Francia e Germania trovano un accordo sulla riforma del patto di stabilità
Per consentire al presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, di chiudere il rapporto sulla governance economica, la Germania e la Francia hanno raggiunto un compromesso sulle sanzioni da prendere in caso di indisciplina di budget. Il "nuovo patto di stabilità" prevede una revisione del trattato di Lisbona entro il 2013, affinchè a un paese membro possa essere sospeso il diritto di voto in caso di gravi violazioni. Lo scopo è quello di tutelare meglio la stabilità finanziaria e di rafforzare le sanzioni contro quei Paesi dell'Unione europea che violano il patto di stabilità.Dopo il salvataggio della Grecia e la crisi del debito della scorsa primavera, infatti, i paesi europei hanno convenuto sulla necessità di una migliore governance economica.
Al loro arrivo a Lussemburgo, lo scorso 18 ottobre, per la sesta ed ultima riunione di lavoro con il coordinamento di Van Rompuy, i ministri delle finanze hanno manifestato apertamente le loro divergenze.
Nei fatti anziché a Lussemburgo, la partita si è giocata tutta al summit di Deauvillle, dove Merkel e Sarkozy si trovavano per discutere con il presidente russo Medvedev sulla sicurezza internazionale e sulla futura presidenza di turno francese del G8 e del G20.
Coscienti dei rischi di un ennesimo fallimento, Parigi e Berlino hanno ammorbidito le loro posizioni. Quest’ultima ha accettato di accordare un délai de grâce agli stati indisciplinati, mentre la Francia ha acconsentito all’automaticità delle sanzioni. Nel dettaglio, la Germania ha concesso un termine di sei mesi prima dell’avvio di qualunque sanzione contro uno Stato che non rispetti il limite del 3% per il rapporto deficit Pil e il 60% per il debito pubblico. Nell’arco di quei sei mesi i ventisette paesi membri invieranno al mauvais élève delle raccomandazioni affinchè raddrizzi le sue finanze.
Qualora lo Stato in questione facesse orecchie da mercante, riceverà una gamma di sanzioni finanziarie automatiche. In caso di recidività e violazione grave dei principi alla base dell’Unione economica e monetaria, allo Stato potrà essere sospeso il diritto di voto.
Per eliminare le sanzioni servirà un maggioranza al contrario, cioè gli stati dovranno votare contro le sanzioni a maggioranza qualificata (66%), giustificando la loro clemenza.
Si è detto soddisfatto il ministro Tremonti. "E' un buon testo - ha affermato - perché sono state trovate formule flessibili, ragionevoli e assolutamente gestibili da parte del nostro Paese". Il ministro ha poi tenuto a sottolineare come "il Patto così ridisegnato ci consente di recepire gli insegnamenti della crisi: che non è nata - ha ribadito - dai debiti pubblici ma dalla finanza privata". E comunque, ha concluso, "per noi resta fondamentale la correzione dei deficit. Tutto il resto sarà oggetto di future considerazioni".