Net-Zero Industry Act in Gazzetta UE. Come sarà finanziata la green tech europea
Il regolamento su un quadro di misure per rafforzare l'ecosistema europeo di produzione delle tecnologie a zero emissioni nette entrerà in vigore il 18 luglio. Di cosa si tratta e cosa implica in termini di finanziamenti per i player dell'industria europea.
Cuore dell’attuazione concreta del Green Deal Industrial Plan, il Net-Zero Industry Act è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale europea, dopo aver ricevuto l’ok definitivo dal Consiglio dell’UE a fine maggio 2024.
Il regolamento si pone un chiaro obiettivo: aumentare la capacità di produzione europea per la green tech. Si tratta, in effetti, da un lato di una risposta di Bruxelles all’IRA (Inflation Reduction Act) statunitense, la legge green voluta dall’amministrazione Biden che mette sul piatto circa 370 miliardi di dollari per rendere più sostenibile l’ecosistema industriale americano. Dall’altro, di un tentativo dell’UE di ridurre – e nel tempo eliminare – la dipendenza da Paesi terzi come la Cina che gestiscono a livello globale la produzione di tecnologie necessarie per la transizione energetica.
Presentato il 16 marzo 2023 dalla Commissione europea, il Net-Zero Industry Act, su cui si sono espressi a turno Parlamento e Consiglio, il 6 febbraio 2024 ha visto un accordo provvisorio su un testo comune delle due istituzioni europee. Un testo provvisorio che è stato poi approvato dalla plenaria del Parlamento il 25 aprile e confermato in via definitiva dal Consiglio il 27 maggio. Entrerà in vigore il 18 luglio 2024, 20 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Cosa prevede il Net-Zero Industry Act
Obiettivo principale del regolamento è che, entro il 2030, la capacità di produzione di tecnologie net-zero strategiche dell’UE raggiunga il 40% del fabbisogno di diffusione dell’Unione e il 15% del valore del mercato globale per tali tecnologie. Inoltre, la norma stabilisce un obiettivo specifico per la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCUS), con una capacità annua di iniezione di almeno 50 milioni di tonnellate di CO2 da raggiungere entro il 2030.
Le tecnologie a zero emissioni considerate strategiche perché già disponibili in commercio e con un buon potenziale per una rapida espansione, sono diverse ma ciò che le accomuna è che tutte rafforzano la competitività industriale dell’UE e la resilienza del sistema energetico, consentendo al tempo stesso la transizione verso l’energia pulita. Le tecnologie in questione sono:
- Solare fotovoltaico e termico;
- Elettrolizzatori e celle a combustibile;
- Eolico onshore e rinnovabili offshore;
- Biogas/biometano sostenibile;
- Batterie e stoccaggio;
- Cattura e stoccaggio del carbonio;
- Pompe di calore ed energia geotermica;
- Tecnologie di rete.
La legge supporta anche altre tecnologie a zero emissioni nette, tra cui tecnologie sostenibili per i combustibili alternativi (sustainable alternative fuels - SAF), tecnologie avanzate per produrre energia da processi nucleari con rifiuti minimi dal ciclo del combustibile, piccoli reattori modulari e relativi combustibili migliori della categoria.
Inoltre, con il nuovo regolamento viene ampliata la possibilità di comprendere l’intera catena di approvvigionamento, inclusi componenti, materiali e macchinari per la produzione di tecnologie a zero emissioni nette. Allo stesso tempo, il Net-Zero Industry Act lascia carta bianca ai singoli Stati prevedendo il diritto, per ogni Paese membro, di scegliere tra diverse fonti energetiche. In questo modo, i Paesi non sono obbligati a riconoscere come progetti strategici quelli relativi a una tecnologia che non rientra nel loro mix energetico.
Permessi accelerati per i progetti strategici del Net-Zero Industry Act
Tra i punti fondamentali del regolamento vi è la previsione di accelerare l’attuazione dei progetti di produzione di tecnologie a zero emissioni nette nei vari Paesi membri, prestando particolare attenzione alle PMI coinvolte. In altre parole, ai promotori dei progetti sono garantiti permessi accelerati per i progetti strategici per la decarbonizzazione dell’industria europea, pensati con l’intento di migliorare le condizioni per gli investimenti in tecnologie net-zero, riducendo così l’onere amministrativo per le imprese.
