Appalti - Correttivo in Parlamento, oltre 200 modifiche
Ultimo allungo per il decreto correttivo al Codice appalti, che approda in Parlamento.
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Il provvedimento che dovrà correggere la riforma degli appalti varata un anno fa atterra in Parlamento. Le commissioni di Camera e Senato, infatti, hanno appena ricevuto il testo sul quale, entro un mese, dovranno esprimere un parere. Viene, così, confermato che le modifiche saranno molte: per l’esattezza, siamo a quota 121 articoli con più di duecento accorgimenti per il Codice appalti, entrato in vigore ad aprile del 2016.
I pareri previsti
L’arrivo in Parlamento è fondamentale dal punto di vista dei tempi, perché sancisce l’apertura della fase decisiva per questo provvedimento, dopo il passaggio in Consiglio dei ministri dello scorso 23 febbraio e la consultazione. Prima dell’approvazione definitiva, come stabilisce la legge delega, serviranno tre pareri: Parlamento, Consiglio di Stato e Conferenza unificata.
Il calendario del decreto
Tutti e tre dovranno chiudersi entro l’inizio di aprile e soprattutto i primi due si annunciano parecchio delicati. Se il Consiglio di Stato, infatti, aveva colpito molto duramente già la prima versione del Codice, le commissioni hanno già espresso critiche verso questo nuovo testo, troppo distante in diversi elementi dalla riforma del 2016.
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I passi indietro del correttivo
I passi indietro sono evidenti, ad esempio, sull’appalto integrato che, dopo essere stato vietato ad aprile scorso, viene di fatto resuscitato in due modi. Da un lato, aumentano le deroghe al divieto generale. Dall’altro, viene prevista una sanatoria per tutti i progetti definitivi approvati prima di aprile 2016: potranno mandare contemporaneamente in gara progettazione ed esecuzione entro 18 mesi, fino ad ottobre del 2018.
Il subappalto
L’altro punto in bilico è quello del subappalto. Qui viene previsto un ritorno al passato. La quota massima subappaltabile non sarà più calcolata sull’intero importo della gara, ma solo sulla categoria prevalente, rendendo tutte le altre subappaltabili fino al 100%. In questo modo, però, il ruolo delle imprese specializzate in lavorazioni di dettaglio viene nuovamente marginalizzato. Su questa correzione, il Senato ha già annunciato battaglia.
Il rating di impresa
Ancora, cambia la norma sul rating di impresa, elaborato dall’Anac per valutare il curriculum delle aziende in maniera dinamica. L’utilizzo del rating viene annacquato di parecchio, perché diventa semplicemente facoltativo.
Cosa cambia per le aziende
Detto questo, comunque, restano alcune novità molto attese dal settore che, sicuramente, introducono correzioni necessarie. A partire dall’ammorbidimento delle regole sulla qualificazione per le imprese. Non si conteranno, cioè, soltanto i fatturati degli ultimi cinque anni, ma il periodo considerato sarà allargato a dieci anni. Vengono anche salvati i direttori tecnici privi di laurea che già lavoravano per le imprese.
Le novità sulla progettazione
Limature importanti riguardano anche la progettazione. Diventano obbligatorie le tabelle del Ministero della Giustizia per calcolare gli importi a base di gara: si tratta di un cambiamento che favorisce molto i professionisti. Inoltre, chi firma i progetti della pubblica amministrazione dovrà essere obbligatoriamente iscritto al suo ordine professionale di riferimento.
Concessionarie e PPP
Infine, vengono confermate anche le novità sulle concessionarie. L’obbligo di mandare i lavori in gara, a scapito delle società in house, viene ammorbidito con una deroga importante: non vale per le manutenzioni ordinarie che potranno essere svolte dalle società all’interno del loro perimetro, senza rivolgersi all’esterno.
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