Finanza pubblica locale: Comuni al bivio tra risorse ingenti e problemi strutturali di spesa
Dopo l’austerity degli ultimi decenni, grazie al PNRR nelle casse dei Comuni italiani sono tornate a fluire risorse ingenti. La loro trasformazione in scuole, strade e servizi non è però scontata. Le amministrazioni locali, infatti, si trovano a fare i conti con tagli di personale e conti in rosso. Ciò vale soprattutto al Sud, dove l’effetto volano del PNRR servirebbe di più.
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A fare il punto sulla situazione della finanza pubblica locale italiana è l’11esima Conferenza nazionale dall’IFEL (Istituto per la finanza e l’economia locale dell’ANCI). Nel corso della prima giornata di lavori, infatti, sono stati illustrati i numeri che ben fotografano la situazione a due facce in cui si trovano moltissimi Comuni italiani: da un latom l’arrivo di una quantità di fondi mai vista prima; dall’altro, la necessità di doverli gestire con organici ridotti al lumicino e spesso caratterizzati da risorse umane poco qualificate e, in molti casi, con conti ordinari in difficoltà che di fatto impediscono la realizzazione dell’opera per l'impossibilità di mantenerla negli anni futuri.
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Gli investimenti dei Comuni
Partiamo dai numeri legati agli investimenti. Il varo del PNRR ha rappresentato un'opportunità storica per i Comuni italiani che, negli anni pre-Covid, avevano assistito ad una ingente cura dimagrante dettata prima dai tagli orizzontali e poi dal Patto di stabilità. A parlar chiaro sono i numeri. Nel 2004 i Comuni italiani spendevano circa 16 miliardi di euro all’anno in investimenti, mentre nel 2017-2018 la spesa si era dimezzata a 8 miliardi all’anno.
Non sorprende, quindi, che l’arrivo del PNRR abbia rappresentato una boccata di ossigeno per i Comuni. Il Recovery plan, infatti, ha previsto complessivamente 40 miliardi di euro di interventi a favore dei Comuni, rappresentando un’opportunità senza precedenti ma anche una sfida immane per gli uffici.
A queste risorse si aggiungono poi quelle del nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei 2021-2027. La coincidenza storica del PNRR con l’avvio del nuovo settennato della Politica di Coesione europea, infatti, ha portato all’aggiunta di ulteriori 10,4 miliardi di euro destinati ai Comuni e provenienti dai fondi strutturali, a cui si sommano ulteriori 10 miliardi di risorse del Fondo sviluppo e coesione e ben 11 miliardi ancora disponibili dalla precedente programmazione 2014-2020.
Tutte queste risorse, unite ad altri residui provenienti da una pluralità di altri fonti, portano alla cifra monstre di 73,9 miliardi di euro.
I problemi dei Comuni nella gestione delle risorse
I dati delle risorse disponibili vanno letti, però, in tandem con quelli legati alla capacità di gestione di tali fondi e che vertono essenzialmente su due fronti: il personale e i conti non in ordine di molti Comuni.
Nel primo caso il risultato deriva anzitutto dai tagli alla spesa operati nei decenni passati, che hanno portato i Comuni italiani ad avere organici scarsi e spesso di qualità non sufficiente alle sfide presenti.
Anche in questo caso a parlare chiaro sono i numeri. Rispetto agli anni d’oro 2003-2004 in cui i Comuni investivano 16 miliardi l’anno, oggi le amministrazioni comunali hanno oltre 130mila dipendenti in meno (una riduzione del 27%) e quelli rimasti sono invecchiati.
La situazione più grave si trova al Sud dove, nonostante alcune segnali positivi legati alla ripresa degli investimenti comunali, il quadro resta più complesso.
I problemi maggiori sono al Sud
Oltre ai tradizionali problemi legati all'assenza del turnover, infatti, migliaia di Comuni meridionali soffrono anche il peso dei bilanci ordinari zoppicanti. Un tema di notevole rilevanza, perché si traduce nella plastica impossibilità di mantenere nel tempo l’opera o il servizio che si potrebbe realizzare con il PNRR.
Un esempio su tutti sono gli asili nido. Nonostante il PNRR abbia infatti previsto bandi ad hoc per la loro realizzazione, con un focus specifico al Sud dove la carenza di nidi è altissima, moltissimi Comuni (soprattutto meridionali) non hanno presentato progetti perché, una volta costruito il nido, il bilancio ordinario non gli permette di pagare il personale, le bollette o la mensa.
Se, pertanto, il primo problema (quello legato alla carenza di personale) si riflette sulla progettazione dell’intervento, il secondo problema (quello connesso ai bilanci) attiene alla possibilità di mantenere l'opera nel tempo.
Una tempesta perfetta che, come spesso avviene, si abbatte soprattutto sul Sud del Paese. Focalizzandoci sul tema dei bilanci, infatti, anche in questo caso i numeri parlano chiaro: in tutta Italia ad aver chiuso l’ultimo rendiconto in disavanzo sono stati infatti 1.294 Comuni, di cui però il 72,3% (cioè 935) si trova al Sud.
Ingrandendo la lente, emerge come per alcuni territori il problema sia diffusissimo. In Calabria ad avere i conti non in ordine è il 63% dei Comuni; in Sicilia il 52% e in Campania il 48%. Viceversa al Nord, in regioni come il Veneto i Comuni con i conti in rosso sono lo 0,89% e dati analoghi si trovano anche in Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte.
Nel mentre, le lancette per la realizzazione del PNRR continuano a girare, rappresentando una spada di Damocle per l’intero Paese, visto che l'arrivo effettivo delle risorse UE da parte di Bruxelles è legato a doppio filo alle opere realizzate.
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