UE: 50 miliardi entro il 2020 per abbattere le emissioni di CO2
Per riuscire nell’impresa l'investimento annuo complessivo dell'Unione europea dovrà quasi triplicare, passando da 3 a 8 miliardi di euro.
La proposta si muove nel solco del Piano strategico europeo per le tecnologie energetiche (il SET-Plan), chiave di volta della politica energetica e climatica dell'Unione europea. Nonostante la Commissione e la Banca europea per gli investimenti abbiano già aumentato notevolmente i finanziamenti, occorre una maggiore mobilitazione di fondi pubblici e privati come, per esempio, il fondo Marguerite. Attualmente, infatti, gli investimenti in ricerca e sviluppo del SET (comprese le tecnologie nucleari) ammontano a 3,3 miliardi: troppo poco, secondo Bruxelles.
Per questo motivo la Commissione ha elaborato assieme ai rappresentanti dell'industria, degli istituti di ricerca e delle università il “Setis ” (Strategic energy technology plan information system), un “bussola” on line che individua le tecnologie a bassa emissione di C02 che presentano un forte potenziale: eolico, solare, reti elettriche, bioenergie, cattura e stoccaggio delle emissioni, fissione nucleare sostenibile.
Sono tre le ragioni principali per le quali l’UE ha deciso di adottare un’economia “low-carbon”:
- combattere il cambiamento climatico, riducendo del 50% le emissioni di gas serra entro il 2050,
- garantire la sicurezza energetica. Ad oggi l’economia europeo dipende per l’80% dai combustibili fossili che l’UE è costretta ad importare massicciamente da paesi terzi.
- generare ricchezza e nuovi posti di lavoro. l’UE ha stimato che aumentando del 20% l’impiego delle fonti di energia rinnovabile, sarà possibile creare 600 mila nuovi green jobs.