Barca: spendere tutti i fondi Ue e migliorare la coesione territoriale
Italia fanalino di coda fra i paesi dell'Unione per l'utilizzo dei fondi di coesione. Una rotta da cambiare al più presto, come ammette, in un'intervista rilasciata a Euractiv.it, il ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca. Fra programmazioni di lungo termine e politiche di coesione, il ministro fa il punto della situazione.
Spendere il totale delle somme provenienti dai fondi di coesione Ue. Non solo, spendere bene quei fondi. “Tutti e bene”, questo lo slogan di Barca.
“Dobbiamo mirare a utilizzarli al 100%. Possiamo al più tollerare perdite marginali, come quelle che abbiamo subito al 31 dicembre 2011, quando abbiamo visto sfumare più o meno un milione e mezzo d’euro”. Impresa non facile, come ammette il ministro, che comunque non si illude di poter recuperare posizioni nel contesto europeo.
Ad oggi l'Italia è in fondo alla classifica dei paesi Ue per uso dei fondi di coesione. “Siamo talmente indietro che rimarremo il fanalino di coda. Ma l’importante è arrivare al traguardo dell’utilizzo al 100% delle somme disponibili”, ha dichiarato Barca, spendendo il tutto “molto rapidamente”, entro i termini.
La spesa dei fondi Ue si intreccia al concetto di coesione territoriale, nell'ambito della polemica che, nei mesi scorsi, ha visto contrapposti il ministro e i rappresentanti delle Regioni. Polemica che nasceva dall'ipotesi, proposta dal governo, di imporre target automatici nell'utilizzo dei fondi europei: le regioni che non avessero rispettato questi target avrebbero visto le risorse spostate su altri obiettivi.
Superata la polemica, grazie a un sistema di target condiviso da tutte le regioni, Barca ha indicato quella che, a suo parere, è la chiave per incentivare le politiche di coesione territoriale. Il punto “non sta nel fatto che il centro prenda dei soldi e li metta a disposizione dei livelli locali: questo è un ingrediente. La forza della politiche di sviluppo è che i finanziamenti aggiuntivi alle aree che sono in ritardo di sviluppo siano accompagnati da una presenza attenta e vigile e da una competenza anche fastidiosa delle autorità di governo nazionali e europee, che portano punti di vista e competenze alternativi e esprimono interessi generali rispetto a interessi particolari”.
Infine il ministro ha indicato alcuni aspetti da cambiare in una “politica complessa” come quella che coinvolge la coesione territoriale. Le amministrazioni centrali, innanzitutto, che finora hanno dato “incertezza finanziaria” e non hanno “saputo fornire un adeguato supporto di competenze a livello tecnico alle Regioni”. Queste ultime, poi, secondo Barca, devono addossarsi alcune responsabilità: “le Regioni, che hanno finito per agire spesso come Stati nazionali, hanno burocratizzato enormemente l’attività, spalmando spesso i fondi in molte direzioni, non interpretando le norme in modo sufficientemente equo e creando delle filiere così lunghe che quelli che fanno la programmazione non hanno idea di che cosa avvenga alla fine del processo”.
o