Mercato unico digitale: Iva e Pmi, emergono i primi dubbi
La strategia della Commissione europea sul Mercato unico digitale incassa le prime critiche. Al Parlamento europeo non piacciono almeno tre aspetti: la scarsa tutela delle PMI, i tempi di attuazione e la tassazione.
Dopo il coro di pareri positivi arrivati nelle prime ore, il Digital single market comincia a mostrare qualche falla. Sono stati i parlamentari europei a sottolineare gli aspetti della strategia della Commissione sui quali bisognerà lavorare nei prossimi mesi. Il testo, anzitutto, considera poco le esigenze delle piccole e medie imprese, privilegiando i giganti delle Tlc. Poi, presenta diverse incertezze sul fronte della tassazione Iva. E, infine, rischia di essere attuato in tempi troppo lunghi.
Troppe tutele per i giganti delle Tlc
“Bisognerebbe fare di più per le piccole e medie imprese che oggi sono molto limitate e che devono pagare troppo per superare i confini nazionali, non c’è solo Amazon”. Le parole arrivano da diversi deputati del gruppo Alde e rispecchiano la principale perplessità dell’assemblea sul pacchetto presentato dalla Commissione: le PMI non sono adeguatamente considerate nella strategia, che pare invece tagliata su misura delle grandi multinazionali.
Sviluppare il commercio elettronico
David Borrelli del M5S batte sullo stesso punto. “Ad oggi solo il 7% delle PMI vende fuori dal proprio paese. Su questo resta molta strada da percorrere. Sviluppare il commercio elettronico è la nuova frontiera. Dobbiamo semplificare e rendere più chiare le transazioni tra Stati membri”. Su questo, però, le indicazioni date dal commissario Andrus Ansip con la strategia sono piuttosto limitate.
Dubbi sul regime Iva
Marine Le Pen solleva la questione della tassazione. “Bisogna agire sul tema dell’Iva prima che crollino gli introiti. Il mancato pagamento dell’imposta da parte di molti operatori Internet è un grande problema. Il mercato unico digitale non fa le scelte giuste su questo, ed è destinato a fallire. Penso agli ebook, che prima erano tassati al 5% e ora sono arrivati al 20%, proprio per obbedire alle indicazioni di Bruxelles”. Diversi deputati britannici, sul punto, denunciano come l’Ue “vuole armonizzare tutto in maniera ossessiva e questo crea problemi sui regimi Iva”.
Perplessità sui tempi
Un problema, poi, è costituito dai tempi. “Chiediamo alla Commissione di definire i diversi punti nel programma di azione e di farlo quanto prima. Ogni ritardo permetterà agli stati membri di addurre pretesti per bloccare il regolamento”, è stato ripetuto più volte. L’attuazione di tutti i punti della strategia sembra un percorso parecchio lungo.
Attuazione entro due anni
Sul punto, però, è lo stesso Ansip a rassicurare. “Non vogliamo ridurci alla fine del nostro mandato, c’è un senso di urgenza nella Commissione. Faremo tutto quest’anno o il prossimo. Il Digital single market non è un fine ma è solo un punto di partenza, ho intenzione di portare avanti una cooperazione fruttuosa con il Parlamento e i paesi membri nel corso del prossimo anno”.
Sostenere il diritto d'autore
Infine, bisogna fare più attenzione ai contenuti. “L’innovazione è fondamentale ma Internet deve restare la sede dell’innovazione e della creatività, deve restare aperto alle persone e alle PMI”. Quindi, come spiega la parlamentare francese Francois Grossetête: “L’Europa deve creare digitale e non soltanto usufruirne. Quindi, bisogna sostenere il diritto d’autore”.
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