Un riordino di definizioni e incentivi per incanalare bene gli investimenti privati
"Tutti a chiedere più soldi allo Stato, più fondi ora al MiMIT ora al MEF, ma per me basterebbe un riordino di definizioni e incentivi per incanalare bene gli investimenti privati per fare un salto quantico in avanti". L'opinione di Gianmarco Carnovale, Tech Entrepreneur, Venture Designer, Ecosystem Builder, Startup Policy Activist and Advocate, venture designer, dot-connector, forward thinker and change maker entrepreneur.
Cosa prevede la riforma degli incentivi
La distinzione tra i registri italiani delle startup e PMI innovative, dovrebbe essere semplicemente la seguente:
- startup innovativa: FA tecnologia propria, per erogare UN prodotto/servizio su BM scalabile;
- PMI innovativa: USA tecnologia (recente, se no anche un fornello da campo è 'tecnologia': cloud, AI, Web3, etc) di terzi, per erogare più prodotti/servizi su BM lineare.
Le startup innovative dovrebbero poter rimanere tali non più per 5 anni dalla costituzione come ora, ma per 3 anni dall'inizio dei ricavi, e poi ottenere proroghe dello status in caso di aumenti di capitale a sovrapprezzo da parte di investitori professionali o in caso di crescita dei ricavi (o dei clienti) superiore al 200% YoY.
In entrambi i casi, limite di fatturato annuo a 50 milioni prima di perdere condizioni agevolate (che è la soglia eurounitaria da grande impresa).
Gli incentivi per gli investimenti in capitale di rischio al 50% in de minimis dovrebbero essere dati solo alle startup innovative se ancora non hanno ricavi, 30% se già fatturano, entrambi vincolati a partecipazioni non qualificate (e meglio se vincolate all'uso di convertendo o SFP), e dovrebbe esserci una ulteriore detraibilità del 20% in caso di perdita/minusvalenza (come in UK).
Alle PMI innovative andrebbe lasciato solo il 30%.
Alle startup innovative andrebbe concessa la defiscalizzazione e decontribuzione totale dei benefit e del welfare a dipendenti e collaboratori, fino ad un massimo del doppio della componente economica del compenso, e la defiscalizzazione e decontribuzione totale di stock option e work for equity senza un massimo.
E ovviamente VIA IL MALEDETTO E FOLLE MINIMALE INPS SUI SOCI-AMMINISTRATORI che si deve versare anche se non ci si paga lo stipendio!
Il credito di imposta per ricerca e sviluppo andrebbe segmentato: 30% alle prime e 15% alle seconde, e calcolato trimestralmente, ma le startup innovative dovrebbero ricevere un riaccredito cash della somma come in Francia, e non "compensare", mentre la compensazione andrebbe lasciata alle PMI innovative.
Per le startup innovative l'estratto conto bancario dovrebbe valere come bilancio certificato, senza altri oneri burocratici, lasciandole dedicare al loro prodotto/servizio. La dichiarazione IVA solo quando si supera una soglia di fatturato annuo (in UK sono 65mila sterline).
E soprattutto inserirei la contestazione di reato di truffa allo Stato in capo ad amministratori e soci di controllo, in caso di attestazione falsa dei requisiti per accedere a questi status, con revoca della separazione patrimoniale per recuperare gli incentivi che non andavano goduti.
Se vogliamo iniziare a fare le cose sul serio e dare un senso di mercato ai registri e una proporzionalità agli incentivi.
My two cents.
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