LIFE - finanziamenti a progetto italiano Resafe per fertilizzante green
Intervista alla professoressa Silvia Serranti, coordinatrice del progetto Resafe cofinanziato dal programma europeo LIFE
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Realizzare un fertilizzante innovativo basato su rifiuti organici urbani e residui agricoli. Questa l’idea alla base del progetto europeo “Innovative fertilizer from urban waste, bio-char and farm residues as substitute of chemical fertilizers”, coordinato dall’Italia e cofinanziato dal programma europeo LIFE 2007-2013 per la sostenibilità ambientale. Le risorse stanziate dall’Ue per la realizzazione del progetto ammontano a 672.023 euro.
Silvia Serranti, professoressa presso il Dipartimento di Ingegneria Chimica Materiali Ambiente (DICMA) della Sapienza di Roma, ci ha illustrato le caratteristiche del progetto.
Nell'ambito di quale bando LIFE è stato finanziato il progetto?
Il progetto LIFE12 ENV/IT/356 - RESAFE “Innovative fertilizer from urban waste, bio-char and farm residues as substitute of chemical fertilizers” è stato presentato nel contesto del bando LIFE del 2012, l’attività di negoziazione si è svolta nel 2013. Il progetto è iniziato il 1° gennaio del 2014 ed è terminato il 31 dicembre del 2015.
Come vi siete preparati al bando LIFE?
Innanzitutto è stata sviluppata l’idea progettuale ed è stata definita la tipologia di partner necessari all'implementazione delle diverse azioni dimostrative. Successivamente sono stati individuati e contattati i partner, con i quali si è definito il progetto sia in termini operativi che di individuazione degli obiettivi, insieme alla cadenza temporale delle azioni di interesse.
In cosa consiste il progetto?
Il progetto è stato finalizzato alla messa a punto ed alla sperimentazione in campo di un fertilizzante ricavato a partire da compost, pollina e biochar. La miscela è stata addizionata con principi attivi vegetali (VAP) seguendo una procedura brevettata a livello europeo. Attraverso la miscela così definita si ricava un prodotto caratterizzato da un elevato contenuto di sostanza organica, che contribuisce ad aumentare sia la capacità di acqua disponibile nel terreno che i nutrienti forniti alle piante, contribuendo in maniera determinante al ripristino della struttura del suolo e riducendo così i fenomeni di erosione. La presenza di biochar ha dimostrato come sia possibile ridurre la salinità del fertilizzante così prodotto, favorendo l’assorbimento degli elementi nutritivi.
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Il nuovo fertilizzante agisce sia sulle colture che sulle caratteristiche del terreno, rendendo il terreno soffice e preservando le sue funzioni vitali come l’infiltrazione dell’acqua e la sua ritenzione. Questi ultimi due aspetti permettono di ridurre il consumo di acqua e di preservare o ripristinare la fertilità del terreno, contrastando un fenomeno in ascesa, ovvero l’impermeabilizzazione del suolo. Nel fertilizzante prodotto in Italia è stato riscontrato un contenuto di azoto di circa il 3% e la formazione di struvite, un composto che rappresenta un fertilizzante a lento rilascio per l’azoto e che consente di ridurre l’inquinamento delle acque sotterranee.
Come ulteriore valore aggiunto è da segnalare l’applicazione di tecnologie innovative basate su sensori iperspettrali operanti nel vicino infrarosso, al fine di sviluppare una strategia speditiva e non distruttiva per il monitoraggio del processo di maturazione del fertilizzante e la sua caratterizzazione, attraverso l’individuazione di correlazioni tra parametri chimici misurati con metodi classici e caratteristiche spettrali del materiale stesso. Tale metodologia d’indagine è stata sviluppata dal DICMA della Sapienza, coordinatore dell’intero progetto.
Insieme alla produzione del fertilizzante, il progetto Life+Resafe aveva l’obiettivo di dimostrare la sua efficacia sulle colture, una possibile riduzione dei costi a carico di agricoltori, allevatori e gestori dei rifiuti urbani, insieme alla riduzione dell’impatto ambientale.
Ottenuta la produzione di una quantità sufficiente di fertilizzante, sono state verificate diverse strategie di concimazione che prevedevano l’impiego totale o parziale del fertilizzante Resafe; sono state realizzate prove su colture orticole ed estensive in due ambienti caratterizzati da diversa fertilità naturale. Il nuovo fertilizzante è risultato molto interessante sia per gli aspetti produttivi che qualitativi. Il fertilizzante frutto del progetto rappresenta, non da ultimo, la possibilità di un’economia circolare, dove nulla va perduto e anche il materiale di scarto può divenire rigeneratore di nuovi e positivi prodotti.
Quali soggetti coinvolge il progetto?
I soggetti beneficiari coinvolti nel progetto sono: DICMA della Sapienza, ENEA (Unità Tecnica di Tecnologia dei Materiali Laboratori di ricerca di Faenza - UTTMATF), Agenzia per la Sperimentazione Tecnologica e la Ricerca Agroambientale (ASTRA), Campus Universitario de Espinardo (Spagna), ENIA Rdi Ltd (Cipro).
Quali difficoltà avete incontrato nella preparazione del progetto e nell’accesso al bando LIFE?
Relativamente alla fase di preparazione del progetto le difficoltà principali sono state legate, come sempre nella fase di preparazione di un progetto europeo, in special modo di un progetto LIFE (progetto dimostrativo), alla corretta definizione degli obiettivi e a descrivere in modo chiaro tutte le fasi del progetto che dovranno contribuire a dimostrare come le azioni proposte, legate ad una tecnologia, ad un processo o ad una metodologia, possano essere utilmente implementate per operare un miglioramento all’interno del settore. Nel caso del progetto Life+RESAFE, il settore interessato è quello agricolo, nel quale il finanziamento del progetto deve essere espletato.
Per quanto riguarda l’accesso al bando non è stata rilevata alcuna particolare difficoltà, ciò in relazione all’esperienza dei partner sia nel settore della ricerca applicata e nel trasferimento tecnologico, che nella preparazione e nello svolgimento di progetti europei.
Il vostro progetto è stato selezionato tra molte proposte. Quali sono i fattori di successo per accedere ai finanziamenti LIFE?
Nella preparazione di un progetto LIFE i principali fattori da tenere presenti per realizzare una proposta progettuale valida sono:
- considerare che un progetto LIFE non è un progetto di ricerca, ma un progetto che deve dimostrare in termini concreti la maturità di prodotti di ricerca già sviluppati attraverso la loro applicazione a problematiche applicative concrete;
- quantificare in termini realistici i vantaggi dei risultati derivanti dallo sviluppo del progetto;
- identificare e definire chiaramente tutte le fasi di sviluppo del progetto e indicare per ciascuna fase gli strumenti in grado di operare una valutazione di quanto raggiunto;
- definire in maniera articolata tutte le azioni di disseminazione dei risultati fin dal conseguimento delle prime azioni dimostrative, al fine di massimizzare la conoscenza dei dati legati alle azioni proposte e/o ad una nuova tecnologia, ad un nuovo processo o ad una nuova metodologia;
- interagire per ogni eventuale problema e/o dubbio con la figura del monitor. Il monitor è la persona che ha in carico di seguire il progetto nel suo sviluppo ed articolazione temporale. I suggerimenti del monitor sono importantissimi al fine di possibili correzioni di indirizzo durate lo svolgimento delle varie fasi del progetto e nell’implementazione delle azioni dimostrative;
- forte interazione e sinergia con tutti i beneficiari.
Photo credit: CGIAR Climate via Foter.com / CC BY-NC-SA
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