Legge di Stabilità: i dubbi di Confindustria
Alla vigilia dell’approdo della legge di stabilità nell’aula di Montecitorio Confindustria esprime la sua delusione per il mancato inserimento degli “interventi a sostegno dello sviluppo” come l’ecobonus. Nella Finanziaria non ci sono – ha affermato il numero uno di viale dell’Astronomia, Emma Marcegaglia - chiederemo che ci siano nel Milleproroghe. Bene pensare ai conti pubblici in un momento difficile per l'eurodebito, ma dobbiamo pensare allo sviluppo.
Di positivo c'é il tema degli ammortizzatori sociali - ha concluso - ma mancano strumenti a supporto dello sviluppo e della ricerca". In realtà il credito d'imposta nella legge c’è, seppur con un tetto di spesa di 100 milioni, in favore di imprese che affidano attività di ricerca e sviluppo a università o enti pubblici di ricerca. Ma secondo Confindustria, evidentemente, non è abbastanza per le esigenze delle pmi.
La Finanziaria inoltre proproga gli ammortizzatori anche per il 2011, sulla base di specifici accordi governativi e per periodi non superiori a 12 mesi. Semaforo verde anche all'erogazione da parte dell'Inps di un incentivo per i datori di lavoro che assumono lavoratori destinatari di ammortizzatori sociali in deroga o licenziati a causa della crisi.
Nel frattempo continua l’incertezza sul futuro del governo. Il ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, alla riunione dell’Ocse a Venezia, si è definito “ottimista di natura” e ha affermato: “al Senato avremo certamente la fiducia e la avremo anche alla Camera".
Quanto all'ipotesi ventilata da più parti dello scioglimento di una sola camera, Brunetta ricorda che "é prevista dalla Costituzione. Naturalmente - puntualizza - questo dipende dalla alta decisione del presidente della Repubblica". Un ottimismo che il ministro spiega delineando questo scenario: "si andrà alla fiducia alla Camera e al Senato: i cittadini non vogliono sfasciacarrozze.
Di diverso parere l’ex ministro per il commercio estero, Adolfo Urso, che oggi ha rassegnato le dimissioni insieme agli altri finiani che finora hanno partecipato al governo. Se non ci saranno risposte soddisfacenti – ha affermato Urso, oggi coordinatore nazionale di Fli - il movimento di Gianfranco Fini dopo la finanziaria presenterà la sua mozione di sfiducia al governo. "Se non ci sarà un'assunzione di responsabilità è ovvio che in Parlamento trarremo le nostre conclusioni", ovvero "consegneremo una nostra mozione". Urso non ha escluso del tutto la possibilità di una collaborazione con il Pd.
Anche le dimissioni del rappresentante di Mpa al governo, Giuseppe Reina, consegnate oggi al capo del governo e al presidente della Repubblica rappresentano un atto importante e di svolta per la legislatura e rischiano di rendere il governo un’anatra azzoppata, o lame duck (per usare il termine anglosassone).
Mpa e le altre forze moderate presenti in Parlamento, a cominciare da Fli, Udc e Api, sosterranno infatti la formazione di un nuovo governo, nella cui agenda è inserito un piano di sviluppo per il Mezzogiorno.