Conferenza di Cancun: oggi si vota il finanziamento delle tecnologie per lo stoccaggio di CO2
Si conclude oggi la sedicesima conferenza Onu sul cambiamento climatico, organizzata quest'anno a Cancun, in Messico. Al centro del dibattito la decisione circa l'opportunità di finanziare le tecnologie per la cattura e lo stoccaggio del carbonio (Carbon Capture and Storage - CCS) a valere sul Clean Development Mechanism (CDM), uno strumento introdotto dal Protocollo di Kyoto per consentire alle imprese dei Paesi industrializzati di realizzare progetti per la riduzione delle emissioni di gas serra in Paesi in via di sviluppo.
I delegati riuniti a Cancun dovranno scegliere tra una delle due opzioni proposte dal consiglio scientifico del Protocollo di Kyoto, il Subsidiary Body for Scientific and Technological Advice (SBSTA).
In base alla prima opzione, le tecnologie CCS potrebbero essere finanziate dal CDM solo dopo che siano state affrontate, in occasione del prossimo meeting SBSTA, le preoccupazioni per le fuoriuscita di carbonio da formazioni geologiche sotterranee, con i connessi rischi ambientali e le responsabilità di controllo.
La seconda opzione, invece, suggerisce l'ammissione al finanziamento dopo che tali questioni siano state risolte dai firmatari del Protocollo di Kyoto.
Permangono però importanti perplessità: se è vero che questa tecnologia è in grado di ridurre considerevolmente le emissioni di gas serra, d'altra parte molti ne sottolineano l'impraticabilità economica, dal momento che, come affermato dal rapporto "EU Energy Trends to 2030", il prezzo del carbonio in Europa da qui al 2030 rimarrà probabilmente troppo basso per compensare le sovvenzioni al CCS attualmente offerte dai governi europei.
Al di là della dubbia convenienza economica, gli ambientalisti segnalano che il tempo necessario ad adattare circa il 20-40% delle emissioni di combustibili fossili per renderli indonei alla cattura, che si prevede entro il 2050, rischia di portare il riscaldamento globale ad uno stadio difficilmente recuperabile.
Fa poi discutere il sostegno offerto a queste tecnologie dalle grandi imprese del comparto energetico e petrolifero come BP e Shell International, che hanno interesse a sfruttare il carbonio liquefatto per agevolare l'estrazione delle risorse rimaste nei giacimenti di petrolio esauriti, mentre paesi come il Brasile si oppongono al loro finanziamento e una bozza di raccomandazione della SBSTA, visionata dal media EurActiv, dichiara che la tecnologia CCS non avrà credito nel mercato del carbonio mondiale.
Su tutto l'ombra lunga dell'OPEC e secondo molti il voto di oggi è già deciso dalla necessità di raggiungere un compromesso con l'Arabia Saudita.