Settore oleario: come migliorare il processo produttivo, inquinando meno e riducendo gli sprechi
L'opuscolo descrive alcuni progetti LIFE dai quali sono emersi approcci e buone pratiche che potrebbero essere adottati più ampiamente all'interno del settore, innanzitutto per ridurne l'impatto inquinante, ma anche per risparmiare denaro e portare a nuove opportunità di business, ad esempio convertendo scarti di produzione in merci.
L'aspetto più comune dell’inquinamento connesso alla produzione di olive che i progetti LIFE hanno affrontato riguarda le acque reflue dei frantoi o acque vegetali (AVO). Tali reflui presentano un alto carico inquinante sia per la presenza di composti polifenolici, sia per l'elevata concentrazione di sostanza organica non umificata di scarsa efficacia o addirittura svantaggiosa per la fertilità del suolo e per la produzione agraria.
Per rispondere a questo problema il Progetto Olivia (ENV/D/000424 LIFE99), ad esempio, ha messo a punto un processo anaerobico-biologico-tecnologico che consente il recupero dagli AVO di biogas con alto potere calorifico e residui solidi che possono essere utilizzati a fini agricoli.
La tecnologia, messa a punto da Aquatec a Dresda, in Germania, è stata attuata a Creta da frantoi aziendali AFOI Boudourakis.
Al termine del processo, l'acqua può essere tranquillamente usata per l'irrigazione o utilizzata nei processi industriali.
Anche i fanghi di depurazione hanno un potenziale commerciale: dopo la sedimentazione, il fango viene stabilizzato aerobicamente, essiccato e quindi miscelato con azoto e potassio per produrre un fertilizzante di potassio. Un metro cubo di acque reflue di frantoio produce 40 - 60 kg di fertilizzante.
Un altro progetto LIFE realizzato a Creta, il Progetto Minos (LIFE 2000 ENV / GR000671), ha sviluppato un metodo per recuperare i polifenoli presenti nei reflui da destinare ai settori farmaceutico, cosmetico e alimentare. Queste sostanze organiche sono infatti ricche di antiossidanti che possono essere usati per prevenire il cancro al seno e al colon e hanno proprietà antibatteriche e antivirali, per il cui il loro valore economico rende il processo di recupero una valida alternativa alla scarica.
In Italia il Progetto Olèico (LIFE04 ENV / IT/000409) ha aiutato l'attuazione dell'articolo 12 della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, che stabilisce che le acque reflue depurate devono essere riutilizzate ogni qualvolta opportuno.
Come impianto sperimentale è stato costruito un bacino impermeabilizzato di 200 mq in cui l'organico e le sostanze tossiche presenti nelle acque reflue olearie vengono degradati mediante fitodepurazione da pioppi e cipressi piantati sopra il bacino. Gli alberi assorbono l'acqua e quella restante evapora senza impatti negativi sul suolo.
Il processo brevettato si è dimostrato così efficace che il Ministero dell'Ambiente ha autorizzato la costruzione di un impianto in scala naturale, attualmente funzionante, mentre altre 30 organizzazioni hanno espresso interesse per l'introduzione di sistemi simili.
Le linee guida e il know-how sviluppati nei progetti LIFE sono trasferibili anche ad altri paesi del Mediterraneo, corrispondono a importanti obiettivi politici dell'Unione europea, come la prevenzione del volume di rifiuti attraverso il recupero e il riciclaggio, e vanno nella direzione di una produzione sostenibile in cui i materiali di scarto diventano merci da trasformare e immettere sul mercato, generando nuovi profitti.
LIFE among the olives. Good practice in improving environmental performance in the olive oil sector
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