La riforma Gelmini tra critiche e apologie
Tra le proteste degli studenti, lo scontro politico e le reazioni discordanti del mondo accademico la Camera ha detto sì alla Riforma Gelmini. Il ddl è stato approvato nella serata del 30 novembre, nonostante il governo sia stato battuto su due emendamenti. Mentre l’intellighenzia si divide tra chi ritiene che la riforma sull’”organizzazione dell’università” sia “da difendere” (Francesco Giavazzi), tra chi la promuove in extremis (Michele Salvati) e chi la boccia senza riserva (Carlo Galli), circa 400 mila persone appartenenti ai diversi movimenti studenteschi hanno manifestato più o meno pacificamente, accampandosi sui binari delle stazioni e sfilando per le strade e le autostrade (l’A14) in tutta Italia.
La protesta è finita persino sulla prima pagina del New York Times. Per alcune ore il centro storico della capitale è rimasto blindato a causa dei parapiglia tra i dimostranti e le forze dell’ordine, che hanno raggiunto momenti di altissima tensione, testimoniati da chi, suo malgrado, è rimasto bloccato nella “zona rossa”. Anche oggi proseguono le iniziative di protesta a Milano, in tutti gli atenei calabresi, a Cagliari, a Catania, a Bologna, a Trento, a Torino. A Palermo le facoltà rimarranno occupate fino al 14 dicembre.
Il testo della riforma ritorna ora al Senato per la terza lettura (senza ulteriori modifiche) con un calendario che ne prevede l'esame il 9 dicembre, cinque giorni prima della votazione di fiducia sul governo. Una partita politica in cui Futuro e Libertà sta giocando un ruolo di primo piano visto che, come ha sottolineato il finiano Benedetto Della Vedova, senza i suoi voti il governo non raggiunge la maggioranza. Il governo preme perché il ddl venga approvato prima del 15 dicembre, posizione già osteggiata dal capogruppo dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro.
Complessivamente la riforma incassa il consenso della Conferenza dei Rettori: secondo Enrico Decleva la legge “grazie anche ai diversi emendamenti introdotti nel corso dell'iter parlamentare, appare decisamente migliore, per fortuna, degli stereotipi usati da varie parti sia per combatterla sia per difenderla”. "Non tutte le integrazioni votate dalla Camera sono ugualmente apprezzabili - ha aggiunto Decleva - Il limite del 10% dei professori a contratto, ad esempio, creerà seri problemi di funzionalità di cui i presentatori non si sono probabilmente resi conto. Il recupero di finanziamenti sul 2011 assicurato dalla legge di stabilità, in corso di approvazione, é un segnale importante ma vale solo per un anno". "Attendiamo in ogni caso con fiducia che il Senato vari definitivamente il provvedimento. Fermo restando che esso è solo un punto di partenza”.
Alcuni rettori, però, non si riconoscono nelle parole di Decleva. "Negativo" il giudizio complessivo sulla riforma espresso da Massimo Mario Augello, alla guida dell'Università di Pisa, “in primis per l'impianto della riforma che non punta al prodotto ma al processo, riducendo l'autonomia degli atenei".
"Qualche criticità, ma anche spunti interessanti" vengono individuati da Guido Fabiani, rettore di Roma Tre, che in un intervento sul quotidiano Il Messaggero invita i colleghi alla responsabilità: "sta agli atenei decretare il successo" della riforma.
Positivo il giudizio del mondo delle imprese. Secondo il vicepresidente di Confindustria per l'Education, Gianfelice Rocca, si tratta di "una riforma necessaria, di carattere strutturale, che cambia profondamente il sistema, rendendolo più moderno e favorendo i giovani. L'eventuale blocco sarebbe stato estremamente negativo".