In arrivo un decretone per accompagnare il Recovery Plan
Il nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha anticipato il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta in audizione in Parlamento, sarà accompagnato da un decreto-legge che conterrà una serie di interventi specifici per la PA: dalle semplificazioni procedurali alla transizione digitale, passando per ricambio generazionale e valorizzazione del capitale umano.
Cosa prevede il Recovery plan Italia
Il Recovery plan dell'Italia rappresenta "non soltanto un piano di investimenti, ma il grimaldello per agire sui nodi che strutturalmente hanno depresso le capacità di crescita e le potenzialità del nostro Paese e per introdurre e sperimentare le migliori pratiche di cui dotare stabilmente le nostre amministrazioni", ha spiegato il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta, nel corso dell’audizione dinanzi alle commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro di Camera e Senato.
Al cuore delle linee programmatiche del suo dicastero, quattro concetti cardine - accesso, buona amministrazione, capitale umano e digitalizzazione - su cui anche le istituzioni europee hanno chiesto all'Italia un cambio di passo in vista dei fondi di Next Generation EU.
Un decretone per facilitare l'attuazione del Recovery Plan
Per accompagnare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) il Governo è al lavoro su un provvedimento ad hoc, in arrivo insieme al decreto legge Sostegni.
"Stiamo lavorando a un decreto di accompagnamento del PNRR, abbiamo lavorato partendo da quello, in cui ci sono cose bellissime da attuare e cose che forse non hanno funzionato. Noi accompagneremo il testo del nuovo PNRR con un decreto-legge già approvato, che attua le cose dette qui dentro e quindi, se ci sono indicazioni sui concorsi, sulla semplificazione dei concorsi, sulle carriere, sulla digitalizzazione non saranno buone intenzioni ma articoli di un decreto che entra immediatamente in vigore", ha detto il ministro Brunetta.
Avanti su nuove generazioni e valorizzazione del capitale umano
Favorire un rapido ricambio generazionale e implementare lo sviluppo di migliori competenze. Sono questi i primi due pilastri illustrati nelle linee programmatiche, collegati rispettivamente ai temi dell’accesso funzionale ed efficiente alla PA e della valorizzazione del capitale umano.
Innanzitutto, sarà necessario "riformare i percorsi di accesso, abbandonando il modello dei concorsi centralizzati con graduatorie a scorrimento e durate pluriennali. I percorsi di selezione saranno resi digitali, trasparenti e meglio focalizzati sulle esigenze e i fabbisogni delle singole amministrazioni centrali e locali".
A proposito di capitale umano, il dossier presentato al Parlamento dal ministro Brunetta lo definisce "il ruolo chiave per il futuro del Paese", poiché "sulle persone si gioca il successo non solo del PNRR, ma di qualsiasi politica pubblica indirizzata a cittadini e imprese. Centrali sono: formazione, valorizzazione, organizzazione del lavoro, responsabilità".
Investimenti pubblici: o si migliora la PA o i fondi UE non verranno spesi
Buona amministrazione: agevolare superbonus 110% e rigenerazione urbana
Per rispondere al principio della buona amministrazione, sarà essenziale partire da un'analisi di quello che ha funzionato delle riforme del passato, dando piena effettività ai principi del silenzio-assenso e del 'once only', da garantire attraverso la piena interoperabilità delle banche dati pubbliche.
Ma soprattutto, con specifico riferimento agli investimenti previsti dal PNRR, "si dovranno eliminare i colli di bottiglia che rischiano di inficiarne l'attuazione". Il ministro Brunetta ha annunciato che il Governo è al lavoro su un primo provvedimento di semplificazione che "consenta di rispondere rapidamente ai rilievi della Commissione europea".
Tra i nodi da affrontare vi sono modifiche della disciplina edilizia che agevolino l'utilizzo del Superbonus 110% e, più in generale, la rigenerazione urbana, e gli interventi necessari per accelerare la realizzazione della banda ultra larga e la transizione digitale.
Ripensare la PA in chiave digitale
Nel documento viene specificato che "la PA va ripensata in chiave digitale il che richiede non una semplice traduzione delle prassi e modalità operative da analogiche a digitali, ma una reingegnerizzazione dei processi e dei procedimenti amministrativi, una ridefinizione dei termini e delle modalità di interazione tra persone e con tutti gli stakeholder".
Per questo le parole d'ordine saranno: riduzione dei tempi dei servizi; eliminazione degli adempimenti basati sui dati già disponibili; calibrazione sulle specifiche esigenze del cittadino e dell’impresa; rilevazione della soddisfazione del cliente rispetto a degli standard di servizio indicati preventivamente.
Inoltre, "la collaborazione con il Ministro per l'Innovazione e la Transizione Digitale sarà cruciale per raggiungere l'obiettivo di un profondo ripensamento delle modalità attraverso le quali la PA agisce e si relaziona con i cittadini e con le imprese. Non c'è vera semplificazione e reale efficienza ed effettività delle politiche pubbliche se non si innovano profondamente le modalità di azione e non si utilizzano in maniera corretta e ambiziosa le tecnologie".
Digital tax: in arrivo la proroga a maggio per il versamento
Firma del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale
Ai contenuti anticipati nel corso dell'audizione del ministro Brunetta si è aggiunto un ulteriore tassello. Il presidente del Consiglio e i segretari generali di CGIL, CISL e UIL hanno firmato a Palazzo Chigi il Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e della coesione sociale: un documento volto a realizzare gli obiettivi cruciali della modernizzazione del 'sistema Italia' e dell’incremento della coesione sociale, a partire dall'opportunità unica offerta dal PNRR.
"Il buon funzionamento del settore pubblico è al centro del buon funzionamento della società. Questo è sempre vero, con la pandemia è ancora più vero", ha affermato il premier Mario Draghi intervenendo nella sala verde di Palazzo Chigi alla firma del Patto. "A fronte di questa centralità del settore pubblico se guardiamo la situazione attuale concludiamo che c'è molto da fare", ha aggiunto, parlando in particolare dell'età media e della formazione del personale pubblico.
Il Patto evidenzia la flessibilità organizzativa delle Pubbliche Amministrazioni e l’incremento della loro rapidità di azione come obiettivi fondamentali del un processo di rinnovamento, con particolare riferimento a tre dimensioni: il lavoro, l’organizzazione e la tecnologia. Prevista, inoltre, l'individuazione di una nuova disciplina contrattuale relativa allo smart working.
C'è poi il maggiore coinvolgimento sindacale ed il confronto con le organizzazioni datoriali per il rinnovo dei contratti 2019-2021, fondamentale investimento politico e sociale. Infine, si punterà alla crescita professionale individuando le competenze su cui costruire la programmazione dei fabbisogni e le assunzioni del personale. Anche per questo, nel pubblico impiego, ogni dipendente avrà diritto/dovere alla formazione continua.
o