ABI-Cerved: stabilizzazione flussi di nuove sofferenze per le imprese
Il nuovo Outlook ABI-Cerved anticipa un possibile rallentamento dell’economia italiana nel biennio 2020-2021 che porterebbe ad una stabilizzazione dei flussi di nuove sofferenze per le imprese.
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Nel 2018 e nel primo trimestre 2019 è proseguita la riduzione dello stock di sofferenze accumulate dalle banche italiane, con una diminuzione di circa 21 miliardi rispetto a marzo del 2018. Il calo, generato sia da operazioni di dismissione degli NPL che dai minori flussi di nuovi crediti in sofferenza, è un trend destinato a stabilizzarsi sugli attuali valori a causa del rallentamento dell’economia italiana.
Secondo le previsioni, elaborate sulla base dei modelli ABI-Cerved, l’incidenza dei flussi di nuove sofferenze sul totale dei prestiti in bonis delle società non finanziarie tornerà lievemente a crescere nel 2019 e nel 2020, per poi ridursi al 2,4% del 2021, collocandosi dunque a fine periodo di previsione su livelli inferiori a quelli effettivi del 2018 ma ancora lontani dai livelli pre-crisi (1,7% nel 2008).
Considerano le attese al termine del periodo di previsione, la situazione vedrà i valori di alcune imprese avvicinarsi a quelli registrati nel 2008:
- imprese industriali: 2,0% contro 1,8% nel 2008);
- imprese del Nord-Est:1,8% contro 1,4%).
Per altre attività e settori, la distanza rispetto alle percentuali della stessa annata di riferimento continuerà ad essere significativa per:
- le microimprese: 2,6% contro 1,8%;
- per il settore delle costruzioni: 3,2% contro 1,8%;
- imprese nel Sud e nelle Isole: 3,3% contro 2,2%.
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Le previsioni per settore
Mentre l’industria sembra convergere verso i tassi pre-crisi, proseguendo una discesa cominciata nel 2014, i flussi di nuove sofferenze nelle costruzioni e nei servizi si mantengono su livelli ancora elevati.
A fine 2018, il tasso di ingresso in sofferenza nell’industria si è attestato all’1,9% (era il 2,2%), vicino ai livelli del 2008 (1,8%) in particolare per le piccole e medie imprese, che li hanno addirittura superati (1,4% e 1% contro 1,5% e 1,2%).
Anche nelle costruzioni i tassi sono in calo, ma si rimane molto distanti dall’1,8% del 2008: 4% nel 2018, in calo di 0,5 punti percentuali sul 2017.
Sono le piccole imprese delle costruzioni a mostrare la riduzione più forte, dal 4,7% del 2017 al 3,3% del 2018, configurandosi come la categoria dimensionale meno rischiosa. Le medie imprese delle costruzioni passano dal 4,7% al 4%, le micro delle costruzioni al 4,5% al 4%, mentre le aziende di grandi dimensioni delle costruzioni fanno registrare una riduzione più contenuta. Tutte le aziende delle costruzioni rimangono tuttavia lontane dai livelli pre-crisi (1,8% per le micro, 1,9% per le piccole, 1,8% per le medie e 1,6% per le grandi).
Nel comparto dei servizi la diminuzione è meno marcata - dal 2,6% del 2017 al 2,4% del 2018 – e la differenza con la situazione pre-crisi rimane ampia per tutte le fasce dimensionali.
Gli andamenti territoriali
Nel 2018, si registra un miglioramento della situazione in tutto il Paese, ad eccezione del Nord-Ovest dove i valori si mantengono stabili o in lieve aumento (2,1%).
Le riduzioni più accentuate delle nuove sofferenze si registrano nel Centro e nel Sud (dal 4% al 3,5% nel Mezzogiorno e dal 3,6% al 3,1% nel Centro Italia), tuttavia ancora lontane dai livelli pre-crisi (2,2% e 1,8%) nonostante il forte calo anche nel 2017. Bene invece il Nord-Est, che passando dall’1,9% all’1,7% ha quasi raggiunto l’1,4% del 2008.
Quanto alle dimensioni, per le microimprese e le piccole società si registra un andamento analogo, ovvero un calo più pronunciato nel Centro e nel Sud, meno nel Nord-Est.
Situazioni molto simili caratterizzano anche le medie e le grandi imprese: le medie registrano cali sensibili al Centro (da 2,6% a 2,1%) e al Sud (da 3,0% a 2,5%), più contenuti nel NordEst, dove comunque il dato è basso e vicino a quello pre-crisi (0,8%), e addirittura una crescita nel Nord-Ovest, dove il tasso di ingresso in sofferenza passa dall’1,2 all’1,3%
Previsioni per il prossimo biennio
Per il prossimo biennio, le previsioni macroeconomiche evidenziano una decelerazione dell’economia italiana, associata a una dinamica modesta di consumi pubblici, consumi privati e investimenti e alla tenuta dell’export, affiancata dall’aumento delle importazioni.
L’inflazione è prevista solo in leggera ripresa nel 2020-21, con i tassi di interesse che riprenderanno a crescere solo in seguito. Sulla base di questo scenario, si prevede che i tassi di ingresso in sofferenza si manterranno fermi al 2,5% nel 2019 per poi crescere lievemente nel 2020 (2,6%) e migliorare nuovamente nel 2021 (2,4%), senza ridurre il gap dai livelli pre-crisi (1,7%).
Si prevede che i flussi di nuove sofferenze riprendano a crescere già nei prossimi mesi per le imprese medio-grandi mentre tra le micro e le piccole questo accadrà nel 2020, per poi riprendere il calo nel 2021 anche se a ritmi piuttosto contenuti. Si prevede che nel 2021 i tassi di ingresso in sofferenza restino superiori a quelli pre-crisi in tutte le fasce dimensionali di impresa.
Quanto ai settori, si prevede che nel prossimo biennio i tassi di ingresso in sofferenza tenderanno a convergere:
- per effetto di un miglioramento nelle costruzioni (dal 4% del 2018 al 3,2% del 2021)
- di un arresto, o peggioramento, nell’agricoltura (2,0% nel 2021), nell’industria (2,0% nel 2021) e nei servizi (2,4% nel 2021).
Le stime per il 2019 e le previsioni per il 2020 e 2021 a livello territoriale indicano andamenti differenti nelle diverse macroaree. Proseguirà lentamente la discesa delle nuove sofferenze nel Centro-Sud, con tassi che nel 2021 raggiungeranno il 3,3% al Sud e il 2,9% al Centro, mentre nel Nord ci si manterrà su livelli analoghi a quelli attuali.
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