Imprese femminili – motore rosa genera 3 milioni di addetti
La ricerca realizzata da Confcommercio e Unioncamere documenta la diffusione delle imprese al femminile in Italia e il loro crescente impatto sull’economia e sui consumi.
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In Italia a fine 2018 le imprese gestite da donne sono 1,3 milioni, in aumento del 2,7% rispetto a cinque anni fa e danno lavoro a 3 milioni di addetti. Questa è l’evoluzione dell’imprenditoria femminile documentata nello studio "Donne imprenditrici in una economia e in una società che cambia".
L’indagine condotta su un campione di 369 imprenditrici e imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi ha consentito di approfondire motivazioni distintive alla base del fare impresa.
Lo studio sottolinea come le imprese femminili giovanili, con a capo una donna under 35, incidano di più rispetto a quelle maschili (12,4% contro 8,6% sul totale dell’economia) ma “vivano” meno anni rispetto alle maschili (2,3). Un andamento contrario a quello demografico, dove le donne hanno una speranza di vita di ben 4,5 anni superiore a quella degli uomini.
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Più opportunità che necessità
Il successo in fatto di numeri delle aziende guidate dalle quote rosa è legato alla motivazione che spinge queste ultime: la voglia di valorizzare le proprie competenze e le proprie idee innovative, dando maggior valore all’opportunità rispetto alla necessità.
“L'impresa al femminile continua a diffondersi nel nostro Paese e ha un peso sempre più importante nella nostra economia”, sottolinea Tiziana Pompei, vice segretario generale di Unioncamere, affermando che le donne imprenditrici portano avanti un modello di sviluppo differente che coniuga competitività ed equità.
Questa tesi è avvalorata dai dati emersi:
- Il 47% delle donne che fanno impresa nel terziario sono spinte dal desiderio di valorizzare le proprie competenze e puntano al successo personale più che economico contro il 38% degli uomini
- Il 14% delle imprenditrici soffre la conciliazione lavoro e famiglia e il 55% investe nella relazione con i clienti
- Il 52% delle donne a capo di un'impresa dichiara di avere a cuore il benessere dei dipendenti
- il 62% delle imprese rosa investe in almeno 2 dei 3 comportamenti socialmente responsabili (attenzione al benessere dei dipendenti, relazionalità con gli stakeholder del territorio, relazionalità con clienti), infatti si parla di imprese CSR extensive
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Un gap da colmare
Restano dei gap da colmare rispetto alla media europea: siamo al quinto posto in Europa per persone a rischio povertà o esclusione sociale. Le donne incontrano ancora tante difficoltà rispetto agli uomini, con quote di persone a rischio superiori sia in Italia (29,8% vs 27,8%) sia in Europa (23,3% vs 21,6%). Si hanno, inoltre, 72 occupate per 100 occupati, 45 donne titolari o socie per 100 maschi e infine solo 28 imprese femminili per 100 maschili.
In questo contesto assume ancor più valore lo spazio che le donne ricoprono nel nostro Paese all’interno delle imprese. Secondo i dati Unioncamere, in Italia, a fine 2018, il 21,9% delle imprese sono femminili, ovvero condotte o a prevalenza di conduzione da parte di donne.
Lo studio stima che, se le potenziali imprenditrici diventassero effettive, genererebbero un miliardo in più di consumi rispetto all'analogo caso per gli uomini, visto che hanno un più elevato effetto moltiplicativo, con un aumento del consumo medio familiare di 2,2 volte contro 2,1 volte nel caso in cui sia un non occupato uomo a diventare imprenditore.
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