PMI - serve una definizione adeguata in Europa
E' necessario rivedere la definizione di PMI adottata nell'UE, affinché le aziende di piccole dimensioni possano beneficiare a pieno degli schemi di finanziamento a loro dedicati. E' l'appello della commissione ITRE del Parlamento europeo rivolto al Collegio dei commissari e agli Stati membri.
> UE - consultazione pubblica sulla definizione di PMI
La commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (ITRE) dell'Europarlamento ha approvato una risoluzione non vincolante, a cura dell'eurodeputato Markus Pieper, sulla definizione di PMI, con l'obiettivo di tutelare al meglio le aziende più piccole in Europa, creando un contesto favorevole al loro sviluppo.
L'approvazione del documento arriva a pochi giorni dalla chiusura della consultazione pubblica, lanciata a febbraio dalla Commissione UE, sulla revisione della definizione di micro, piccola e media impresa (PMI) prevista dalla raccomandazione 2003/361/CE.
Cosa sono le PMI
In base a quanto specificato nella raccomandazione del 2003, la categoria delle micro, piccole e medie imprese (PMI) è costituita da imprese che occupano meno di 250 persone, il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro oppure il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro.
Si definisce piccola impresa un'impresa che occupa meno di 50 persone e realizza un fatturato annuo o un totale di bilancio annuo non superiori a 10 milioni di euro. La microimpresa, invece, occupa meno di 10 persone e realizza un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo non superiori ai 2 milioni di euro.
La definizione di PMI è ampiamente utilizzata in politiche dell’UE come quelle sulla concorrenza (aiuti di Stato), i fondi strutturali e la ricerca e l’innovazione (Horizon 2020). Inoltre, la definizione di PMI è determinante per accedere ad alcune esenzioni amministrative e a tariffe ridotte, come nel caso del regolamento sulla registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH).
Commissione ITRE, come rivedere la definizione di PMI
Nella risoluzione la commissione ITRE chiede al Collegio dei commissari di rivedere la definizione giuridica di PMI, adeguandola almeno in modo corrispondente all'aumento dell'inflazione e della produttività del lavoro dal 2003 ad oggi. L'obiettivo è impedire che soggetti di dimensioni più grandi possano sviluppare strutture societarie per trarre vantaggio dalla definizione di PMI, privando di conseguenza le aziende più piccole delle risorse e delle forme di sostegno disponibili.
La definizione di PMI, secondo gli europarlamentari, dovrebbe orientarsi sui criteri del fatturato o del totale di bilancio, piuttosto che sul numero di dipendenti, date le differenze esistenti nell'UE in termini in produttività del lavoro. Inoltre, la commissione ITRE propone di sostituire l'acronimo PMI con MPMI, con l'obiettivo di dare rilievo alle microimprese.
Gli eurodeputati suggeriscono anche di individuare una definizione comune per le mid-cap o imprese a media capitalizzazione, che non rientrano nella definizione di PMI ma che presentano le strutture tipiche delle aziende di piccole e medie dimensioni.
Commenti
C'è anche chi ritiene non sia necessario modificare la definizione vigente di PMI, come la Confederazione europea dei costruttori (EBC).
L'attuale definizione di PMI include il 99,8% delle aziende europee, sottolinea l'EBC, e una revisione, soprattutto per quanto riguarda le soglie finanziarie, limiterebbe ulteriormente la distinzione tra aziende più piccole - che devono far fronte a fallimenti di mercato ed altre sfide - e imprese che vogliono solo alleviare gli oneri a loro carico.
Secondo la Confederazione l'UE deve impegnarsi a garantire un ambiente favorevole allo sviluppo delle aziende di piccole dimensioni, fornendo il supporto economico necessario anche nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale post 2020, tramite i fondi strutturali e i programmi europei.
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