Nell’ambito del regolamento, sono previsti due tipi di progetti che possono essere finanziati:
- I progetti di produzione tecnologica a zero emissioni nette (o progetti regolari). Rientrano tra questi gli impianti commerciali previsti o l’ampliamento o la riconversione di impianti esistenti per la produzione di tecnologie a zero emissioni nette;
- I progetti strategici per tecnologie a zero emissioni nette. In questa categoria vi sono i progetti di produzione di tecnologie a zero emissioni nette, quelli di stoccaggio di CO2 o i progetti di infrastrutture per il trasporto di CO2 ubicati nell’Unione e che sono stati riconosciuti come strategici da uno Stato membro.
Secondo il testo del regolamento, vi sono scadenze precise per ciascun tipo di progetto. Per i grandi progetti manifatturieri con tecnologia a zero emissioni nette (più di 1 gigawatt), così come per quelli non misurati in gigawatt, il limite temporale per la consegna di un permesso per la costruzione o l’espansione è fissato a un massimo di 18 mesi. Per i progetti più piccoli (meno di 1 gigawatt), invece, il termine per la consegna del permesso è stabilito a 12 mesi.
Ai progetti strategici viene conferito uno status prioritario, per cui per loro le scadenze sono più brevi. A prescindere dai limiti temporali, inoltre, la procedura garantisce che tali progetti siano sicuri, protetti e sostenibili dal punto di vista ambientale e che rispettino i requisiti ambientali, sociali e di sicurezza.
Sempre in tema di progetti, il Net-Zero Industry Act, infine, stabilisce la semplificazione della procedura di autorizzazione, fissando scadenze massime per l’autorizzazione dei progetti in base alla loro portata e ai loro risultati. Il regolamento, infatti, prevede la creazione di “Distretti di accelerazione a zero emissioni nette”, che beneficiano di un processo di autorizzazione veloce, delegando ai Paesi membri parte della raccolta di informazioni per le valutazioni ambientali.
Net-Zero Industry Valleys
La normativa prevede anche la creazione di “valli” ad accelerazione netta, ovvero aree in cui si concentrano diverse imprese coinvolte in una determinata tecnologia. L’obiettivo delle valli è di creare cluster di attività industriali a zero emissioni in modo da aumentare l’attrattiva dell’Unione come luogo per le attività manifatturiere e snellire le procedure amministrative per la creazione di capacità manifatturiere a zero emissioni.
Appalti
Il Net-Zero Industry Act regola l’uso di regimi che incentivano l’acquisto di prodotti tecnologici a impatto zero e definisce i contributi di sostenibilità e resilienza nella procedure di appalto pubblico. Il contributo per la sostenibilità ambientale è un requisito minimo obbligatorio, quello per la resilienza invece viene applicato solo in presenza di una dipendenza da Paesi terzi superiore al 50% per una specifica tecnologia strategica net-zero. Tale livello di dipendenza viene valutato dalla Commissione.
Se l’applicazione del contributo alla resilienza e alla sostenibilità determina una differenza di costo eccessiva o se non sono state presentate offerte o richieste adeguate, le amministrazioni aggiudicatrici possono decidere di non applicare tali criteri.
Aste per la diffusione delle fonti rinnovabili
Il regolamento stabilisce anche che, quando uno Stato membro organizza un’asta per lo sviluppo di tecnologie legate alle energie rinnovabili, può applicare sia criteri di prequalificazione che di aggiudicazione non legati al prezzo, come la sostenibilità ambientale, il contributo all’innovazione e l’integrazione dei sistemi energetici. Tali criteri devono essere applicati ad almeno il 30% del volume messo all’asta ogni anno per Paese membro. Spetta poi alla Commissione definire i criteri per gli appalti e le aste e rivedere il volume messo all’asta alla luce di una valutazione del funzionamento del sistema.
Net-Zero Industry Academies
Altro focus del Net-Zero Industry Act sono le nuove misure volte a garantire la presenza di una forza lavoro qualificata a sostegno della produzione di tecnologie net-zero, inclusa la creazione di accademie per l'industria a zero emissioni (Net-Zero Industry Academies in inglese), che dovranno formare circa 100 mila lavoratori nei prossimi anni.
