Codice Appalti - correttivo approda in Cdm, le modifiche in arrivo
Domani il correttivo al Codice appalti approda in Consiglio dei ministri. E sono già molte le modifiche in arrivo per il settore.
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L’ultimo allungo verso l’approvazione del correttivo parte ufficialmente domani. Chiusa la fase di consultazione, il Ministero delle Infrastrutture porterà in Cdm la prima versione del suo correttivo alla riforma degli appalti. A quel punto, ci sarà un mese e mezzo per approvare il testo finale e, su molti punti, è già alta la probabilità di interventi: subappalto, appalto integrato, concessioni, qualificazione delle amministrazioni.
Il calendario dei lavori
Partiamo dal calendario. Venerdì scorso il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha fatto le prime comunicazioni in Consiglio dei ministri sul correttivo. Poi, ha aperto una consultazione, che si chiuderà oggi a mezzanotte ma della quale si stanno raccogliendo già i primi risultati.
Primo passaggio in Cdm
Domani è previsto, alla fine di questa fase di valutazione del mercato, il primo passaggio formale in Consiglio dei ministri, che apre un percorso con una scadenza già fissata: il 19 aprile, quando il correttivo dovrà entrare in vigore, in base alla legge delega. In mezzo ci sono ancora diversi step da completare.
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Le consultazioni
Dopo il Cdm di domani, infatti, bisognerà andare davanti al Parlamento per i pareri e, poi, in Consiglio di Stato e alla Conferenza unificata. Queste tre consultazioni potranno occupare al massimo lo spazio di un mese. Le scadenze, insomma, sono molto ravvicinate ed è alto il rischio di arrivare in ritardo, come era avvenuto già per la prima approvazione della riforma. Marzo, comunque, sarà il mese chiave.
Gli emendamenti probabili
Gli ostacoli sul cammino non mancheranno. Da diverse parti, infatti, sono già state richieste parecchie modifiche rispetto alla versione iniziale del testo. Il correttivo, per adesso, assomiglia a un catalogo di tutti gli emendamenti chiesti dagli stakeholder. Su alcune scelte è possibile, allora, che si torni indietro.
In questo senso, ad esempio, è stata indicativa l’audizione del ministro Graziano Delrio presso le commissioni parlamentari della scorsa settimana. Qui si è parlato esplicitamente di alcuni punti della bozza da considerare fuori delega e di passaggi sui quali l’approccio andrebbe rivisto radicalmente.
Appalto integrato
Succede sull’appalto integrato. Qui il testo allarga il perimetro delle deroghe rispetto al Codice attualmente in vigore, riportando in vita lo strumento. Una scelta che non sta piacendo a molti e che è probabile che venga rivista, soprattutto perché tradisce l’impostazione originaria della riforma.
Subappalto
Ancora, è già in corso un vero e proprio scontro sulla materia dei subappalti. In questo caso il correttivo torna al passato: il nuovo assetto, in sostanza, riporta le imprese specialistiche a un ruolo unicamente ausiliario e manda in cantina il modello dei raggruppamenti temporanei. Una scelta che non piace a molti e sulla quale si potrebbe tornare.
Stazioni appaltanti
Discorso simile per gli interventi sulle stazioni appaltanti. Il correttivo, su questo punto, ammorbidisce gli obblighi di qualificazione e allarga il perimetro delle amministrazioni che possono evitare di qualificarsi. Anche in questo caso, si tratta di un’inversione di tendenza rispetto alla versione originale del Codice.
Concessionarie e in house
E non sono escluse manovre neppure sulla delicatissima materia delle concessionarie. In questo caso il Codice accoglie un accordo siglato mesi fa tra sindacati e Ministero delle Infrastrutture, allargando il perimetro dei lavori che non andranno in gara. Questo, però, non piace a molte imprese che, invece, vorrebbero quelle gare e una maggiore apertura del mercato. Il rischio è che il correttivo debba rivedere le sue posizioni.
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