Impact Investing - raddoppia ma manca collegamento con SDGs
Negli ultimi cinque anni, famiglie e fondazioni hanno raddoppiato gli Impact Investing, ma manca ancora un collegamento strategico con gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
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Investimenti che mirano a generare impatto sociale e ambientale oltre che un ritorno finanziario: è l’Impact Investing, o investimento a impatto.
Sono sempre di più le fondazioni, le famiglie facoltose e gli high net worth individuals (persone con ampie disponibilità patrimoniali ad alto potenziale di investimento) che indirizzano il proprio capitale in settori chiave per lo sviluppo sostenibile, dalle tecnologie pulite alla micro-finanza, dalla salute e l’educazione all’agricoltura sostenibile.
Eppure soltanto per un quarto di questi soggetti le motivazioni alla base degli investimenti sono legate alla realizzazione dell’Agenda 2030.
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Investing for Global Impact
È il primo dato che emerge dall’edizione 2018 del rapporto “Investing for Global Impact”, realizzato dal Financial Times in collaborazione con Global Impact Solutions Today (Gist) e la banca inglese Barclays.
Il rapporto, che dal 2013 analizza la misura e le modalità in cui famiglie facoltose e fondazioni del mondo si approcciano all’impact investing e alla filantropia, si basa su un sondaggio condotto su 325 partecipanti che detengono un patrimonio complessivo di 123 miliardi di dollari.
Secondo l’indagine, negli ultimi cinque anni la quota di investimenti a impatto nel portafoglio finanziario dei soggetti analizzati è raddoppiata, raggiungendo il 31% degli investimenti totali. Inoltre, il 40% dei rispondenti al sondaggio considera l’Investing Impact un elemento centrale del proprio portafoglio (+5% rispetto allo scorso anno), il 30% ha in attivo molteplici investimenti di questo tipo e il 28% dichiara di averne effettuato uno e di essere in procinto di effettuarne altri.
Tra i fattori che influenzano maggiormente le decisioni di investimento, il 75% dei soggetti dichiara di essere animato da motivi reputazionali, il 72% si ispira a criteri Esg (Environmental, Social, Governance) e il 61% a pratiche di CSR (Corporate Social Responsibility).
Le aree tematiche a supporto delle quali vengono effettuati gli investimenti sono varie: dalle tecnologie verdi e l’energia pulita (il 46% dei soggetti ha in campo investimenti in questo settore), al cibo e l’agricoltura (37%), all’educazione e la formazione (36%).
Manca il collegamento con SDGs
Nelle scelte di investimento non manca, quindi, la considerazione di fattori non finanziari. Eppure quasi tre quarti dei rispondenti al sondaggio non considera rilevanti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) ai fini delle proprie decisioni finanziarie e non ritiene, inoltre, che i propri investimenti siano orientati alla realizzazione dell’Agenda 2030.
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Il 18%, poi, non ha mai sentito parlare degli SDGs o di come questi possano essere rilevanti nelle strategie finanziarie.
Si tratta di una situazione su cui sarà importante lavorare, in quanto fondazioni, famiglie e individui possono giocare un ruolo centrale nell’orientare i mercati finanziari verso la generazione di impatto positivo.
Sottolinea il rapporto: “allineare gli obiettivi del portafoglio finanziario a quadri regolatori internazionali assicura un uso più efficiente delle risorse”.
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