Smart Specialisation Strategy per la crescita delle imprese italiane

 

Smart Specialisation Strategy Le imprese che si riconoscono nei 12 ambiti della Smart Specialisation Strategy (S3) investeono di più e sono più aperte verso l'estero. E' quanto emerge dall’analisi realizzata per l’Agenzia per la coesione territoriale da MET Srl.

Fondi UE 2021-2027: le S3 orienteranno i finanziamenti per l’innovazione

Il report si inserisce nell’ambito delle attività promosse dal Progetto di “Supporto all’attuazione e al monitoraggio della SNSI e delle RIS3” finanziato dal PON Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020.

Lo studio ha preso in esame un campione statisticamente significativo di imprese che si sono riconosciute nelle traiettorie tecnologiche delle S3 e ne ha comparato le dinamiche con quelle che non si definiscono tali.

> Smart Specialisation - il testo della Strategia nazionale 2014-2020

Report su S3 e industria italiana

Il rapporto fornisce indicazioni ai policy maker, in particolar modo regionali, utilizzabili per l’impostazione delle nuove Smart Specilisation Strategy. In particolare, dallo studio emerge che le “imprese S3” risultano essere quelle che, più delle altre:

  • colgono i vantaggi della diversificazione tecnologica e più diffusamente usano tecnologie riconducibili al modello dell’Industria 4.0 e introducono innovazioni basate su strutturati processi di ricerca e sviluppo;
  • sviluppano in maniera sistematica rapporti di collaborazione con altre imprese e con enti di ricerca per la realizzazione dei percorsi di innovazione;
  • riescono a superare meglio le criticità nell’utilizzo di capitale umano qualificato, ricorrendo in maggior misura all’acquisizione di servizi e/o collaborazioni con altre imprese o enti;
  • realizzano collegamenti con le reti nazionali e internazionali.

Con gli esiti del Rapporto sono pubblicati anche i dati regionali, che rappresentano una fonte conoscitiva utile per supportare il ridisegno delle S3, che costituiranno anche nel ciclo di programmazione 2021-2027 dei fondi SIE la cornice strategica di riferimento per la programmazione operativa, nello specifico ambito di policy.

Le Smart Specialisation in Italia

Il primo risultato conseguito riguarda l’incidenza delle imprese che nel 2017 si riconoscono nei 12 ambiti della Smart Specialisation definiti nazionalmente sul totale delle imprese dell’industria e dei servizi alla produzione. Si tratta del 23,6% del totale, con una crescita di 2,7 punti rispetto al 2015. Sotto il profilo dimensionale, l’incidenza è relativamente più elevata tra le imprese medie (50-249 addetti) e grandi (250 e più); sotto quello settoriale tra quelle dell’industria.

La loro quota in termini occupazionali è più elevata (29,4%, con un aumento di 4,3 punti percentuali rispetto al 2015). L’incidenza più elevata si riscontra nel Nord-est, la più contenuta nel Mezzogiorno. Per quanto riguarda i 12 ambiti della Smart Specialisation, quello in cui si riconosce una quota maggiore di imprese è quello Design, Creatività e Made in Italy. A un livello intermedio si collocano Automotive e mobilità sostenibile, Agrifood, Energia, Fabbrica intelligente e Salute.

Tutti gli altri ambiti (Aeronautica e Aerospazio, Economia del mare “Crescita blu”, Chimica “verde”, Comunità intelligenti, sicure e inclusive, Tecnologie per gli ambienti di vita e Tecnologie per il patrimonio culturale) presentano valori molto contenuti. Automotive e mobilità sostenibile e Agrifood sono certamente i più dinamici nel periodo 2015-2017. Questo quadro trova sostanziale conferma anche in termini di addetti. 

Le caratteristiche strutturali

Dalla comparazione tra imprese che si riconoscono nella Smart Specialisation e le altre emergono elementi di interesse. Mentre non si rilevano grandi differenze nella rispettiva dimensione media, le imprese della Smart Specialisation presentano una produttività apparente del lavoro (valore aggiunto per addetto) più elevata e una maggior incidenza del fatturato esportato sul totale.

È anche più frequente l’appartenenza a un gruppo (indizio della presenza di una più robusta organizzazione aziendale e di strategie più strutturate). Nel periodo 2015-2017 le imprese della Smart Specialisation che hanno conseguito un aumento o un forte aumento del fatturato rappresentano il 27% del totale (contro il 19% delle altre); specularmente, quelle che accusano un calo o un forte calo sono il 24% (contro il 27% delle altre).

I risultati migliori in termini di fatturato trovano conferma nella dinamica degli occupati (nel periodo 2015-2017 la quota delle imprese che ha aumentato l’occupazione è del 23% tra quelle della Smart Specialisation e del 16% tra le altre) e nelle previsioni per il fatturato del 2018-2019 (prevedono un aumento il 30% delle prime e il 19% delle seconde).

Per quanto riguarda i driver della competitività, la quota di imprese della Smart Specialisation che investono è sistematicamente più elevata di quella delle altre imprese: per gli investimenti materiali/immateriali e quelli in macchinari il vantaggio delle prime sulle seconde supera i dieci punti percentuali. Altri investimenti di particolare rilevanza delle imprese della Smart Specialisation sono stati effettuati nelle ICT (25,8%) e nella formazione del personale (17,1%).