Spazi di sperimentazione normativa
Il regolamento permette agli Stati membri di istituire spazi di sperimentazione normativa (noti anche come sandbox normativi) per testare tecnologie innovative a zero emissioni e stimolare l’innovazione, in condizioni normative flessibili.
La piattaforma Net-Zero Europe
Dal punto di vista della governance del regolamento e degli investimenti ad esso connessi, gli enti normativi europei hanno deciso di lanciare una piattaforma apposita, la Net-Zero Europe Platform. Tale piattaforma, hub di coordinamento centrale, aiuta Commissione e Stati membri a coordinare le azioni e scambiare informazioni, anche in merito ai partenariati industriali Net-Zero.
La piattaforma, inoltre, è uno strumento utile anche per sostenere gli investimenti identificando le esigenze finanziarie, gli ostacoli e le migliori pratiche per i progetti in tutto il territorio europeo. Infine, promuove i contatti tra i settori net-zero dell’UE, ricorrendo in particolar modo alle alleanze industriali esistenti.
Banca europea dell’idrogeno
L’idrogeno è una delle tecnologie chiave del Net-Zero Industry Act. Aumentando la sua produzione, l’UE può ridurre l’uso di combustibili fossili nell’industria e rispondere alle esigenze dei settori difficili da elettrificare, rispettando allo stesso tempo gli obiettivi di REPowerEU e il percorso verso la neutralità climatica al 2050.
Il compito della Banca europea dell’idrogeno è proprio quello di sostenere l’adozione dell’idrogeno rinnovabile all’interno dell’UE e le importazioni da partner internazionali. La banca mira anche a sbloccare gli investimenti privati nelle catene del valore dell’idrogeno collegando in modo efficiente l’offerta di energia rinnovabile alla domanda e affrontando le sfide iniziali degli investimenti.
Sia la piattaforma Net-Zero Europe che la Banca europea dell’idrogeno hanno un ruolo importante nell’attirare gli investimenti nelle tecnologie a zero emissioni.
Finanziamenti: quali risorse saranno investite nella green tech secondo il Net-Zero Industry Act
Nei piani della Commissione, sul fronte degli investimenti l’obiettivo finale del regolamento deve essere che il valore del mercato globale della tecnologia a zero emissioni, entro il 2030, sia pari a 600 miliardi di euro all’anno.
Per raggiungere tale obiettivo, nel regolamento, sono previste diverse azioni, alcune delle quali già precedentemente citate:
- Ridurre gli oneri amministrativi per i progetti manifatturieri a zero emissioni snellendo i requisiti e facilitando le autorizzazioni;
- Garantire l’accesso alle informazioni;
- Facilitare l’accesso ai mercati nelle procedure di appalti pubblici e nelle aste;
- Sostenere la domanda privata dei consumatori;
- Incentivare l’innovazione tramite gli spazi di sperimentazione normativa.
Per garantire l’autonomia strategica dell’Unione e per creare una base solida e competitiva per la produzione delle tecnologie a zero emissioni nette, è fondamentale che i fautori dei progetti strategici possano accedere sia ai finanziamenti pubblici che a quelli privati. Tuttavia, la maggior parte degli investimenti necessari per conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo proviene dai capitali privati attratti tanto dalle potenzialità di crescita dell’ecosistema a zero emissioni nette quanto da un quadro strategico stabile e ambizioso. Mercati dei capitali ben funzionanti, profondi e integrati sono pertanto essenziali per mobilitare e convogliare i fondi necessari per la transizione verde e i progetti di produzione di tecnologie a zero emissioni nette. “Sono quindi necessari rapidi progressi verso l'unione dei mercati dei capitali affinché l'Unione consegua i suoi obiettivi in materia di azzeramento delle emissioni nette”, si legge nel testo del regolamento.
Anche l'agenda per la finanza sostenibile (e i finanziamenti misti) svolge un ruolo cruciale nell'incrementare gli investimenti nelle tecnologie a zero emissioni nette lungo le catene del valore, garantendo nel contempo la competitività del settore.
