Brevetto europeo: 11 Paesi si affidano alla cooperazione rafforzata per accelerarne l'adozione
Eppur si muove. Dopo un decennio di dibattiti infruttuosi, pare giungere ad una svolta la questione del brevetto unico europeo. Undici Paesi membri hanno infatti deciso di ricorrere allo strumento della cooperazione rafforzata per chiedere alla Commissione europea di formulare una proposta che sintetizzi i compromessi finora raggiunti e che possa ottenere il consenso dal maggior numero possibile di Stati.
Gli undici firmatari della lettera indirizzata alla Commissione sono Danimarca, Germania, Estonia, Francia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Slovenia, Finlandia, Svezia e Regno Unito, ma altri paesi interessati a trovare un accordo potrebbero aggiungersi al gruppo.
Il pomo della discordia rimane il problema linguistico, che nell'ultima proposta della Commissione si intendeva arginare attraverso un brevetto tradotto nelle tre lingue di lavoro dell'Unione europea: inglese, francese e tedesco.
Una soluzione che non piace all'Italia, che ha proposto l'impiego della sola lingua inglese, e alla Spagna, che giudica la proposta della Commissione discriminatoria nei confronti delle altre lingue e motivo di privilegio per i parlanti nativi di quelle prescelte.
Entrambi i paesi contestano poi il ricorso alla procedura della cooperazione rafforzata, ammessa dal Trattato di Lisbona solo come ultima ratio, mentre in questo caso sarebbe auspicabile proseguire con le trattative fino a raggiungere l'unanimità.
Preme invece per concludere la partita il Belgio, che vorrebbe chiudere con questo successo il mandato di presidenza dell'Unione.
La nuova proposta per la creazione del brevetto comunitario sarà oggi sul tavolo dei ministri europei responsabili in materia di competitività.
A seguito della loro decisione la Commissione potrà procedere con l'elaborazione delle proposte legislative da sottoporre alle tradizionali procedure dell'UE.