PNRR: i target formali non sono l'unico problema. Il caso degli incentivi 4.0 per l'economia circolare
I ritardi su alcuni dossier PNRR non vanno letti solo come questioni formali, legate cioè al raggiungimento degli obiettivi per il 2022 da cui dipendono le rate dei fondi europei. La questione è più articolata e riguarda la messa a terra di investimenti e riforme del Piano. Si veda il caso della revisione del credito d’imposta Transizione 4.0 per interventi a supporto dell’economia circolare: una misura prevista entro fine anno ma assente in Manovra e che rischia così di essere rimandata al 2023.
L’attenzione mediatica e politica sul PNRR si concentra sui ritardi accumulati da alcuni dossier - come quello sul potenziamento di asili nido e scuole dell’infanzia, su cui ha puntato in questi giorni la lente della Corte dei Conti - e sulla necessità di mettere al sicuro i 55 obiettivi previsti entro fine anno.
Attenzione sacrosanta considerato il fatto che dal raggiungimento degli obiettivi formali dipende la terza rata dei fondi europei per il Recovery.
Ma il Piano nazionale di ripresa e resilienza non è, o meglio non dovrebbe essere, solo legato a semplici formalità. L’intenzione con cui, in piena crisi pandemica, è stato adottato il Next Generation EU (da cui sono scaturiti i PNRR) è anzi estremamente concreta: sostenere la ripresa dei Paesi europei attraverso l’erogazione di fondi da rendere immediatamente disponibili per realizzare riforme e investimenti entro tempi certi e prestabiliti. Insomma, come ormai sappiamo bene, il cronoprogramma dei Recovery Plan è molto preciso e va rispettato. Ogni progetto di riforma e ogni investimento previsto dal PNRR ha una data di scadenza. E queste scadenze non dovrebbero essere solo formalmente rispettate ma realizzate concretamente. E’ così? Non sempre e, soprattutto, non è così semplice da verificare.
Come denunciato nei giorni scorsi da centinaia di organizzazioni aderenti alla campagna Dati bene comune, le informazioni di dettaglio sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e sulla sua gestione sono insufficienti e seguire la messa a terra di un progetto non è semplice.
Si prenda il caso di un progetto di riforma PNRR per l’economia circolare, un settore d’eccellenza per l’Italia.
I ritardi sulla strategia nazionale per l’economia circolare prevista dal PNRR
Se l’Italia intende mantenere il ruolo di leadership in Europa nella circular economy non può non avere una strategia ben progettata. E’ con questo spirito che il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha previsto un progetto di riforma molto importante e atteso da tempo dagli addetti ai lavori: la strategia nazionale per l’economia circolare, da adottare entro giugno 2022.
Strategia approvata in effetti a metà 2022 tramite il decreto n. 259 del 24 giugno 2022 dell’allora Ministero della Transizione Ecologica.
Tuttavia il decreto non risulta pubblicato in Gazzetta ufficiale e non è quindi chiaro se sia effettivamente entrato in vigore.
Ma al di là delle formalità, quel che preoccupa è la mancata adozione di misure previste espressamente non solo dalla strategia ma dal cronoprogramma collegato adottato dal Ministero a settembre. Si tratta di un documento “di attuazione delle misure prioritarie inserite nella Strategia nazionale per l’economia circolare” e che ne costituisce “parte integrante e sostanziale”, si legge nel decreto ministeriale n. 342 del 19 settembre 2022 con cui l’ex MiTE ha adottato il cronoprogramma.
Perché è importante questo documento? Perché, come suggerisce il nome, detta la tabella di marcia da seguire dando così dei riferimenti temporali certi. Ma alcuni di questi riferimenti rischiano già di essere disattesi.
E’ il caso della proposta di aggiornamento del Credito d'imposta Transizione 4.0 per interventi a supporto dell’economia circolare previsti nel cronoprogramma entro fine anno. Una scadenza difficile, se non impossibile, da rispettare, salvo sorprese nel passaggio parlamentare della manovra in Parlamento
Incentivi 4.0 per l’economia circolare: un'assenza pesante in Manovra
Entro fine anno, dunque, doveva arrivare il restyiling degli incentivi 4.0 con apertura agli interventi per l’economia circolare. Restyling che secondo le previsioni doveva essere incluso nella legge di bilancio 2023. Così non è stato.
In generale, le aziende che attendevano la finanziaria 2023 per una più ampia revisione dei bonus Transizione 4.0 sono rimaste deluse. Il ministro per le Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, nelle scorse settimane aveva spiegato che la revisione dei crediti d’imposta 4.0 avrà un suo spazio normativo ad hoc nel 2023. E lì forse potrebbe trovare spazio anche l’apertura di tali incentivi all’economia circolare.
Ma se anche così fosse, resta un fatto: salvo sorprese in Parlamento (dove però gli spazi di modifica alla legge di bilancio sono estremamente ridotti), la manovra disattende quanto previsto dal PNRR tramite il cronoprogramma della strategia nazionale per l’economia circolare.
“L’ultimo treno che passa quest’anno, oltre che il più importante, è la Manovra. Nel cronoprogramma si parlava esplicitamente di aggiornamento del credito d’imposta 4.0 per interventi a supporto dell’economia circolare. Cosa che, ahi noi, non c’è in legge di bilancio né figurano altre misure riguardanti più complessivamente Transizione 4.0”, spiegava in questa intervista Fabrizio Vigni, coordinatore del Circular Economy Network. “Se viene a mancare questa leva è un bel guaio per le prospettive dell’economia circolare di un paese come l’Italia che è tra i più virtuosi in Europa, non possiamo permetterci di frenare”, aggiungeva Vigni.
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