Incentivi e bonus - sono davvero favorevoli all’ambiente?
Incentivi, esenzioni, agevolazioni: ogni anno lo Stato spende 76 miliardi di euro solo in termini di spese fiscali. Ma gran parte delle misure erogate non rispettano l'ambiente.
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Si chiamano SAD e SAF, acronimi di sussidi ambientalmente dannosi e sussidi ambientalmente favorevoli all’ambiente. Secondo il primo (e ancora parziale) Catalogo dei sussidi ambientali realizzato dal Ministero dell'ambiente, gli aiuti dannosi nel 2016 hanno superato quelli pro-ambiente.
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Bonus fiscali: buoni e cattivi
Il Catalogo, realizzato con l’assistenza tecnica della società in house del Ministero Sogesid, ha analizzato gli schemi varati dai diversi Governi per esaminarne i presupposti e l’efficacia sotto il profilo ambientale.
In linea di principio, tutti i sussidi pubblici dovrebbero essere “favorevoli all’ambiente” o “neutrali” (non avere, cioè, impatti significativi dal punto di vista ambientale). Invece, secondo il Catalogo, i sussidi ambientalmente dannosi ammontano a 16,2 miliardi di euro, mentre 15,7 miliardi sono stati utilizzati per quelli favorevoli.
Valgono 5,8 miliardi i sussidi classificati come “incerti”, che presentano impatti ambientali sia positivi che negativi, e 3,5 miliardi quelli “neutrali”.
I sussidi ambientalmente dannosi
Oltre il 97% dei sussidi dannosi per l’ambiente individuati nel Catalogo è costituito da sconti fiscali, mentre appena il 3% è dato da trasferimenti diretti.
E’ un fenomeno che necessita di approfondimento, ma si ipotizza che, storicamente, sia stato molto più facile varare forme di incentivazione contraddittorie dal punto di vista ambientale ricorrendo a emendamenti e norme di deroga ai principi generali della normativa, fra i quali i noti principi di prevenzione ambientale e “chi inquina paga”.
Il sussidio più oneroso è il differenziale di accisa tra benzina e gasolio (molto più bassa per il gasolio), che nel trasporto auto passeggeri incide per circa 5 miliardi di mancato gettito (circa 6 miliardi includendo anche l'IVA).
L’analisi dei SAD quantificati per categoria d’imposta evidenzia:
- 26 misure riguardanti le accise sui prodotti energetici (nella maggior parte dei casi esenzioni o agevolazioni rispetto ai valori “normali” di accisa),
- 14 tipi di prodotti con IVA agevolata,
- 7 schemi di agevolazione sulla tassazione sul reddito (IRPEF/IRES),
- 5 schemi di sussidio diretto (agricoltura),
- 5 misure di sussidio riguardanti altre forme d’imposizione (allocazione gratuita dei permessi ETS, sconto su tassa di ancoraggio, tonnage tax, Tasi e tariffe idriche).
I sussidi ambientalmente favorevoli
Il valore complessivo dei sussidi favorevoli individuati dal Catalogo è di 15,7 miliardi di euro (dati riferiti al 2015). Di questi, 12,1 miliardi (77%) riguardano l’energia, seguiti dall’agricoltura con 2,2 miliardi (14%).
Per il settore energetico il Catalogo individua:
- Conto energia per il fotovoltaico,
- Certificati verdi,
- Tariffa onnicomprensiva,
- CIP-6: meccanismo d’incentivazione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e assimilate,
- Aste e registri,
- Titoli di efficienza energetica (TEE) o Certificati bianchi (CB),
- Conto termico,
- Fondo nazionale per l'efficienza energetica.
Nel 2015 sono stati spesi circa 6,3 miliardi per il Conto energia relativo al solo fotovoltaico e circa 5,8 miliardi per le fonti rinnovabili diverse dal sole.
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I SAF individuati in agricoltura sono principalmente sussidi diretti, tra cui:
- Pratiche agricole benefiche per il clima e l'ambiente,
- Pagamenti agro-climatico-ambientali,
- Agricoltura biologica,
- Indennità a favore di zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici.
La forma più consistente di sussidio favorevole all'ambiente, in termini finanziari, risulta il cosiddetto greening: 1,2 miliardi di euro.
Cosa fare per cambiare marcia?
Esistono margini per reindirizzare i sistemi di incentivazione e di agevolazione verso una maggiore coerenza con gli obiettivi ambientali del Paese.
Il Governo può considerare diverse opzioni di intervento, si legge, che vanno dall’ipotesi di rimuovere progressivamente il sussidio dannoso, puntando a recuperare il gettito per altri utilizzi (anche all’interno del settore interessato, per minimizzare eventuali impatti sulla competitività internazionale), all’ipotesi di una riforma del sussidio, confermandone l’esborso finanziario ma introducendo condizionalità ambientali per la sua erogazione.
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