Covid-19: come cambiano i consumi culturali degli italiani
Aumentano e di molto le ore trascorse davanti alla televisione e per la lettura di libri, mentre ottengono scarsi risultati le visite ai musei virtuali e gli spettacoli dal vivo online. Ecco come sono cambiate le abitudini degli italiani in fatto di in fatto di consumi culturali durante l'emergenza coronavirus.
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L'indagine quantitativa di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg, delinea una panoramica completa circa gli effetti del Covid-19 e del lockdown per i consumi culturali degli italiani. Lo studio è stato compiuto attraverso interviste online, condotte dal 18 al 21 maggio, su un campione di 1001 italiani tra i 18 e 74 anni, rappresentativi della popolazione per genere, età, area geografica e ampiezza comune di residenza.
"Il digitale è stato il compagno di una fase difficilissima per tutti noi e ha dimostrato di poter essere, utilizzato con sapienza, un ottimo canale di diffusione della cultura. Ma alcune esperienze, come lo spettacolo dal vivo, difficilmente possono essere mediate da uno schermo. Per questo, ferma restando la possibilità di continuare ad utilizzare l'offerta digitale, crediamo che in breve tempo il pubblico tornerà a fruire di cultura dal vivo perché questo desiderio, anche durante il lockdown, non si è mai spento", ha affermato il presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, Carlo Fontana.
Coronavirus: i numeri della cultura durante il lockdown
La cultura si è spostata sul digitale nei mesi del lockdown per la pandemia: forte la crescita dei consumi televisivi che hanno registrato un +47%, della lettura di libri con un +14% e dell'ascolto di musica con un +7%. Mentre è diminuita la lettura di fumetti, -27%, e di riviste, -10%.
L'incremento significativo dei consumi e dei servizi culturali digitali è evidente, se si considera che il 34% degli intervistati ha utilizzato in misura maggiore le piattaforme in streaming a pagamento e un lettore su sei ha abbandonato la versione cartacea di quotidiani, riviste e fumetti in favore di quella digitale. Regge, invece, la lettura tradizionale dei libri sebbene, anche in questo caso, l’8% dei lettori sia passato in questi mesi all’e-book.
Al contrario della lettura, scarso successo per gli spettacoli dal vivo in digitale, che sono stati seguiti principalmente da quei fruitori che già prima del coronavirus tendevano ad assistere a queste attività soprattutto in forma gratuita. Flop anche per le visite virtuali a musei e siti archeologici. In pochi (solo il 4%) hanno approfittato della possibilità di visite virtuali a musei e siti archeologici, mentre la maggior parte (ben il 79%) non ha usufruito di questa opportunità sia perché non ne era a conoscenza (28%) che per libera scelta (51%).
Lo stress psicologico associato ai mesi di lockdown e l’elevato consumo di prodotti e servizi culturali in ambito informativo e formativo hanno modificato in profondità lo schema dei bisogni individuali in campo culturale. Cresce molto l’aspettativa legata al divertimento (+15 punti percentuali rispetto a dicembre 2019), al relax (+14 punti), il desidio di fare qualcosa di diverso e di uscire dalla routine.
In particolare, le limitazioni imposte alle attività dal vivo hanno alimentato il bisogno di riprendere le proprie abitudini, ma non per tutti gli appassionati. Anche tra questi prevale una generale cautela sia per l’evoluzione della situazione sanitaria che per la riorganizzazione dei servizi. In questo senso l’adozione di misure di prevenzione hanno un impatto positivo sulla predisposizione a partecipare ad eventi dal vivo.
Circa un italiano su tre si dice disponibile a pagare di più per assistere a eventi culturali dal vivo, una quota che tra gli appassionati arriva a superare anche il 50%.
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