Asian Development Outlook: ADB, previsioni di crescita al ribasso
Nell’aggiornamento di settembre dell’Asian Development Outloook 2019, la Banca asiatica di sviluppo (ADB) ha corretto al ribasso le stime di crescita delle economie asiatiche rispetto alle previsioni di aprile. Ad incidere negativamente sono, anzitutto, le tensioni commerciali internazionali.
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Rispetto alle previsioni dello scorso aprile, il nuovo aggiornamento dell’Asian Development Outlook stima una riduzione delle prospettive di crescita per il 2019 e per il 2020 pari rispettivamente allo 0,3% e allo 0,1%. Si tratta di numeri che, secondo la Banca, permettono comunque di affermare che la crescita delle economie asiatiche in via di sviluppo resta solida, seppur più moderata.
Escludendo le economie di recente industrializzazione ad alto reddito, la Banca asiatica di sviluppo stima che l'espansione nella regione dovrebbe rallentare dal 5,9% nel 2018 al 5,4% di quest'anno, recuperando qualcosa nel 2020 con una previsione al 5,5%.
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Perché l’Asia rallenta
Tra i primi fattori che hanno portato l'ADB a correggere al ribasso le stime di crescita delle economie asiatiche vi sono le crescenti difficoltà del commercio globale, colpito duramente dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina che, nel prossimo futuro, potrebbe intensificarsi ulteriormente.
Secondo la Banca, infatti, “il rischio di un profondo malessere nell'economia globale e l'incertezza su come i responsabili politici di tutto il mondo risponderanno a una crescita globale più debole, possono alimentare la volatilità nei mercati finanziari globali”.
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Collegato al clima di guerra commerciale, vi è anche il rallentamento degli investimenti. Secondo l'ADB, infatti, i modelli di investimento estero si stanno spostando di pari passo con il reindirizzamento commerciale, indicendo sull’organizzazione delle catene globali del valore.
A rendere più cupo il prossimo futuro ci sono inoltre una serie di altri fattori.
La proliferazione del debito privato in alcune economie regionali. Secondo la Banca, infatti, si tratta di un fenomeno che “potrebbe minacciare la stabilità finanziaria di numerose economie asiatiche in via di sviluppo, soprattutto nell'attuale contesto di alto rischio derivante da forti shock esterni”. La crisi finanziaria asiatica del 1997-1998 ha mostrato il danno che può essere causato da un accumulo insostenibile di debito privato. Da quel momento in poi, è vero che i settori finanziari asiatici e le loro normative sono stati rafforzati in modo significativo - come risulta dal maggiore rafforzamento patrimoniale delle banche e dalla loro una buona tenuta rispetto alla crisi finanziaria globale. “Ma i politici - scrive l'ADB - non possono essere compiacenti di fronte all'aumento del debito”.
Un altro fattore - in questo caso ambivalente per l’economia - è poi la crescente urbanizzazione della regione. Si tratta infatti di un trend che può rappresentare sia un’opportunità che un pericolo. L’urbanizzazione, infatti, può sicuramente favorire la creazione di nuovi posti di lavoro e sostenere la crescita economica dei paesi. Tuttavia, affinché questo accada, è necessaria una sua appropriata gestione. Per generare ricchezza, infatti, le città devono funzionare, il che richiede una solida pianificazione urbana, capace di garantire trasporti pubblici efficienti e alloggi a prezzi accessibili.
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A questi fattori comuni a tutto il continente asiatico, si uniscono infine, cause più locali. Tra queste figura senza dubbio il rallentamento del ciclo dell'elettronica che genera conseguenze negative per le previsioni di crescita sia della Cina, sia delle economie più aperte del sud-est asiatico.
La crescita nell'Asia meridionale è, inoltre, colpita anche dal rallentamento dell’economia indiana a causa, soprattutto, di motivi interni come il calo pre-elettorale degli investimenti e le condizioni creditizie più strette.
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Photocredit: Gino Crescoli da Pixabay
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