PAC post 2020 – Regioni marginalizzate dai Piani strategici nazionali
Dubbi sui Piani strategici nazionali proposti dalla Commissione europea per la Politica Agricola Comune 2021-2027. Le Regioni chiedono di mantenere la gestione dei fondi europei per lo sviluppo rurale, mentre Giuseppe Blasi del Mipaaft avverte che l'adeguamento al nuovo sistema non sarà semplice.
> La proposta della Commissione per la PAC post 2020
Le proposte della Commissione europea per la Politica Agricola Comune post 2020 preoccupano la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e lo stesso Ministero delle Politiche agricole. Nel mirino non solo i tagli al budget della PAC, ma la prospettiva di una rinazionalizzazione della più antica politica comune dell'UE che finirebbe per marginalizzare le amministrazioni competenti sui territori senza garantire un'effettiva semplificazione della gestione dei fondi UE.
E' quanto emerso nel corso delle audizioni della Conferenza delle Regioni e del capo del Dipartimento delle Politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale del Mipaaft Giuseppe Blasi, in commissione Politiche UE della Camera, sulle proposte di modifica dei regolamenti UE n. 1308/2013 in materia OCM, n. 1151/2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari, n. 251/2014 sulle indicazioni geografiche dei prodotti vitivinicoli aromatizzati, n. 228/2013 sull'agricoltura a favore delle regioni ultraperiferiche dell'Unione e n. 229/2013 sulle misure per l'agricoltura nelle isole minori del Mar Egeo.
La proposta della Commissione
Lo stanziamento proposto dalla Commissione per la Politica Agricola Comune post 2020 ammonta a 365 miliardi di euro a prezzi correnti, di cui 286,2 miliardi di euro per il FEAGA e 78,8 miliardi per il FEASR. In prezzi costanti 2018, secondo i calcoli del Parlamento europeo, il taglio sarà pari a circa il 15% rispetto alla dotazione attuale e peserà soprattutto sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale.
Il taglio delle risorse non è però l'unica novità destinata ad impattare soprattutto il secondo pilastro della PAC. La Commissione ha infatti proposto un cambiamento radicale del sistema di gestione dei fondi, basato su una maggiore sussidiarietà a vantaggio degli Stati membri. Da regole e misure dettagliate a livello europeo si passerebbe infatti a dei Piani strategici nazionali con cui gli Stati membri definirebbero gli interventi da attuare sulla base delle specificità geografiche e produttive di ciascun territorio.
I Piani strategici nazionali, approvati dalla Commissione e sottoposti al monitoraggio UE, comprenderebbero sia il primo che il secondo pilastro, sottraendo la programmazione dei fondi per lo sviluppo rurale alla responsabilità delle Regioni.
> Bilancio UE post 2020 – commissione Agricoltura PE, no a taglio fondi PAC
I dubbi sui Piani strategici nazionali
La proposta della Commissione ha suscitato sin dall'inizio molti dubbi all'interno del Parlamento europeo, per il rischio di una progressiva rinazionalizzazione della Politica Agricola Comune e di distorsioni della concorrenza nel mercato unico, e sta generando preoccupazioni anche in Italia.
L'intero impianto è basato molto sul principio della sussidiarietà con lo scopo di semplificare l'attuazione della PAC, ha spiegato il capo dipartimento Blasi nel corso dell'audizione. Tra gli elementi di maggiore criticità, ha evidenziato, vi è però l'adattamento dell'attuale assetto organizzativo basato sulla responsabilità delle Regioni ad un impianto che prevede un Piano strategico nazionale e al suo interno una programmazione regionale.
Ci stiamo confrontando con le Regioni per definire una posizione negoziale comune, ha sottolineato Blasi, ricordando che oltre alle difficoltà di adattamento rispetto all'attuale quadro di responsabilità delle Regioni, il Piano strategico è particolarmente complesso anche perché deve essere condiviso con gli attori a livello settoriale - per OCM Vino, OCM Frutta, ecc - e con tutti i soggetti chiamati a condividere gli sforzi per il raggiungimento dei risultati e degli obiettivi ambientali e di competitività.
Nettamente critici i rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Oltre a ridimensionare fortemente le risorse della PAC, per far fronte alla necessità di maggiori finanziamenti per le nuove sfide politiche dell'Unione, le proposte della Commissione tendono a marginalizzare il ruolo e l'autonomia delle Regioni, hanno denunciato nel corso dell'audizione.
In nome di una semplificazione che difficilmente si riuscirà a perseguire, perché la complessità viene semplicemente trasferita dal livello europeo a quello nazionale, hanno avvertito, si vira verso una rinazionalizzazione della PAC e si lascia alle Regioni il ruolo di mera esecuzione delle scelte assunte a livello nazionale.
In base alla proposta della Commissione, infatti, ogni Stato membro dovrebbe scegliere l'Autorità di gestione del Piano strategico, responsabile sia delle misure del primo che del secondo pilastro, mentre le Regioni sarebbero organismi intermedi.
Da qui la richiesta di una posizione condivisa dalle Regioni e dalle Province con le autorità nazionali che ribadisca la necessità di aumentare le risorse per la Politica Agricola Comune, soprattutto per il secondo pilastro, e di difendere il ruolo delle Regioni nella gestione dei fondi europei.
> Fondi UE - PAC post 2020 e Horizon Europe per agricoltura sostenibile
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