Organizzazioni agricole unite sulle modifiche alla PAC post-2013

 

Paesaggio agricolo - Foto di PetritapLe principali organizzazioni di rappresentanza del comparto agricolo italiano - Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri - hanno individuato una serie di posizioni comuni a partire dalle quali negoziare le caratteristiche della Politica Agricola Comune post-2013. La scelta di agire unitariamente è nata dall'insoddisfazione del comparto per i contenuti del pacchetto di proposte sulla PAC presentati dal commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos, il 12 ottobre scorso.

L'intesa tra le quattro organizzazioni – che fa seguito ad una prima bozza di accordo formulata nel febbraio scorso - è stata raggiunta nella notte tra l'11 e il 12 novembre ed ufficializzata nel contesto del Primo Forum nazionale dell'Agroalimentare, organizzato dal ministero delle Politiche agricole a Cremona.

L'obiettivo, possibilmente con l'adesione anche di Federalimentare e Confagri, è di presentare al commissario Ciolos proposte di modifica condivise da tutti i soggetti coinvolti e che rappresentino l'intero comparto senza divisioni, in occasione dell'incontro previsto per il prossimo 18 novembre.

La convergenza riguarda sostanzialmente due aspetti.

Il primo è il punto che definisce agricoltore attivo "l'imprenditore agricolo professionale nelle forme individuate dalla normativa nazionale vigente" e attribuisce solo a coloro che rientrano in questa categoria la possibilità di accedere al sostegno della Politica Agricola Comune.

Il secondo è il tema del “greening”, cioè il supporto ad iniziative ambientali che vadano oltre la condizionalità. L'obiettivo è fare in modo che il novero delle misure verdi comprenda anche interventi adeguati alle specificità ambientali del territorio italiano ed evitare che sui traducano in ulteriore lavoro burocratico.

Infine, in merito alla distribuzione delle risorse, che la Commissione vorrebbe ripensare a favore dei Paesi che oggi ricevono meno fondi, le organizzazioni sono compatte: "un Paese come l'Italia, forte e crescente contributore netto, non può accettare una redistribuzione dei fondi che peggiori ulteriormente la sua posizione finanziaria. E' necessario contrastare l'attuale proposta che ha evidenziato una riduzione del 6,9% del budget di risorse destinate all'Italia".

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