QFP post 2020: stallo su cifre e risorse proprie, la palla ai leader UE
La presidenza finlandese preparerà un documento sul bilancio UE post 2020 in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre, ma sarà l'esito del confronto tra i leader dell'Unione a fornire orientamenti per completare il quadro negoziale con delle cifre precise.
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L'aggiornamento sullo stato di avanzamento dei lavori relativi al Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 è stato il primo punto all'ordine del giorno del Consiglio Affari generali di lunedì, presieduto dalla ministra finlandese degli Affari europei, Tytti Tuppurainen.
L'obiettivo resta quello di raggiungere un accordo sul bilancio UE post 2020 entro fine anno, così da avviare la prossima generazione di programmi di finanziamento europei dal 1° gennaio 2021.
Bilancio UE post 2020 ancora senza cifre
A giugno il Consiglio europeo ha infatti accolto con favore i progressi compiuti nel corso della presidenza rumena uscente sul pacchetto relativo al Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, invitando la presidenza finlandese entrante a sviluppare ulteriormente lo schema di negoziato per raggiungere un accordo sul bilancio a lungo termine dell'UE entro la fine del 2019.
La presidenza finlandese ha ricevuto risposte scritte al questionario che aveva sottoposto agli Stati membri in estate e ha tenuto incontri bilaterali a inizio settembre, da cui ha ricavato informazioni preziose sulle priorità negoziali di ciascun governo, ma anche l'invito, da parte di alcuni Paesi, a lasciare ai capi di Stato e di governo la parola sull'entità del bilancio UE.
L'esito di questo lavoro non sarà, quindi, una nuova proposta negoziale sulla dotazione del QFP post 2020 e dei singoli programmi e sull'incidenza dei contributi nazionali da sottoporre ai leader dell'Unione. La presidenza, ha spiegato la ministra Tytti Tuppurainen, si limiterà a preparare un documento per avviare uno scambio di vedute in occasione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre e saranno i capi di Stato e di governo a fornire orientamenti per uno schema negoziale rivisto, completo di cifre, con cui portare a termine le fasi finali del negoziato.
Solo allora sarà possibile concludere le trattative sulle politiche settoriali, dal momento che tutte le intese raggiunte finora da Parlamento e Consiglio riguardano solo le regole generali dei programmi e non le dotazioni finanziarie. La Finlandia, in ogni caso, continuerà il lavoro sulle proposte settoriali avviato dalle precedenti presidenze in modo da concludere il maggior numero possibile di accordi con gli europarlamentari, ha assicurato la ministra, che ha già incontrato il nuovo presidente della commissione Bilanci del Parlamento europeo e il relatore in materia di QFP e risorse proprie.
La posizione del PE, ha sottolineato Tytti Tuppurainen, rimane quella della precedente legislatura: gli eurodeputati vorrebbero un bilancio UE basato su contributi nazionali pari all'1,3% del Reddito nazionale lordo a 27, sulle nuove risorse proprie prospettate nella proposta iniziale della Commissione europea e su eventuali altre entrate che il nuovo Esecutivo UE dovrebbe proporre.
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Pochi progressi sulle risorse proprie
Sul tema delle risorse proprie, però, gli Stati membri devono fare di più, ha sottolineato il commissario al Bilancio, Gunther Oettinger.
Da una parte, quando è stato fondato il progetto europeo le risorse principali erano i dazi, che ora rappresentano circa il 12% del bilancio UE e che tenderanno a ridursi ulteriormente dal momento in tutti gli accordi commerciali che l'Unione sta negoziando con Paesi terzi è prevista una riduzione dei dazi, ha avvertito il commissario. Dall'altra, i Paesi UE vogliono evitare di portare il contributo diretto dei bilanci nazionali al QFP all'80%, per non esacerbare il dibattito pro o contro l'Europa nei diversi Paesi.
L'unica soluzione sarebbe quindi quella di rafforzare la colonna delle risorse proprie perchè incidano per almeno il 10-12% del totale. Finora, però, ha constatato il commissario, “registro solo obiezioni sul tema”.
Un'accelerazione è indispensabile se si vogliono rispettare le scadenze previste dal Consiglio europeo e arrivare ad un accordo prima di Natale. Anche perchè, ha avvertito Oettinger, l'Europa si trova in una situazione ben diversa da quella del 2014 e del 2015, quando l'Unione ha perso mesi per chiudere il negoziato sull'attuale Quadro finanziario. Ora diversi Paesi europei sono in una fase di stagnazione, se non di recessione, e l'intera UE deve affrontare una situazione politica, economica e geopolitica difficile. Il rischio è non avere le risorse per affrontarla e per realizzare i nostri programmi, ha concluso.
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