Codice appalti - Pareri e studi di fattibilita', come cambia il project financing
La riforma degli appalti arriva alle battute decisive in Senato. E si prepara a cambiare radicalmente le regole italiane in materia di project financing.
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Autorizzazioni prima della firma dei contratti e piani economico finanziari blindati. Sono queste le due novità più importanti che la riforma degli appalti si prepara a portare nel nostro paese in materia di project financing. La commissione Lavori pubblici del Senato, dopo mesi di approfondimenti, è finalmente arrivata alle battute decisive per il recepimento delle nuove direttive europee in materia. E, tra i passaggi cruciali delle nuove regole, spicca un ripensamento totale del sistema che disciplina il partenariato pubblico privato. Con una sola frenata rispetto alle attese: non nascerà la nuova Agenzia per il PPP.
Norma di principio
Sul tema del project financing la legge delega si apre con una norma di principio, che punta alla “razionalizzazione ed estensione delle forme di partenariato pubblico privato, con particolare riguardo alla finanza di progetto e alla locazione finanziaria di opere pubbliche”. L’obiettivo del Parlamento è incentivare l’utilizzo degli strumenti che consentono l’accesso di capitale privato alle opere pubbliche. Si parla di veicoli normativi “innovativi”, di “trasparenza e pubblicità degli atti” e di “supporto tecnico alle stazioni appaltanti”.
Studi di fattibilità al centro
Sono tutti obiettivi che andranno declinati in concreto in fase di decreto di attuazione e, successivamente, di regolamento. Il disegno di legge che il Senato si prepara ad approvare, però, non resta solo sulle linee generali. Ma indica subito dopo un problema specifico da risolvere e la relativa soluzione. “Al fine di agevolare e ridurre i tempi delle procedure di partenariato pubblico privato”, bisogna predisporre “specifici studi di fattibilità che consentano di porre a gara progetti con accertata copertura finanziaria derivante dalla verifica dei livelli di bancabilità dell'opera”. In altre parole, l’equilibrio finanziario delle operazioni è l’elemento da mettere al centro per il futuro. Un’analisi accorta in sede di pianificazione consentirà di evitare faticose trattative successive tra privati e Pa, con gravosi e frequenti esborsi di denaro pubblico.
Autorizzazioni prima delle firme dei contratti
Ma non è tutto. La riforma chiede anche di garantire “l'acquisizione di tutte le necessarie autorizzazioni, pareri e atti di assenso comunque denominati entro la fase di aggiudicazione”. In questo caso nel mirino ci sono i pareri previsti dalla legge che, spesso, portano a congelare le aggiudicazioni dei contratti dopo la fase di gara. Per assicurare un corretto svolgimento dell’azione amministrativa e non portare rallentamenti, va spezzato questo circolo vizioso. La fase di autorizzazione va completata prima della firma dei contratti. Così, una volta completata l’aggiudicazione, i cantieri potranno marciare.
Stop all'Agenzia
Chiudiamo l’analisi con quello che manca. La prima versione della riforma aveva riportato a galla l’idea di costituire un’Agenzia per il partenariato pubblico privato, che peraltro era già stata ipotizzata dal Documento di economia e finanza dello scorso anno. La struttura avrebbe dovuto prendere l’eredità dell’Unità tecnica di Palazzo Chigi, gestendo i bandi in materia in maniera centralizzata. La commissione Bilancio, però, l’ha giudicata troppo costosa per le casse dello Stato: non ci sono coperture per pagare i suoi servizi. E, così, l’ha cancellata.
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