TPL - un settore da 12 miliardi che merita una legge ad hoc

 

TPLLe aziende di trasporto pubblico locale e regionale impiegano più di 124mila addetti, per un fatturato complessivo di 12 miliardi di euro. I numeri dello studio presentato nel corso del 15esimo convegno nazionale ASSTRA.

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In Italia il sistema delle aziende di trasporto pubblico locale e regionale impiega oltre 124mila addetti, trasporta 5,4 miliardi di passeggeri l'anno e produce un fatturato complessivo (ricavi da traffico e contributi pubblici) di circa 12 miliardi di euro.

E' quanto emerge dallo studio "Le Aziende TPL, alla ricerca della rotta giusta", realizzato da ASSTRA, Intesa Sanpaolo, Fondazione Ifel-Anci nel corso del quindicesimo convegno nazionale dell’associazione che riunisce le imprese di trasporto pubblico locale in Italia.

Numerosi i temi al centro del convegno: la transizione verso una mobilità completamente ecosostenibile, i processi di innovazione tecnologica e di digitalizzazione e il tema decisivo degli investimenti.

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TPL merita una legge ad hoc

Anche i lavori dell’edizione 2019, tenutasi il 13 e 14 febbraio a Roma, hanno confermato una l’esigenza, sottolineata in più occasioni dall’associazione ASSTRA, che il settore del trasporto pubblico locale meriti una regolamentazione ad hoc, una legge organica che sciolga alcuni dei nodi che ancora sussistono per il settore.

Anche l’ultimo provvedimento di riforma intervenuto a disciplinare il settore, la legge di riforma Madia, non è riuscita ad enucleare la tipicità del TPL, ed ha compreso le norme sulle società partecipate (tra cui rientrano gran parte delle aziende del settore, controllate dalle amministrazioni locali) nel complessivo progetto riformatore, con alcune contraddizioni che sono via via diventate sempre più evidenti.

E mentre l’impianto normativo resta al palo, il settore deve fare i conti con uno scenario in continua evoluzione: il settore del TPL è avviato verso una transizione in primis ambientale, che include modalità di consumo energetico sostenibile. Transizione che si inquadra in una strategia europea prima che nazionale: proprio in questi giorni il Parlamento europeo e gli Stati membri hanno trovato ieri un accordo sulla revisione della direttiva 2009/33, la cosiddetta direttiva veicoli puliti, che richiede alle autorità pubbliche delle città europee di garantire che almeno un quarto dei nuovi autobus siano elettrici o a gas entro il 2025.

Il capitolo investimenti

Fra i temi affrontati nel corso del convegno anche quello decisivo degli investimenti. Una politica espansiva degli investimenti in nuovi mezzi, infrastrutture, innovazioni e sicurezza è la chiave di volta per spostare i cittadini dalla mobilità individuale a quella condivisa. Una sfida per le imprese del trasporto pubblico locale, ben delineata dallo studio promosso da Cassa depositi e prestiti e ASSTRA che fotografa lo stato dell’arte del trasporto pubblico.

L’età media del parco autobus nazionale nel 2018 è di 12,3 anni, ampiamente al di sopra della media europea, pari a circa 7 anni. Una buona parte della flotta autobus risulta ancora appartenente alle categorie pre-Euro 3 (21% in ambito urbano e 30% in ambito extraurbano), ma al tempo stesso cresce l’incidenza dei veicoli Euro VI (11% nel 2018), evidenziando un lento processo di abbattimento dei livelli di emissioni inquinanti e la conclusione del processo di sostituzione dei mezzi euro 0, che residuano per circa il 2%.

Il parco autobus circolante nei centri urbani è prevalentemente ad alimentazione diesel (78% nel 2012, 71% nel 2018). La percentuale dei mezzi a gasolio in esercizio è in diminuzione; in molti casi, i mezzi rottamati sono stati sostituiti con autobus alimentati a gas naturale compresso (erano il 18% nel 2012, sono arrivati al 27% nel 2018). Rimangono pressoché stabili gli autobus full electric ed ibridi (entrambi circa l’1% nel 2018). Il parco autobus circolante in ambito extraurbano si conferma come quasi interamente alimentato a gasolio (99% nel 2018).

In questo contesto si collocano le novità introdotte dal “Piano Strategico nazionale della mobilità sostenibile”, attualmente in fase di approvazione definitiva, che stabilisce i criteri per il riparto e l’utilizzo dei 3,7 miliardi stanziati con la Legge di Bilancio 2017 nel periodo 2019-2033 per il rinnovo del parco autobus.

A queste si aggiungono le risorse disponibili per gli interventi sulla rete metropolitana, sulle tranvie, sul materiale rotabile delle linee ferroviarie regionali e sulle flotte che operano servizi di trasporto locale.

L’ammontare complessivo è consistente: 2,5 miliardi di euro l’anno su un orizzonte temporale di circa 8 anni per le infrastrutture per il trasporto rapido di massa e fino al 2033 per tutto il materiale rotabile. Si tratta di volumi importanti in grado di attivare impatti economici e occupazionali significativi. Una tale iniezione annua di risorse potrebbe infatti produrre valore aggiunto per circa 3,8 miliardi di euro l’anno, pari allo 0,2% del PIL, contribuendo a creare circa 99 mila unità di lavoro aggiuntive, 0,4% dell’occupazione totale.

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