Appalti - al via il decreto per la qualificazione delle Pa
A un passo dall’approvazione il decreto sulla qualificazione delle stazioni appaltanti.
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Ogni amministrazione si occuperà soltanto degli appalti che è in grado di gestire, secondo un criterio di competenza e di divisione per fasce di importo. E’ questa la filosofia del testo che, ormai, è stato completato dal Ministero delle Infrastrutture ed è a un passo dall’approvazione da parte di Palazzo Chigi. Si tratta di un tassello chiave della riforma degli appalti, varata ormai quasi un anno fa. I centri di spesa della Pa dovranno scendere in maniera drastica dagli attuali 35mila. L’obiettivo, probabilmente irraggiungibile, è di arrivare a duecento.
Nuovo albo per le Pa
Il testo prevede, in estrema sintesi, la nascita di un albo delle stazioni appaltanti, che sarà necessario per tutti i lavori di importo superiore ai 150mila euro e per i servizi che superano i 40mila. Sotto questi importi resta la possibilità di fare liberamente. Questo elenco sarà articolato per livelli. Saranno quattro e ciascuno consentirà di fare gare via via sempre più complesse.
Come funziona il sistema
Al livello minimo si potranno gestire gli appalti di manutenzione, fino a un massimo di un milione di euro: quindi, l’ordinaria amministrazione dei Comuni, ad esempio per le strade. Il secondo livello arriverà fino a lavori da 5,2 milioni di euro: entro questa soglia rientra la grande maggioranza delle gare italiane. Allo step successivo si potrà arrivare fino a quota 20 milioni, mentre l’ultima categoria di qualificazione è dedicata ai lavori di particolare complessità, per motivi legati alla sicurezza, ai fattori ambientali e geologici.
I requisiti essenziali
Non sarà possibile passare da un livello all’altro in maniera casuale. Ad ogni step il decreto associa un pacchetto di requisiti, come un numero minimo di dipendenti. Inoltre, le amministrazioni saranno sottoposte a una valutazione basata su un certo numero di elementi, come il giudizio sulla programmazione o sulla fase di esecuzione.
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Il curriculum delle imprese
Ad esempio, saranno giudicati i contenziosi nei quali l’amministrazione ha avuto la peggio. Oppure, saranno misurati i tempi di realizzazione delle opere e l’utilizzo eccessivo delle varianti. Le Pa che si comportano in maniera scorretta, in sostanza, saranno penalizzate in fase di attivazione di nuove procedure.
Entrata in vigore nel 2019
Il nuovo sistema entrerà in vigore secondo un calendario piuttosto dilatato, per lasciare il tempo a tutti gli attori del sistema di organizzarsi. L’Anac avrà sei mesi per definire l’attuazione operativa dell’albo con una propria linea guida, indicando elementi come le modalità di rilascio delle attestazioni o le modalità di richiesta dell’iscrizione.
Dopo la pubblicazione del provvedimento dell’Anac, ci sarà un periodo di altri tre mesi per l’entrata in vigore effettiva del sistema. Per un anno e mezzo, infine, ci sarà un periodo di moratoria di diciotto mesi durante i quali il sistema consentirà a tutti di mantenere la loro capacità di gestione degli appalti.
Testo verso la firma
A conti fatti, dunque, serviranno quasi due anni e mezzo per far scattare operativamente le nuove regole: se il decreto sarà approvato da Palazzo Chigi nelle prossime settimane, l’albo vedrà la luce entro la fine del 2019. Al momento, il lavoro del Ministero delle Infrastrutture è stato completato. Manca solo l’ultimo timbro della presidenza del Consiglio.
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