Aiuti di stato e Ilva: cosa cambiera’ con il Green Deal, e cosa no
Le regole sugli aiuti di stato non si toccano, semmai si posso rivedere le linee guida su tali aiuti. E si fa sempre più improbabile l’ipotesi di utilizzare i 364 milioni che spettano all’Italia dal Just Transition Fund per salvare l’Ilva.
> Green Deal: all’Italia 364 milioni dal Just Transition Fund
A mettere i puntini sulle i sono state la vicepresidente della Commissione Margrethe Vestager e la commissaria europea per la coesione e le riforme Elisa Ferreira.
Green Deal: le regole sugli aiuti di Stato non si cambiano
In un’intervista rilasciata a LaStampa Vestager chiarisce innanzitutto che nell’ottica dell’attuazione della strategia per la sostenibilità, meglio nota come Green Deal, “andremo avanti con la revisione di alcune delle nostre linee guida sugli aiuti di Stato”. Ed è cosa ben diversa dal toccare le regole: queste ultime non si modificano, ma saranno interpretate con un più ampio respiro.
“Il principio del ‘chi inquina paga’ è ancora valido”, ed è un principio applicato anche all’ex Ilva. Quindi, la riconversione o la transizione verso una produzione non inquinante non può essere pagata da Bruxelles.
“Però se si vuole fare di più, questa è un’altra questione. Quindi ovviamente possiamo discuterne, perché anche nell’acciaio ci sono questioni molto interessanti legate alla decarbonizzazione”, aggiunge la vicepresidente della Commissione.
> Cosa prevede il Green Deal europeo
Just Transition Fund per salvare l’ex Ilva? L’Italia può farcela da sola
Il Fondo per la transizione giusta finanzierà, con 7 miliardi e mezzo, l’uscita dai combustibili fossili nelle regioni europee che più ne dipendono.
All’Italia vanno 364 milioni, risorse considerate da alcuni troppo ridotte. Fra questi, l’eurodeputato Raffaele Fitto (Ecr), che in un confronto con la commissaria Ferreira in commissione per lo sviluppo regionale del Parlamento europeo chiede come sia possibile che all’Italia spettino risorse così limitate pur essendo un Paese con diverse centrali a carbone e l’impianto siderurgico dell’ex Ilva di Taranto da riconvertire.
Ferreira non ci gira intorno: è vero che il Paese “ha diverse centrali a carbone e il secondo impianto siderurgico più grande in UE in crisi, ma ha anche un Pil pro capite che gli consente di utilizzare parte dei suoi fondi nazionali per aiutarsi. L’Italia è la settima economia mondiale”.
Il meccanismo alla base del Just Transition Fund prevede cioè che il sostegno venga calcolato in base alla ricchezza dei singoli Paesi e alle sue capacità di crescita.
Facendo un confronto tra Italia e Polonia con criteri rigidi, sostiene Ferreira, il Bel Paese non sarebbe rientrato nemmeno tra i paesi finanziabili, essendo tra le sette economie più ricche. Ma è giusto, sottolinea, che anche un paese come l’Italia possa accedervi per le aree più povere.
Non sarà un meccanismo perfetto, ma è “un compromesso che prevede di includere, per quanto possibile, tutti gli Stati membri”. E che serve a colmare la disomogeneità esistente tra la dimensione locale e quella nazionale, per cui molti Enti locali sono più poveri rispetto all’intero paese.