I servizi sociali dei Comuni in prima linea per l’emergenza Coronavirus
L’emergenza sanitaria da Coronavirus si sta velocemente trasformando anche in un’emergenza alimentare e sociale. Sono in aumento, infatti, le persone che hanno sempre più difficoltà a fare la spesa. Per loro ci sono i servizi sociali dei Comuni.
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Alle misure già adottate nei giorni passati, a cominciare dai 400 milioni per i buoni spesa, il Governo ne aggiunge della altre, pubblicando la Circolare n. 1 del 27 marzo 2020 che fornisce prime indicazioni al Sistema dei Servizi Sociali dei Comuni per rafforzare i servizi che possono contribuire alla migliore applicazione delle direttive del Governo e a mantenere la massima coesione sociale.
In particolare le indicazioni riguardano i seguenti aspetti:
- La sospensione dei termini per la convocazione dei beneficiari del reddito di cittadinanza e per la sottoscrizione del patto per l'inclusione sociale e del patto per il lavoro;
- La continuità dei servizi, in particolare nei confronti delle persone con disabilità;
- L’evidenziazione di ambiti di attività particolarmente critici. Si tratta di situazioni come le persone senza fissa dimora, i servizi domiciliari, la violenza domestica;
- Gli operatori sociali, che debbono essere messi nelle condizioni di poter operare in sicurezza.
> Circolare n. 1 del 27 marzo 2020
La Circolare sui servizi sociali segue a poca distanza lo stanziamento di ingenti fondi per le casse comunali. Si tratta di 400 milioni per buoni spesa, a cui si aggiungono 4,3 miliardi di anticipazioni del Fondo di solidarietà comunale.
Ai Comuni 400 milioni per buoni spesa da destinare alle persone più in difficoltà
Grazie all’Ordinanza n. 658 della Protezione Civile, nelle casse comunali sono arrivati 400 milioni di euro con cui i Comuni potranno consegnare alle famiglie più bisognose sia dei buoni per fare la spesa, sia direttamente dei prodotti alimentari e generi di prima necessità.
Le tempistiche effettive per la consegna dei buoni spesa nelle mani dei cittadini ed il loro valore viene stabilito da ogni Comune.
L’ordinanza, infatti, contiene solo i criteri di riparto dei fondi tra i singoli Comuni:
- L’80% dei fondi (cioè 320 milioni) sarà distribuito in base alla popolazione;
- Il restante 20% (cioè 80 milioni) andrà ai Comuni più poveri, identificati in base al parametro della distanza fra il reddito pro capite del Comune e quello medio nazionale.
Scorrendo la lista del riparto dei fondi allegata all'Ordinanza, si vede che a Roma - la città italiana con il maggior numero di abitanti - spettano 15 milioni, mentre alle altre città con un numero di significativo di residenti il riparto prevede: a Napoli 7,6 milioni, a Milano 7,2 milioni, a Palermo 5,1 milioni, a Torino 4,6 milioni e a Genova 3 milioni. Su base regionale, invece, è la Lombardia che spettano le maggiori risorse (55 milioni). Seguono in seconda e terza posizione la Campania (a cui vanno 50 milioni) e la Sicilia (43,4 milioni).
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Con la presenza dei fondi nelle casse comunali, ciascun Comune:
- Individua la platea dei beneficiari;
- Decide l’importo del buono spesa;
- Acquista i buoni spesa e/o anche direttamente generi alimentari, senza applicare il Codice degli appalti. In questo modo i tempi dovrebbero essere molto più rapidi.
L'obiettivo resta quello di mettere, il prima possibile, i buoni spesa e/o generi alimentari nelle mani delle persone più in difficoltà, identificate dai Servizi sociali.
> L'Ordinanza 658-2020 della Protezione Civile
4,3 miliardi di anticipazioni del Fondo di solidarietà comunale
Oltre ai 400 milioni stanziati dalla Protezione civile, i Comuni stanno per ricevere altri 4,3 miliardi di euro. Si tratta dell’anticipazione del Fondo di solidarietà comunale stabilita con il Dpcm del 28 marzo, pubblicato sulla GURI n. 83 del 29 marzo.
Il Fondo di solidarietà comunale - lo ricordiamo - è uno strumento già esistente, che serve a ridistribuire i fondi provenienti dall’IMU, dalla aree più ricche del Paese a quelle più povere.
Rispetto a quanto previsto normalmente, con il Dpcm del 28 marzo il Governo ha deciso di anticipare ad ora il versamento del 66% del Fondo ai Comuni, senza aspettare maggio (il mese in cui i soldi sarebbero stati versati).
Una decisione presa per due motivi:
- Da una parte, sostenere i Comuni nel continuare ad erogare ai cittadini i servizi essenziali, ora che le casse comunali si stanno svuotando per le mancate entrate di tributi/tariffe/canoni, sospesi per venire incontro alle difficoltà di imprese e cittadini;
- In secondo luogo, una parte di questi fondi saranno usati proprio per sostenere le fasce più povere della popolazione.
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