Conversazione con Euractiv: l'Europa a portata di click
Daniela Vincenti Mitchener è uno dei managing editor del gruppo. Il nome tradisce le origini italiane, ma da molti anni Daniela vive all’estero ed il suo accento è ormai la risultante di idiomi diversi. E’ lei la nostra guida nell’universo Euractiv, una delle realtà editoriali più dinamiche a livello europeo.
Quali sono i punti di forza di Euractiv?
“Ci occupiamo essenzialmente di tutto ciò che avviene a livello europeo ed inoltre dedichiamo particolari sezioni a temi specifici, grazie al sostegno dei nostri sponsor. Si tratta perlopiù di grandi società o di organismi pubblici come l’Unione Europea e le sue direzioni regionali. Euractiv non è solo un portale di news, ma si dipana su tre grandi blocchi: Euractiv.com, Blogactiv, che permette agli analisti, ai business man e al mondo accademico di esprimere la propria opinione e di creare una piattaforma di blog e il network. Quest’ultimo è composto da otto Paesi - soprattutto i nuovi Paesi membri (Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Ungheria), ma anche dalla Turchia e dalla Francia (Euractiv.fr). Tutti i contenuti del network, comunque, vengono sempre tradotti in inglese, francese e tedesco”.
In passato avete sperimentato anche dei servizi interattivi.
Da alcuni anni abbiamo cominciato ad occuparci anche di progettazione europea, con un interesse particolare nei confronti dei temi legati alla comunicazione. Difatti lavoriamo molto con la DG Comunicazione. In collaborazione con l’agenzia “Mostra” abbiamo realizzato un progetto per la creazione di una piattaforma Internet attraverso la quale i deputati europei potessero discutere da un punto di vista più nazionale. Un forum on line che potesse consentire uno scambio di idee più ampio e continuo.
Euractiv vanta una forte competenza in campo economico.
Dal punto di vista dei contenuti seguiamo assiduamente i mercati finanziari e l’evolversi della crisi economica, ma purtroppo non ci sono abbastanza sponsor per monitorare in modo strutturato e continuativo settori chiave come quello della concorrenza.
Qual è la vostra filosofia?
“Trasparenza, efficienza e indipendenza, questo è il nostro motto. A chi ci critica per il fatto che dipendiamo dai finanziamenti degli sponsor, rispondiamo che il nostro obiettivo è quello di mantenere la totale indipendenza rispetto ai poteri economici. L’unico imput degli sponsor sulla nostra linea editoriale riguarda il respiro internazionale con cui affrontare le notizie, su cui siamo pienamente d’accordo”.
Le performance di Euractiv nel 2008 sono state più che positive. Nonostante le turbolenze del mercato del lavoro, in particolar modo quello editoriale, Euractiv è riuscito a consolidare il suo marchio e ad espandersi.
“Siamo stati agevolati dagli eventi. La dimostrazione è stata la presidenza di turno francese: Nicolas Sarkozy ha conferito all’Europa uno slancio ulteriore e ha deciso di inviare i suoi “uomini” fiducia a Bruxelles. E’ questo il caso, ad esempio, di Rachida Dati, che si candiderà alle prossime elezioni europee”.
Quanto hanno inciso i nuovi paesi entranti sul vostro successo?
“Euractiv è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante tra i nuovi paesi membri, dove riuscito a riempire un vuoto informativo. In questi paesi Euractiv si concretizza attraverso società locali e indipendenti, legate alla “casa madre” soltanto da una partnership. La notorietà di Euractiv è tale che Tony Blair, ad esempio, rilascerà nei prossimi giorni un’intervista a Euractiv-Repubblica Ceca. In questi Paesi siamo visti come un media di riferimento sugli affari europei ed abbiamo battuto la concorrenza. Le cose stanno andando bene ed entro la fine del 2009 Euractiv aprirà una nuova società in Germania, a Berlino”.
Perché non aprire una sede anche in Italia?
“Euractiv non snobba nessuno e l’obiettivo è quello di aprire una sede in tutti e 27 paesi. Per aderire al progetto ci vuole grande perseveranza, ma anche una conoscenza approfondita delle tematiche europee ed un grande spirito imprenditoriale. Il problema dell’Italia è che gli sponsor sono perlopiù piccole e medie imprese. Questo avviene anche nei paesi dell’Est, in cui però è riscontrabile una vera sete di informazione sui temi europei. Purtroppo l’Italia appare ancora blasé sul piano dell’informazione internazionale, spesso troppo legata all’intrattenimento. C’è da aggiungere che il Parlamento italiano non è riuscito a creare dei legami solidi con il Parlamento Europeo. Tuttavia in Italia esiste un pubblico preparato e colto che potrebbe essere molto interessato a Euractiv”.
(Alessandra Flora)
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