Fondi UE – dubbi su uso risorse Coesione per riforme strutturali
Le proposte della Commissione dirette a utilizzare una parte dei fondi europei della Politica di Coesione per l'assistenza tecnica agli Stati membri e il sostegno alle riforme strutturali non stanno trovando consensi e potrebbero finire in un cassetto.
> Semestre europeo – finanziamenti per sostegno a riforme strutturali
Da una parte c'è la proposta di modificare il Regolamento sulle disposizioni comuni dei fondi strutturali e di investimento europei per utilizzare la riserva di performance a sostegno delle riforme strutturali; dall'altra c'è l'idea di incrementare la dotazione del Programma per l'assistenza tecnica sottraendo 80 milioni di euro alla Politica di Coesione. In entrambi i casi, viste le reticenze di Parlamento e Consiglio, è concreto il rischio di un rinvio al dibattito sul Quadro finanziario pluriennale post 2020.
> Bilancio UE - finanziamenti dedicati per realizzare le riforme strutturali
Il sostegno alle riforme strutturali
Nell'ambito del bilancio UE 2021-2027 la Commissione europea ha proposto l'istituzione di un un nuovo strumento per la realizzazione delle riforme strutturali (Reform delivery tool) destinato agli Stati membri che si sono impegnati ad attuare misure discusse a livello dell'UE nell'ambito del Semestre europeo con una propria dotazione di bilancio separata, che si aggiungerebbe ai fondi strutturali e di investimento europei (SIE).
Per verificare le caratteristiche principali di tale strumento, la Commissione ha proposto di avviare una fase pilota per il periodo 2018-2020, attraverso una modifica del Regolamento UE n. 1303/2013 che permetterebbe agli Stati membri di utilizzare in tutto o in parte la riserva di performance dei fondi SIE per sostenere le riforme strutturali, invece di ricorrere a progetti specifici.
La proposta dell'Esecutivo UE è stata illustrata al Parlamento europeo da Eric Von Breska, direttore all'interno della DG Politica regionale e urbana. Lo Stato membro interessato potrebbe presentare una richiesta alla Commissione per destinare le risorse della riserva o una loro parte a determinate misure ed obiettivi; la proposta dovrebbe indicare il calendario dell'intervento, con riferimento a un periodo massimo di tre anni, trattandosi di un progetto pilota da testare nel breve periodo per trarre delle conseguenze per lo strumento proposto nel bilancio UE post 2020.
La richiesta dello Stato membro verrebbe valutata e formalizzata con una decisione attuativa della Commissione e il finanziamento non sarebbe legato al rimborso dei costi, nè collegato a un cofinanziamento nazionale, perchè si farebbe ricorso alla gestione diretta da parte di Bruxelles, ha spiegato Von Breska. L'incentivo verrebbe erogato con un unico pagamento una volta rispettate le condizioni, cioè l'effettiva attuazione della riforma nei tempi previsti. In caso di mancato rispetto, ha avvertito Von Breska, non sarebbe possibile ritrasferire i fondi al Programma operativo: le risorse, quindi, sarebbero oggetto di un disimpegno.
Nelle intenzioni della Commissione la sperimentazione dovrebbe avvenire già nel contesto del prossimo Semestre europeo, con la possibilità per gli Stati membri interessati di indicare l'intenzione di avvalersi dello Strumento nel PNR.
La proposta di modificare il regolamento sulle disposizioni comuni non convince però la commissione Sviluppo regionale del Parlamento europeo, con molti eurodeputati che ne chiedono il ritiro alla Commissione.
Anche la maggioranza degli Stati membri si oppone alla proposta per vari aspetti, dal calendario alla gestione centralizzata dei fondi, ha spiegato in commissione Dessislava Yordanova, responsabile della Coesione territoriale e delle strategie macroregionali presso la Rappresentanza permanente della Bulgaria presso l'UE. L'idea del Consiglio sarebbe quindi quella di sospendere il fascicolo per ora e di valutare direttamente la proposta del nuovo strumento, Reform delivery tool, con un budget dedicato nell'ambito del bilancio UE 2021-2027.
> Proposta di modifica del Regolamento (UE) n. 1303/2013 contenente disposizioni comuni per quanto riguarda il sostegno alle riforme strutturali negli Stati membri
Il programma per l'assistenza tecnica
Non mancano resistenze anche all'idea di destinare nuovi finanziamenti, sempre a valere sulla Politica di Coesione, all'assistenza tecnica agli Stati membri nell'ambito del Programma di sostegno alle riforme strutturali (Structural Reform Support Programme – SRSP).
Il Programma può contare su una dotazione 142,8 milioni di euro per il periodo 2017-2020 e nei primi due anni di operatività ha già ricevuto richieste di assistenza tecnica, rispettivamente, quattro volte e cinque volte superiori alle disponibilità di bilancio.
Nel bilancio UE 2021-2027 il Programma continuerebbe ad operare all'interno del nuovo Reform delivery tool, ma intanto la Commissione vorrebbe raddoppiare la dotazione da qui al 2020 per un totale di circa 300 milioni di euro, con 80 milioni a carico del bilancio UE e altri 80 milioni di euro dai trasferimenti volontari effettuati dagli Stati membri nel quadro della componente dei fondi strutturali e di investimento europei relativa all'assistenza tecnica.
Una prospettiva contrastata dal Comitato europeo delle Regioni, secondo cui la Politica di Coesione, che rappresenta la principale fonte di investimento a favore dei territori, verrebbe indebolita da un approccio top-down che non terrebbe conto delle esigenze e del ruolo dei governi locali.
La Politica di Coesione, così come deriva dai Trattati, non ha l'obiettivo di sostenere le riforme strutturali degli Stati membri, ma di ridurre le disparità di sviluppo delle varie regioni; non dovrebbe quindi essere subordinata al Semestre europeo, né è corretto che le regioni siano penalizzate dal fatto che i rispettivi governi non riescono a rispettare le regole di bilancio, ha spiegato il vice presidente della commissione Coter (Politica di Coesione e bilancio UE) Spyros Spyridon, illustrando la risoluzione del Comitato delle Regioni in Parlamento.
Siamo pronti a fare ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea contro l'utilizzo della riserva di efficacia dei fondi SIE per obiettivi non collegati alla Coesione, ha avvertito Spyridon, aprendo invece all'ipotesi di strumenti dedicati alle riforme strutturali nel bilancio UE post 2020.
> Fondi UE: CoR, coinvolgere regioni in finanziamento riforme strutturali
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