Ancora troppi errori nella spesa dei fondi europei
Secondo la Corte dei Conti UE, nel 2020 oltre la metà della spesa controllata è stata ritenuta ad alto rischio, continuando ad essere inficiata da errori rilevanti. Un problema da risolvere, soprattutto ora che, con il Covid, i 27 paesi UE hanno deciso di fare per la prima volta debito comune per uscire dalla crisi.
Corte Conti UE: Italia penultima per la spesa dei fondi europei
Per il secondo anno consecutivo, la Corte dei Conti UE - cioè il revisore esterno indipendente dell’Unione europea - ha espresso un giudizio negativo sulla spesa dell’UE, ancora caratterizzata da troppi errori nei pagamenti.
La Corte ha infatti riscontrato che il livello complessivo delle irregolarità nelle spese dell’UE è rimasto stabile al 2,7% per il 2020 (stessa percentuale del 2019) e che l’anno scorso il 59% della spesa controllata è stata ritenuta ad alto rischio, un dato in aumento rispetto al 53% del 2019 così come alle percentuali segnalate negli esercizi precedenti.
Sempre nel 2020, inoltre, la Corte ha notificato 6 casi di frode presunta individuati nel corso delle attività di audit su cui adesso l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) ha avviato le indagini.
“In vista delle grandi sfide che abbiamo davanti, dobbiamo vigilare ancor di più sulla solidità finanziaria dell’UE”, ha quindi affermato il presidente della Corte, Klaus-Heiner Lehne, nel commentare i dati. “Nei prossimi sette anni, l’UE spenderà molto di più rispetto al periodo di programmazione precedente”, ha infatti spiegato Lehne, sottolineando come il programma di ripresa dal COVID-19 (che viene finanziato mediante l’emissione di debito pubblico) richieda “la necessità di effettuare controlli efficaci su come vengono spesi i soldi dell’UE nonché sull’ottenimento dei risultati attesi”.
Ritardi e irregolarità nella gestione dei fondi europei
La risposta dell’UE alla pandemia avrà un’incidenza molto marcata sulle finanze dell’UE. Nel 2021-2027 lo stanziamento combinato di fondi dallo strumento Next Generation EU (NGEU) e dal Quadro finanziario pluriennale (QFP) sarà infatti di ben 1.824 miliardi di euro, quasi il doppio dell’ammontare dei fondi spesi nel precedente periodo del QFP.
Alla luce di ciò, la Corte evidenzia il rischio di ritardi nell’avvio dell’esecuzione dei fondi a gestione concorrente nel periodo finanziario 2021-2027, ricordando come il ritardato avvio nella scorsa programmazione abbia inciso negativamente sull’attuazione di quei fondi.
A tal proposito i revisori UE segnalano come l’assorbimento dei Fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) da parte degli Stati membri continui ad essere più lento del previsto. A fine 2020 (l’ultimo anno dell’attuale bilancio settennale), infatti, solo il 55% dei finanziamenti UE decisi per il 2014-2020 era stato erogato, con notevoli differenze però tra Stato e Stato. Mentre la Finlandia, ad esempio, entro la fine del 2020 aveva assorbito il 79% della propria dotazione totale, i tre Stati membri in cui il tasso di assorbimento è stato il più basso (Italia, Croazia e Spagna) avevano utilizzato solo il 45% circa degli importi impegnati.
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