Decreto-legge Ambiente, i temi del provvedimento approvato in CdM

Foto di Tim Mossholder da UnsplashDalla semplificazione dei procedimenti di valutazione ambientale alle norme volte a gestire la crisi idrica, dalle misure urgenti per l’economia circolare, al contrasto al dissesto idrogeologico. Sono questi gli ambiti su cui agisce il nuovo decreto legge approvato in Consiglio dei Ministri (CdM).

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Il dl Ambiente appena approvato, come sottolineato dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, intende portare chiarezza e “regole più semplici in settori fondamentali per la transizione”. Un processo di semplificazione evidenziato anche dal viceministro Vannia Gava, che ha lavorato personalmente al decreto, e che ha ribadito, a seguito dell’approvazione in CdM, come il nuovo provvedimento - oltre a semplificare le procedure autorizzative - rafforza gli approvvigionamenti nazionali, promuove l’economia circolare “facilitando il lavoro delle imprese” e mette in sicurezza il territorio da siccità e alluvioni. 

Cosa prevede il decreto Ambiente 

In attesa della pubblicazione del testo ufficiale, dalla bozza di decreto attualmente in circolazione un primo punto su cui interviene il nuovo provvedimento all’articolo 1 - nell’ambito dei procedimenti di valutazione ambientale - è lo snellimento dei processi tramite cui vengono trattate le numerose istanze da sottoporre alle Commissioni di valutazione ambientale VIA-VAS e PNRR-PNIEC. Modificando alcune disposizioni del Testo Unico Ambientale (TUA, decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152), il decreto prevede un ordine di priorità per la trattazione delle istanze, da definirsi con successivo decreto ministeriale, che dia la precedenza anzitutto ai progetti di interesse strategico nazionale, con particolare attenzione all’affidabilità, alla sostenibilità tecnico-economica, al contributo agli obiettivi del PNIEC (Piano nazionale per l’energia e il clima), all’attuazione di investimenti PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e alla valorizzazione dell’esistente. 

Un secondo tema su cui interviene il nuovo provvedimento, nell’ambito delle “Disposizioni urgenti per coniugare le esigenze di salvaguardia dell’ambiente con le esigenze di sicurezza degli approvvigionamenti”, è il divieto di conferimento di permessi di ricerca e di concessione di coltivazione di idrocarburi liquidi (ovvero di concessioni petrolifere) sul territorio nazionale e a mare. L’amministrazione competente, però, qualora rilasci delle proroghe delle concessioni, può tenere conto delle “riserve e del potenziale minerario ancora da produrre e dei tempi necessari per completare la produzione delle riserve medesime fino alla durata di vita utile del giacimento”. 

Per quanto concerne una questione molto attuale, quella della crisi idrica, la bozza di decreto attualmente in circolazione all’articolo 3 introduce delle modifiche al Testo Unico Ambientale. Da sottolineare in particolare il ricorso al termine “riuso”, ovvero il riciclaggio delle acque reflue trattate per fini diversi da quelli del loro utilizzo iniziale. Sempre in ottica di promozione del riuso delle risorse idriche, il provvedimento introduce il concetto di “acque affinate”, ovvero quelle acque che - trattate in appositi impianti di affinamento - possono essere riutilizzate, soprattutto per scopi agricoli. 

Altra tematica rilevante per la transizione green su cui interviene il decreto è quella dell’economia circolare. A tal proposito, il provvedimento prevede di conferire alla direzione generale del MASE competente in materia 100mila euro all’anno in più dal 2024. La bozza di decreto specifica anche da dove attingere per garantire questo aumento nella remunerazione della direzione generale: “Agli oneri dei 100mila euro si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2024-2025, nell’ambito del programma “Fondi di riserva e speciali” della missione “Fondi da ripartire” dello stato di previsione del MEF per l’anno 2024, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al MASE”. Sempre in ambito di economia circolare, viene rafforzato l’Albo Nazionale Gestori Ambientali con l’ingresso di due membri nel Comitato nazionale dell’albo, uno designato dalle organizzazioni che rappresentano gli autotrasportatori, l’altro dai rappresentanti dei gestori di rifiuti. 

Proprio in tema di gestione di rifiuti, il decreto stabilisce anche che dal 2026 venga istituito, al fine di garantire un sostegno qualificato, il Nucleo End of Waste (NEW) che fa capo al Ministero. I cinque membri che lo costituiranno saranno docenti o ricercatori universitari, con competenze tecniche e giuridiche. Il provvedimento, inoltre, prevede un certo grado di semplificazione anche in questo ambito, in particolare nel processo di individuazione del Responsabile Tecnico Gestione Rifiuti delle piccole imprese, permettendo di trovare la figura professionale senza gravare economicamente sulle imprese. 

Tra le tematiche interessate dal nuovo decreto emerge anche il recupero di materie prime critiche dai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), un tema fondamentale per garantire all’Italia una posizione di rilievo nel mercato delle materie prime critiche, molte delle quali attualmente di monopolio della Cina. Per raggiungere questo obiettivo, il provvedimento mira a potenziare i progetti di sensibilizzazione dei cittadini sulla raccolta differenziata dei RAEE. Entro il 30 aprile di ogni anno, i sistemi collettivi RAEE - costituiti da consorzi di produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) - devono inviare al MASE una relazione dettagliata sui programmi di comunicazione, allegando documenti contabili sui costi sostenuti. E, sempre nell’ottica di spingere i cittadini verso la raccolta separata dei RAEE, il decreto chiede ai distributori di ritirare gratuitamente l’apparecchiatura obsoleta, nel momento in cui ne recapitano una nuova. 

Infine, tra le questioni affrontate nel decreto, una menzione la merita anche la tutela del suolo e la lotta al dissesto idrogeologico, per cui il provvedimento individua misure per la programmazione e il monitoraggio degli interventi per garantire una certa interoperabilità tra le banche date esistenti. La misura rafforza, inoltre, i poteri dei presidenti di Regione nella loro veste di commissari di governo per il contrasto del dissesto idrogeologico prevedendo un meccanismo di revoca delle risorse per gli interventi (finanziati col fondo progettazione) che non abbiano raggiunto un determinato livello di progettualità.

Per maggiori informazioni, consulta la bozza del decreto Ambiente

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