I dubbi della Corte dei conti UE sui biocarburanti
L’UE ha stanziato 430 milioni di euro per progetti di ricerca e promozione dei biocarburanti, ma la loro diffusione si sta rivelando più lenta del previsto. Inoltre, i biocarburanti non sono sempre rispettosi dell’ambiente e la loro produzione è limitata da problemi di disponibilità di biomassa. Sono solo alcune delle ragioni per cui la Corte dei conti europea vede per questi combustibili un futuro incerto.
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I biocarburanti sono considerati un’alternativa ai combustibili fossili e in diverse delle sue strategie in materia di green transition Bruxelles li ha indicati come un mezzo in grado di contribuire a ridurre le emissioni di gas a effetto serra nel settore dei trasporti e a migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento dell’UE.
Ma non è tutto oro quel che luccica, almeno stando alla relazione pubblicata il 13 dicembre la Corte dei conti europea: “La strada che devono percorrere i biocarburanti è poco chiara e piena di asperità”, avvertono i giudici, “l’assenza di una prospettiva a lungo termine ha inciso sulla sicurezza degli investimenti, mentre i problemi di sostenibilità, la corsa alla biomassa e i costi elevati limitano la diffusione dei biocarburanti”.
Il primo dato che la Corte dei conti passa al setaccio riguarda i fondi europei dedicati ai biocarburanti: 430 milioni di euro nel periodo 2014-20, fondi dedicati soprattutto a progetti di ricerca e alla promozione di tali combustibili. “Il passaggio dalla fase iniziale di ricerca in laboratorio a quella di produzione può richiedere come minimo dieci anni”, spiegano i giudici contabili. “A ciò si aggiungono i frequenti cambiamenti nelle politiche, nella normativa e nelle priorità dell’UE relative ai biocarburanti, che hanno reso il settore meno allettante e hanno inciso sulle decisioni degli investitori”.
L’assenza di una tabella di marcia chiara è un problema messo in particolare evidenza dagli auditor della Corte. Per dirla con le parole di Nikolaos Milionis, il membro della Corte dei conti europea che ha diretto l’audit, “l’UE sta vagando senza una mappa e corre il rischio di non raggiungere la destinazione”.
La Corte europea fa anche un esempio, puntando il radar sul settore aviazione. Si tratta di un settore difficile da elettrificare, in cui i biocarburanti avanzati potrebbero rappresentare una buona opzione di decarbonizzazione. La normativa ReFuelEU Aviation, adottata nel corso dell’anno in attuazione del pacchetto Fit for 55, ha fissato il livello di carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF) – inclusi i biocarburanti – al 6% per il 2030, cioè a circa 2,76 milioni di tonnellate di petrolio equivalente. Al momento, però, la capacità di produzione potenziale nell’UE raggiunge a malapena un decimo di quella cifra.
Il problema però non è solo lo stato dell’arte attuale ma il fatto che “non esiste ancora una tabella di marcia a livello UE su come accelerarne la produzione, a differenza degli Stati Uniti”.
Il futuro dei biocarburanti, prosegue la Corte dei conti, è molto incerto anche nel settore del trasporto su strada: “la scommessa ambiziosa sulle auto elettriche e la fine della vendita di auto nuove a benzina e a diesel prevista per il 2035 potrebbero far sì che i biocarburanti non abbiano un futuro su larga scala nel settore del trasporto su strada dell’UE”.
E le questioni aperte secondo la Corte dei conti non finiscono qui. Oltre a quelli strategici, i biocarburanti pongono problemi di sostenibilità, disponibilità di biomassa e costi.
I benefici dei biocarburanti sull’ambiente sono spesso sovrastimati, avvertono i giudici. Ad esempio, i biocarburanti derivanti da materie prime che richiedono terreni coltivabili, e che quindi potrebbero portare a deforestazione, potrebbero incidere negativamente su biodiversità, suolo e acqua. Una situazione che suscita inevitabilmente questioni etiche riguardanti l’ordine di priorità tra beni alimentari e carburanti.
Inoltre, la disponibilità di biomassa limita la diffusione dei biocarburanti: la dipendenza da paesi terzi come Cina, Regno Unito, Malaysia e Indonesia per le importazioni di olio da cucina esausto è aumentata drasticamente a causa della crescente domanda di biomassa nel corso degli anni. “Il problema è che il settore dei biocarburanti si contende le materie prime con altri settori, in particolare quello alimentare, ma anche quello dei prodotti cosmetici, farmaceutici e delle bioplastiche”, sottolinea la Corte dei conti europea.
Ultimo, ma non ultimo, il problema costi: i biocarburanti sono più cari dei combustibili fossili e, di conseguenza, non sono ancora economicamente sostenibili. Le quote di emissione sono attualmente meno costose della riduzione delle emissioni di CO2 ottenuta utilizzando i biocarburanti, non sempre favorita dalle politiche di bilancio dei paesi dell’UE, evidenzia la Corte.
Foto di IADE-Michoko da Pixabay
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