Superbonus fondi finiti? Ecco cosa sta succedendo
Sulla base degli ultimi dati pubblicati da ENEA, emerge che le risorse stanziate per il superbonus stanno per finire. La palla passa quindi alla politica, chiamata a risolvere la questione a 360 gradi.
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Secondo gli ultimi dati di ENEA sul superbonus, al 31 maggio 2022 le “detrazioni previste a fine lavori” ammontano a 33,7 miliardi di euro, una cifra spaventosamente vicina a quei 33,8 miliardi stanziati complessivamente per la misura e confermati nell’Audizione della Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio sul DL 50-2022, svoltasi il 31 maggio.
Il timore emerso in questi giorni sull'esaurimento dei soldi per il superbonus sta, dunque, in questi due numeri. Rispetto a una prospettiva temporale che per alcune tipologie di edifici (come gli IACP) arrivava fino a metà 2023, dunque, le risorse stanziate starebbero per esaurirsi con un anno di anticipo.
Il problema non dovrebbe riguardare i lavori in corso, visto che quei 33,7 miliardi rilevati da ENEA riguardano le “detrazioni previste a fine lavori” e non le “detrazioni maturate per i lavori conclusi” che ammontano, invece a 23,6 miliardi.
Ma con un tasso di spesa che viaggia sui 3 miliardi al mese, è chiaro come il plafond dei soldi disponibili sia stato sostanziale raggiunto.
La crisi di liquidità per il blocco della cessione dei crediti
Il problema dell'esaurimento dei fondi del superbonus si somma alla questione della cessione dei crediti, sollevata ormai quotidianamente dal mondo dell’edilizia e delle professioni.
Con le banche che ormai, una dietro l’altra, confermano lo stop all'acquisto dei crediti in pancia alle imprese, infatti, migliaia di aziende stanno affrontando seri pericoli di liquidità e molte di loro corrono il rischio di fallire. Secondo i dati dell’ANCE (sulle imprese edili) e dell’OICE (sugli studi di progettazione) si tratta di migliaia di imprese.
Da qui l'appello di questi giorni dell’ANCE (e non solo) affinché il governo convochi un tavolo con le imprese per la rimodulazione del superbonus, da inserire all’interno di una più ampia politica industriale per il settore delle costruzioni.
Le soluzioni per la crisi del superbonus
“Una exit strategy”, l’ha chiamata la neo-presidente dell’ANCE, Federica Brancaccio, che affronti il problema a 360 gradi, profilando all'orizzonte una negoziazione complessiva su aliquote, coperture, platea dei beneficiari e contropartite.
Un’apertura arriva dal ministro per le infrastrutture, Enrico Giovannini. Rispondendo a Brancaccio, infatti, il ministro sembrerebbe spostare il focus su l'altra grande fonte di entrate per le imprese presente in questo periodo, e cioè l’avvio delle gare PNRR.
Un assaggio, insomma, di come d'ora in avanti potrebbe essere affrontato il tema “superbonus”, in discontinuità con le costanti modifiche parziali alla disciplina a cui siamo stati abituati finora e che non hanno fatto altro che ingarbugliare la matassa, in una continua rincorsa all’emergenza.
Alla luce di ciò è quindi chiaro che - laddove la strada fosse quella di mettere davvero sul tavolo una concreta politica industriale per il settore edile - singoli temi come il rifinanziamento della misura, gli scostamenti di bilancio e la cessione del credito potrebbero diventare solo gli elementi di una partita più ampia.
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