Bilancio UE - finanziamenti dedicati per realizzare le riforme strutturali
La Commissione UE ha proposto di istituire uno strumento dedicato all'implementazione delle riforme strutturali nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale post 2020.
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Nell'ambito delle sue proposte per rafforzare l'Unione economica e monetaria (UEM), la Commissione europea ha raccomandato anche l'adozione di un nuovo strumento a sostegno della realizzazione delle riforme strutturali da parte degli Stati membri.
In attesa della sua definizione, nell'ambito delle proposte relative al Quadro finanziario pluriennale post-2020, previste per maggio 2019, l'Esecutivo UE suggerisce di sperimentare già nel periodo 2018-2020 questo nuovo strumento e di raddoppiare i finanziamenti a valere sui fondi strutturali e di investimento europei (SIE) destinati all'assistenza tecnica.
Questa possibilità passa per l'adozione di alcune modifiche mirate al Regolamento sulle disposizioni comuni che disciplina i Fondi SIE, che, se approvate dal Parlamento europeo e dal Consiglio, permetterebbero di ampliare, sin dal prossimo anno, le risorse disponibili per il sostegno delle riforme di volta in volta concordate nell'ambito del Semestre europeo.
Le proposte di Bruxelles per l'UEM
Il pacchetto di proposte presentato il 6 dicembre dalla Commissione contiene una tabella di marcia per l'approfondimento dell'Unione economica e monetaria, alcune misure concrete da adottare nel corso dei prossimi 18 mesi e una serie di nuove iniziative che rispecchiano le idee già anticipate dal presidente Jean Claude Juncker nel suo ultimo discorso sullo Stato dell'Unione.
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Si va dalla previsione di un ministro europeo dell'Economia e delle Finanze, che potrebbe fungere da vicepresidente della Commissione e da presidente dell'Eurogruppo, alla creazione di un Fondo monetario europeo (FME), basato sulla struttura del Meccanismo europeo di stabilità (MES) per il sostegno degli Stati della zona euro che versano in difficoltà finanziarie, ma potenziato con un meccanismo di backstop comune per il Fondo di risoluzione unico e con la funzione di prestatore di ultima istanza per la risoluzione ordinata delle banche in difficoltà.
La Commissione ha anche presentato una comunicazione su nuovi strumenti di bilancio per garantire la stabilità della zona euro, tra cui uno a sostegno della realizzazione delle riforme strutturali, che risorse specifiche e forme di assistenza tecnica da attivare su richiesta degli Stati membri.
Si tratta di proposte che troveranno maggiore concretezza nel Quadro finanziario pluriennale post-2020, ma che, per quanto riguarda il sostegno alle riforme strutturali, potrebbero partire, in fase pilota, già dal prossimo anno. Per il periodo 2018-2020 la Commissione propone infatti di raddoppiare i finanziamenti disponibili per le attività di supporto tecnico, che raggiungerebbero i 300 milioni di euro, e di apportare modifiche mirate al Regolamento sulle disposizioni comuni dei Fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE) per ampliare la possibilità di utilizzare parte della riserva di efficacia a sostegno delle riforme concordate.
Il giudizio dell'Italia
Il piano presentato dal presidente Juncker è stato accolto positivamente dal Governo italiano che aveva presentato una proposta di riforma dell'eurozona per molti versi analoga in un documento pubblicato a maggio.
La trasformazione del Meccanismo Europeo di Stabilità in Fondo Monetario Europeo, con l'attivazione del backstop per il Fondo di Risoluzione Unico (SRF) oltre alle funzioni di salvaguardia della stabilità finanziaria degli Stati Membri, e l'idea di un ministro europeo dell’Economia e delle Finanze vanno nella giusta direzione, si legge in una nota del MEF, che auspica, però, “maggiore attenzione al tema dei beni pubblici europei, quali la difesa, la sicurezza, la gestione del flusso dei migranti alle frontiere, etc”.
Apprezzamento anche per l’attenzione al processo delle riforme strutturali: l'Italia sostiene la proposta di strumenti comunitari a supporto degli Stati Membri, anche se ribadisce la necessità di un Fondo Europeo per l’indennità di disoccupazione (European Unemployment Benefit Scheme, EUBS) da attivare in caso di shock.
Rispetto ad un meccanismo di protezione degli investimenti, spiega la nota del Ministero dell'Economia, questo Fondo permetterebbe infatti un’attivazione più automatica e meno discrezionale e una maggiore attenzione all’occupazione che, in assenza dello strumento del tasso di cambio, risente immediatamente degli effetti delle crisi economiche, e rappresenterebbe anche un segnale politico importante per i cittadini europei più colpiti dalla crisi.
Fondi dedicati per le riforme strutturali
La proposta di istituire uno strumento espressamente dedicato all'avanzamento delle riforme strutturali risponde alla convinzione che l'adeguatezza e il coordinamento delle politiche nazionali degli Stati membri siano essenziali per il buon funzionamento dell'Unione economica e monetaria.
In questa direzione vanno già le condizionalità ex ante previste nella programmazione 2014-2020 per l'accesso ai fondi europei, ma l'idea della Commissione è di consolidare questa tendenza nel QFP post 2020 prevedendo uno strumento finanziario dedicato all'implementazione delle riforme strutturali concordate nel quadro del Semestre europeo, con un budget separato e aggiuntivo rispetto ai fondi SIE, i quali manterebbero i propri requisiti di accesso.
Lo strumento supporterebbe una vasta gamma di politiche, con particolare attenzione alle misure che possono contribuire maggiormente alla resilienza delle economie nazionali e avere un effetto positivo anche su altri Stati membri. Tra queste rientrebbero le riforme relative al mercato del lavoro, ai sistemi fiscali, ai mercati dei capitali e in generale tutte quelle dirette a migliorare il contesto per le imprese, dagli investimenti nel capitale umano all'ammodernamento della pubblica amministrazione.
Fase pilota nel periodo 2018-2020
Prima dell'entrata a regime di questo nuovo strumento, la Commissione suggerisce di testarlo con una fase pilota nel triennio 2018-2020, offrendo la possibilità agli Stati membri di utilizzare una parte o tutta la riserva di efficacia dei fondi strutturali e di investimento europei, per il supporto alle riforme strutturali anziché per finanziare specifici progetti.
Per rendere possibile questa sperimentazione, l'Esecutivo UE propone di modificare il Regolamento n. 1303/2013 sui fondi SIE, mentre l'identificazione delle riforme beneficiarie del sostegno passerebbe per un pacchetto multiannuale di impegni presentato dagli Stati membri attraverso i Programmi Nazionali di Riforma (PNR).
Nella proposta dell'Esecutivo UE, il via libera a questi impegni dovrebbe essere approvato con una decisione della Commissione, che stabilirebbe anche la quota di risorse della riserva di efficacia destinata al loro sostegno, in base alla natura e all'importanza delle riforme progettate.
Il monitoraggio dell'implementazione di queste misure sarebbe parte del processo del Semestre europeo: i PNR fornirebbero le informazioni sui progressi compiuti e i Country Reports prodotti annualmente dalla Commissione offrirebbero una valutazione aggiornata dei risultati conseguiti.
Sulla base di questa valutazione, Bruxelles approverebbe lo sblocco dei fondi europei, che verrebbero erogati completamente solo agli Stati membri che hanno portato a termine pienamente gli impegni assunti.
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