Codice Appalti, entrata in vigore rinviata di tre mesi
Una novità clamorosa è in arrivo per il Codice appalti. Non andrà in vigore da subito, ma sarà in parte sospeso per un periodo di tre mesi, lasciando in vigore il vecchio regolamento.
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Il cambiamento arriva per consentire all’Anac di preparare le sue linee guida insieme al ministero delle Infrastrutture. A chiederlo nelle scorse ore è stato il presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone. Sarà inserito nella versione finale del provvedimento, attesa al varo per il prossimo 18 aprile. E non sarà l’unico: dal subappalto al massimo ribasso, passando per l’in house, l’elenco delle correzioni che stanno prendendo forma in queste ore è lunghissimo. Ed è stato condiviso anche da un durissimo parere del Consiglio di Stato.
Il Codice, approvato a inizio marzo, è attualmente all’esame delle commissioni parlamentari di Camera e Senato, che stanno verificando eventuali correzioni da proporre nei prossimi giorni. All’inizio si pensava di assestare un numero limitato di aggiustamenti, sui problemi più rilevanti. Con il passare dei giorni, però, l’elenco degli emendamenti si è allungato a dismisura: l’approvazione finale in programma il prossimo 18 aprile, allora, assomiglierà molto a una riscrittura.
I decreti attuativi
Il tema più rilevante da affrontare è quello dell’entrata in vigore del nuovo sistema. Al momento il decreto legislativo prevede una valanga di decreti attuativi da licenziare per completare le previsioni del Codice: sono in tutto quaranta e, nella maggior parte dei casi, non vengono indicati termini per la loro approvazione. La riforma, così, rischia di rimanere zoppa per molto tempo. Una prima correzione cercherà di ridurre questi provvedimenti e di indicare sempre una data di approvazione.
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La questione della fase transitoria
L’altro problema è legato all’entrata in vigore delle nuove norme. Attualmente, la partenza è fissata per il prossimo 18 aprile: da quella data saranno cancellati il vecchio Codice e il vecchio regolamento e partiranno il nuovo Codice e le linee guida scritte dall’Anac per sostituire il Dpr n. 207/2010. Questo in teoria, perché la pratica si sta rivelando molto diversa.
Le correzioni chieste dal Parlamento
I lavori parlamentari, come detto, hanno portato a galla decine di correzioni. Per metterle tutte a segno serviranno ancora diversi giorni. Quindi, la commissione dell’Anac che deve lavorare alle linee guida non ha ancora a disposizione un testo consolidato sul quale innestare le sue norme. E non lo avrà prima di una decina di giorni, visto che per comporre il quadro del nuovo Codice manca anche il parere del Consiglio di Stato.
La scelta di Cantone
Per questi motivi, Cantone ha deciso di far saltare il banco e congelare tutto: all’entrata in vigore del Codice sarà previsto un periodo di congelamento di tre mesi, durante i quali resterà in vita il vecchio regolamento. In attesa delle linee guida Anac, allora, avremo un sistema ibrido.
Le altre correzioni
Ma l’elenco delle altre correzioni in arrivo è lunghissimo. Saranno ritoccate le norme sul subappalto, attraverso l’introduzione di un tetto massimo. Saranno riviste le regole sulle commissioni giudicatrici, dando più spazio ai commissari Anac. Molti ritocchi arriveranno sulla progettazione, dove lo stesso ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha ammesso che servono miglioramenti sull’appalto integrato, le soglie per il massimo ribasso, le cauzioni.
Ripensamenti sulla trattativa privata
Ancora, c’è in atto un ripensamento sulla trattativa privata: al momento la soglia per non fare una vera gara è fissata a un milione, ma potrebbe essere rivista. Così come saranno riviste le regole sull’in house per le concessionarie, con l’introduzione di sanzioni per chi non rispetta le indicazioni del decreto. Sul rating reputazionale delle imprese, necessario per appalti e finanziamenti, sarà attuato un riordino complessivo. E saranno riscritte, con molte precisazioni, le norme sul débat public alla francese.
Ance: ritoccare il massimo ribasso
In discussione, infine, c’è un ripensamento delle norme sul massimo ribasso, chiesto a gran voce dall’Ance e dal suo presidente, Claudio De Albertis. I costruttori vorrebbero portare la soglia per fare ricorso al prezzo più basso da un milione fino a 2,5 milioni di euro. In aggiunta, per evitare il blocco delle stazioni appaltanti, chiedono il reintegro dei meccanismi di esclusione automatica delle offerte anomale.
La bocciatura del Consiglio di Stato
E tutti questi dubbi, per rendere ancora più scivolosa la situazione, sono stati condivisi anche dal Consiglio di Stato. La sezione consultiva del tribunale amministrativo di secondo grado, infatti, ha appena pubblicato un parere durissimo che sostanzialmente boccia il testo uscito dal Consiglio dei ministri. Solo per citare i punti principali delle oltre duecento pagine di analisi, sono troppi i decreti attuativi previsti dal provvedimento. Le linee guida Anac-Mit sono inquadrate male dal punto di vista giuridico, perché sono un vero regolamento. La disciplina del rating reputazionale è troppo discrezionale. Le deroghe inserite nel Codice aprono troppi margini a violazioni dei principi generali. Il dibattituto pubblico alla francese dovrebbe essere da subito obbligatorio. Altre correzioni da aggiungere all'elenco.
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