Aiuti allo sviluppo: l'Italia non arriva a dedicarvi lo 0,2 per cento del PIL
Controcorrente rispetto agli altri Paesi europei, l'Italia riduce ulteriormente le risorse dedicate alla cooperazione allo sviluppo, compromettendo il raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2010 e mettendo a rischio la copertura dei propri impegni internazionali.
Gli stanziamenti da cui dipende l'attività di cooperazione in Italia fanno capo al bilancio del Ministero degli Affari esteri, in particolare al programma Cooperazione allo sviluppo e alla Legge 49/87, voci ridotte per il 2011, rispettivamente, del 40% e del 45%.
Forti tagli anche per quanto riguarda i trasferimenti alle organizzazioni internazionali e per gli interventi bilaterali, con riduzioni comprese tra il 44% e il 50%.
Tra le conseguenze di questa decisione politica, che impedisce tra l'altro all'Italia di onorare gli impegni internazionali già assunti, il non raggiungimento della quota di PIL stabilita dall'UE per il 2006 (0,33%), né tantomeno dell'obiettivo del 2010 (0,51%).
Questo implica il passaggio del 65% del bilancio italiano per la cooperazione sotto la gestione della Commissione europea, che opererà sulla base di strategie concordate con gli altri Stati membri.
Gli arretrati non versati ai Fondi di Sviluppo multilaterali, pari a 976 milioni di euro, e la tutela europea non avranno certamente un impatto positivo sulla credibilità del Paese, che si preclude al contempo l'opportunità di promuovere politiche bilaterali potenzialmente benefiche anche per l'economia nazionale.
Una scelta quindi controversa e soprattutto molto distante dalle politiche perseguite da altri governi europei che, pur coinvolti in politiche di austerity, hanno raggiunto, e in taluni casi superato, gli obiettivi per il 2010 circa il rapporto cooperazione/Pil.
Mentre infatti la percentuale dell'Aps (aiuto pubblico allo sviluppo) italiano sul Pil nel 2011 si attesterà intorno allo 0,13%, come evidenziato in un recente intervento di Jacopo Viciani sulla rivista Affari Internazionali, la Gran Bretagna ha incrementato il bilancio di circa quattro punti percentuali, portando allo 0,7% la quota devoluta alla cooperazione.
Analogamente la Svezia ha deciso un incremento del bilancio pari all'11%, che la porta a destinare all'Aps l'1% del Pil e la Francia, con un aumento del 10% nel rapporto Aps/Pil, è riuscita a garantire l'impegno dello 0,51%.
Sottolinea infine Viciani, che i Paesi in via di sviluppo forse non ne risentiranno troppo, per l'impatto ridotto del contributo italiano e per la migliore gestione degli aiuti che, secondo valutazioni della Brookings Institution e del Center for Global Development, la Commissione saprebbe garantire loro.