Le imprese della Smart Specialisation mostrano anche maggiore apertura verso l’estero, quale che sia la dimensione considerata: effettuano molto più spesso esportazioni e importazioni, ma sono anche impegnate in attività quali fiere e mostre, esportazioni indirette e accordi commerciali per mercati esteri. E la loro quota sopravanza è tre volte quella delle altre imprese. Il vantaggio si mantiene sistematicamente anche per attività meno diffuse, quali gli accordi per programmi di ricerca e scambi tecnologici e gli investimenti diretti all’estero.

Il nesso tra imprese 4.0 e imprese della Smart Specialisation è forte e spesso sfocia in sovrapposizioni virtuose: il 14% circa delle imprese della Smart Specialisation è anche un’impresa 4.0 (al di fuori di questo perimento la quota è del 5,9%). Le tecnologie 4.0 vengono utilizzate direttamente nei processi produttivi dal 12% delle imprese della Smart Specialisation, il doppio di quanto accade per le altre.

Delle tecnologie 4.0, il 6% delle imprese della Smart Specialisation utilizza sia quelle di tipo produttivo sia quelle finalizzate alla gestione e analisi dei dati. Inoltre, per lo più, si avvalgono o di una sola tecnologia 4.0 (il 4,7%) oppure di quattro o più (3,6%) segnalando, quindi, una polarizzazione relativa. La produzione, l’adozione e l’utilizzo di tecnologie 4.0 sono sistematicamente più bassi per le altre imprese. Anche con riferimento ai tre elementi cardine delle strategie dinamiche delle imprese – innovazione, ricerca e sviluppo e coinvolgimento nei mercati internazionali – il vantaggio delle imprese della Smart Specialisation sulle altre è rilevante: per quanto concerne il primo elemento, la quota delle prime sfiora il 60%, mentre si ferma al 34% per le altre.

Per quanto concerne Ricerca e Sviluppo (R&S) ed esportazioni il divario è pressoché identico: hanno effettuato queste attività circa il 30% delle imprese della Smart Specialisation, contro il 13% delle restanti imprese. In tema di innovazione, tra le imprese della Smart Specialisation le innovazioni tecnologiche sono stata introdotte dal 51%, quelle di prodotto dal 43%, quelle organizzativo-gestionali dal 36% e quelle di processo dal 32%.

Di contro, presso le altre imprese nessuna tipologia di innovazione ne coinvolge una quota superiore al 30%. Presso queste ultime, prevale nettamente il modello dell’innovazione senza R&S, mentre per le imprese della Smart Specialisation si registra una pur minima prevalenza di quello integrato con R&S.

I contributi pubblici e le criticità finanziarie

Sul fronte dell’utilizzo dei contributi pubblici le imprese della Smart Specialisation segnalano percentuali superiori rispetto alle altre per l’utilizzo di tutte le tipologie di contributo considerate: al primo posto si colloca l’iper/super-ammortamento, seguito a distanza dagli incentivi regionali per la ricerca e l’innovazione e dal credito d’importa per investimenti in R&S.

La mancata conoscenza delle misure specifiche volte al sostegno economico previste dalla Smart Specialisation Strategy (S3) accomuna tutte le tipologie d’imprese, a prescindere dal loro ambito di appartenenza: solo il 5% delle imprese ne è a conoscenza, mentre il 22% ne ha sentito parlare e il 73% le ignora del tutto.

Le imprese della Smart Specialisation, rispetto alle altre, appaiono più esposte a fenomeni di razionamento del credito per finanziare attività di innovazione e R&S, strategie di crescita e ampliamento dei mercati, investimenti e capitale circolante. Infatti, per quanto concerne il finanziamento di attività d’innovazione e ricerca e sviluppo, oltre il 40% delle imprese della Smart Specialisation ha sperimentato razionamento del credito contro il 29% delle altre imprese.

Per le strategie di crescita e ampliamento dei mercati le quote sono rispettivamente del 34% e del 45%. Quanto agli investimenti, più della metà delle imprese della Smart Specialisation ha evidenziato un razionamento del credito, molto marcato nel 22% dei casi. Infine, per il finanziamento del capitale circolante il 48% delle imprese della Smart Specialisation ha segnalato razionamento, oltre dieci punti percentuali in più che nelle altre imprese.

Il 30% delle imprese della Smart Specialisation non è stata in grado di avviare almeno un programma d’investimento ritenuto economicamente vantaggioso per effetti del razionamento del credito, contro il 17,3% delle altre imprese. Con riferimento alle attività di ricerca e sviluppo, le imprese che le effettuano sono anche quelle che realizzano maggiori investimenti e di conseguenza (com’è del resto lecito attendersi) quelle che aumentano la probabilità di incorrere in una carenza di risorse per finanziarli rispetto ai valori medi di ciascun gruppo.

Le imprese della Smart Specialisation che effettuano R&S sono quelle con i maggiori vincoli finanziari: infatti il 39% non è stato in grado nel triennio 2015-2017 di effettuare investimenti ritenuti vantaggiosi. Anche tra quelle che non effettuano R&S il 27% ha sperimentato gli effetti del razionamento del credito: anche in assenza di R&S, l’operare negli ambiti della Smart Specialisation implica vincoli finanziari più elevati, rispetto alle altre imprese.

> Analisi sugli ambiti tecnologici della Smart Specialisation Strategy nell’industria italiana

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