Qualora i soli investimenti privati non fossero sufficienti, l'effettiva realizzazione di progetti di produzione di tecnologie a zero emissioni nette potrebbe richiedere un sostegno pubblico, ad esempio sotto forma di garanzie, prestiti o investimenti azionari e quasi-azionari, evitando nel contempo distorsioni nel mercato interno. Tale sostegno pubblico può assumere anche la forma di aiuti di Stato, a patto che tali aiuti abbiano un effetto di incentivazione e siano necessari, mirati, temporanei, adeguati e proporzionati. Per mobilitare risorse nazionali a tal fine, gli Stati membri sono incoraggiati a spendere il 25% dei proventi dell'ETS (European Trading System, sistema per lo scambio delle quote di emissioni dell’UE) raccolti annualmente dalle aste ETS. Gli investimenti pubblici, sottolinea Bruxelles, possono concentrarsi in particolare sugli investimenti infrastrutturali necessari, sulla promozione dell'innovazione e sul potenziamento delle tecnologie pionieristiche.
Secondo quanto previsto dal Net-Zero Industry Act, inoltre, diversi programmi di finanziamento dell'Unione, come il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, InvestEU, i programmi della Politica di coesione o il Fondo per l’innovazione, permettono di finanziare investimenti in progetti di produzione di tecnologie a zero emissioni nette. La piattaforma STEP, in particolare, può contribuire a convogliare meglio gli attuali fondi dell’UE verso investimenti critici che mirano a sostenere lo sviluppo o la produzione di tecnologie essenziali, comprese le tecnologie pulite.
Per quanto riguarda InvestEU, programma faro dell’Unione volto a stimolare gli investimenti a favore della transizione verde e digitale, il regolamento sottolinea che può contribuire ad attrarre ulteriori capitali pubblici e privati. Gli Stati membri sono inoltre incoraggiati a contribuire al comparto degli Stati membri del fondo InvestEU per sostenere i prodotti finanziari disponibili per la produzione delle tecnologie a zero emissioni nette, fatte salve le norme applicabili in materia di aiuti di Stato.
Rispetto ai programmi della Politica di coesione, gli Stati membri possono utilizzarli per incoraggiare l'adozione di progetti strategici per tecnologie a zero emissioni nette e di progetti di produzione di tecnologie a zero emissioni nette in tutte le regioni, in particolare in quelle meno sviluppate e in transizione nonché nei territori che beneficiano del sostegno del Fondo per una transizione giusta, attraverso pacchetti di investimenti in infrastrutture e investimenti produttivi nell'innovazione, nelle capacità di produzione delle PMI, nei servizi e nella misura di formazione e miglioramento del livello delle competenze.
Anche il Fondo per l'innovazione fornisce una modalità molto promettente ed efficiente sotto il profilo dei costi per sostenere l'aumento della produzione e della diffusione dell'idrogeno pulito e di altre tecnologie a zero emissioni nette nell'Unione, rafforzando in tal modo la sovranità dell’UE per quanto riguarda le tecnologie chiave per l'azione per il clima e la sicurezza energetica.
Il provvedimento mette a disposizione degli Stati membri un ulteriore sostegno non rimborsabile di 20 miliardi di euro per promuovere l'efficienza energetica e sostituire i combustibili fossili attraverso, tra l'altro, progetti dell'industria a zero emissioni nette dell'Unione. Come sottolineato negli orientamenti della Commissione sui capitoli REPowerEU, gli Stati membri sono incoraggiati a includere nel capitolo dedicato a REPowerEU dei loro piani per la ripresa e la resilienza misure che sostengono gli investimenti nella produzione delle tecnologie a zero emissioni nette e nell'innovazione industriale.
Infine, in tema di investimenti, nel regolamento le istituzioni europee sottolineano la necessità di un migliore coordinamento tra Commissione e Stati membri per superare i limiti dell'attuale frammentazione degli sforzi di investimento pubblici e privati e agevolare l'integrazione e la redditività degli investimenti. Commissione e Paesi dell’UE dovrebbero anche creare sinergie tra i programmi di finanziamento esistenti a livello dell'Unione e nazionale, nonché migliorare il coordinamento e la collaborazione con l'industria e con i principali portatori di interessi del settore privato.
Testo del regolamento pubblicato in Gazzetta Ufficiale europea