorare crescita e occupazione in Europa.
L'obiettivo base della Politica di sviluppo rurale è infatti il mantenimento della vitalità di un settore che impiega direttamente oltre 22 milioni di persone, ma che attraverso l'indotto - settore forestale, alimentare, trasporti, etc - dà lavoro a 44 milioni di persone in tutta Europa. Non si tratta solo di garantire continuità di reddito agli agricoltori nell'immediato: lo sviluppo rurale mira ad assicurare un futuro all'attività agricola, riducendo lo sfruttamento dei terreni e l'utilizzo delle risorse e preservando la biodiversità vegetale e animale, e a dare un riconoscimento agli agricoltori per il loro ruolo a tutela dei servizi ecosistemici.
L'Ue punta però anche a sviluppare le potenzialità di una serie di comparti collegati a quello agricolo, dalla produzione di energia da fonti rinnovabili, soprattutto biomasse di origine agroforestale, al turismo, valorizzando i patrimoni naturali e paesaggistici delle aree rurali. Creazione di filiere, diversificazione in attività extra-agricole, soprattutto turistiche, e green economy sono quindi i filoni che potrebbero rendere la politica di sviluppo rurale una politica per lo sviluppo tout court. Proteggendo la PAC dalle critiche di chi trova eccessiva la sua incidenza sul bilancio Ue (attualmente pari a circa il 40% del totale) anche nel prossimo Quadro finanziario pluriennale.
Le previsioni della Commissione europea
Il mix di misure scelto dalle Regioni e dagli Stati Ue nei PSR riflette le specificità dei singoli territori, oltre agli obiettivi europei, ma in generale tutti i Programmi lavorano su più versanti: competitività e sostenibilità dell'agricoltura, diversificazione delle attività economiche nelle aree rurali e sviluppo infrastrutturale.
Nel documento "Food&Farming - Focus on Jobs and Growth", la Commissione europea ha proposto una prima stima dell'impatto aggregato dei Programmi di sviluppo rurale 2014-2020 degli Stati membri. La Misura per il primo insediamento degli agricoltori, si legge nel testo, dovrebbe coinvolgere 170mila giovani, mentre 140mila imprenditori agricoltori dovrebbero aderire a sistemi di qualità e 340mila progetti di ammodernamento aziendale dovrebbero essere cofinanziati dal FEASR.
L'Esecutivo Ue prevede però anche la nascita di 60mila startup non agricole sostenute dai PSR, l'accesso alla banda larga per 19 milioni di persone residenti in aree rurali e il finanziamento di 3,9 milioni di posti in corsi di formazione. I PSR dovrebbero aumentare anche le opportunità di lavoro della popolazione rurale dell'Ue, attraverso gli investimenti attuati con l'approccio Leader, mentre circa 2,4 miliardi di euro sono già stati riservati a incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili e per l'efficienza energetica.
La sfida dei PSR italiani
Sviluppo infrastrutturale e diversificazione delle attività sono prioritari anche nei Programmi di sviluppo rurale italiani che, ad esempio, contribuiscono al Piano nazionale per la banda ultralarga, attraverso la Sottomisura 7.3. Nelle aree rurali, in cui l'accesso alla rete fissa è generalmente minore rispetto alle aree urbane, il FEASR concorre infatti, in sinergia con gli interventi finanziati dal Fondo Sviluppo e Coesione e da altri fondi strutturali e di investimento europei (SIE), agli interventi di infrastrutturazione per il raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda digitale.
I PSR promuovono anche il ricorso alle fonti rinnovabili, sia per l'autoconsumo, ad esempio attraverso la Misura 4, che ai fini della vendita dell'energia prodotta, mediante la Sottomisura 6.4. I Programmi intendono anche favorire la diversificazione in attività extra-agricole, finanziando infrastrutture turistiche e ricreative (Sottomisura 6.4 e Sottomisura 7.5) e puntando sulla valorizzazione del patrimonio rurale (Sottomisura 7.6).
Il passaggio dalle intenzioni programmatiche ai risultati concreti, però, non è scontato. E per le Regioni italiane si tratta di imparare dalle precedenti programmazioni non solo come accelerare la spesa, per evitare il disimpegno dei fondi Ue, ma anche come renderla efficace.
In Campania, ha spiegato ad esempio nei giorni scorsi il presidente della Commissione Agricoltura del Consiglio Regionale Maurizio Petracca presentando il PSR ad Avellino, “la polverizzazione delle risorse” ha limitato gli effetti dei programmi precedenti in termini di sviluppo e di occupazione sui territori. Per la nuova programmazione, ha sottolineato Petracca, la Regione punta quindi a creare aggregazioni, tra i Comuni e tra gli enti pubblici e i soggetti privati, anche sfruttando l'approccio Leader, per finanziare investimenti di maggiori dimensioni che possano generare ricadute importanti.
In Abruzzo, invece, la Regione ha sottoscritto uno schema di accordo con la Commissione regionale dell'ABI, l'Associazione Bancaria Italiana, per agevolare gli investimenti nell'ambito del Programma di sviluppo rurale. Il protocollo d'intesa, ha spiegato l'assessore alle Politiche Agricole Dino Pepe, mira a facilitare l'accesso al credito delle imprese “in possesso di un decreto di concessione di un contributo regionale a valere sul PSR a fronte di investimenti da realizzare nelle propria azienda”. In questo modo, ha sottolineato Pepe, è possibile accelerare la certificazione della spesa ed evitare di perdere le risorse Ue, ma si mette anche subito in moto l'economia senza attendere i tempi della burocrazia regionale.
Per queste Regioni, come per le altre che rientrano nel Masterplan per il Mezzogiorno, vi è poi l'opportunità offerta dai patti per il Sud, che sfrutteranno le sinergie tra le risorse FEASR, FESR e FSE per sostenere crescita e occupazione, oltre che in Abruzzo e Campania, anche in Molise, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Author: Tilly Sfortunato / photo on flickr
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