PAC post 2020: negoziato da rifare dopo le elezioni europee?
Entro il 3 dicembre gli eurodeputati dovranno presentare gli emendamenti sul progetto di riforma della Politica Agricola Comune (PAC) post 2020. Ma il voto in plenaria, che renderebbe l'accordo vincolante per il prossimo Parlamento europeo, sembra ormai un obiettivo impossibile.
> La Proposta della Commissione per la PAC post 2020
La commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha avviato il dibattito sui tre atti legislativi che compongono il pacchetto proposto dalla Commissione europea per la Politica agricola comune (PAC) post 2020, ma senza un voto in plenaria le elezioni europee rischiano di riportare il negoziato al punto di partenza.
Emendamenti in ComAgri entro il 3 dicembre
Mercoledì gli eurodeputati hanno discusso i report sul regolamento orizzontale in materia di finanziamento, gestione e monitoraggio della PAC, con la relatrice Ulrike Müller (ALDE), sui Piani strategici nazionali, della relatrice Esther Herranz García (PPE), e sull'organizzazione comune di mercato dei prodotti agricoli (OCM), con il relatore Eric Andrieu (S&D).
"La mia relazione mira a creare un quadro legislativo che semplifichi e modernizzi il sistema di gestione e controllo della PAC e ne migliori l'attuazione”, ha spiegato Müller, che ha chiesto di chiarire le competenze degli organi di governo e di sfruttare le sinergie derivanti dalla fusione tra I e II pilastro all'interno dei Piani strategici nazionali, evitando sovrapposizioni.
Secondo la relatrice, inoltre, gli Stati membri dovrebbero poter esentare gli agricoltori dalle sanzioni amministrative di rilievo ridotto, mentre le penalità dovrebbero aumentare nei casi di non conformità ripetuta.
L'eurodeputata ALDE ha anche chiesto un finanziamento adeguato e indipendente per la riserva di crisi, che a suo avviso dovrebbe concentrarsi esclusivamente sulle emergenze e non sulla gestione del mercato. Tra le proposte anche quella di rendere biennali, e non annuali, gli obblighi di rendicontazione delle prestazioni, alla luce dei nuovi impegni collegati alla valutazione degli output.
> Financing, management and monitoring of the common agricultural policy
Quanto ai Piani strategici nazionali, la relatrice Esther Herranz García (PPE) ha sottolineato la necessità di trovare un giusto equilibrio tra un corpo di regole comuni a livello UE, da una parte, e il maggiore spazio di manovra concesso agli Stati membri, dall'altra, per evitare che il nuovo modello di gestione della PAC conduca a distorsioni della concorrenza nel mercato interno.
Alla luce della complessità connessa all'elaborazione e adozione dei nuovi Piani, la relatrice ha anche proposto di rinviarne l'applicazione al 2023, così da evitare ritardi nei pagamenti agli agricoltori, e di prevedere un'autorità di gestione distinta per lo sviluppo rurale, anziché un unico ente responsabile per entrambi i pilastri.
> Strategic plans to be drawn up by Member States
Un quadro efficace per la prevenzione e la gestione delle crisi è la principale proposta del relatore sull'organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (OCM), Eric Andrieu (S&D), secondo cui serve una riforma che risponda “alle sfide climatiche, ambientali e di reddito degli agricoltori, una vera revisione delle regole per rafforzare la regolamentazione del mercato e aiutare gli agricoltori a gestire la volatilità dei prezzi e la concentrazione a valle”.
Andrieu ha proposto anche di estendere il sistema di riduzione volontaria della produzione a tutti i settori in crisi e di ampliare le regole di gestione dell'offerta per prodotti di qualità al di là di formaggio, prosciutto e vino geograficamente protetti. Tra le richieste anche l'estensione dello schema delle autorizzazioni per le piantagioni di viti oltre il 2030, con una revisione intermedia nel 2023, e nuove regole in materia di etichettatura obbligatoria.
> Common organisation of the markets in agricultural products
Gli emendamenti sui tre progetti di relazione dovranno essere presentati entro il 3 dicembre, per poi procedere nel mese di gennaio al confronto tra i gruppi politici e arrivare al voto sulle tre relazioni in commissione Agricoltura per metà febbraio.
De Castro, attenzione a rischi Piani strategici nazionali
Il voto in commissione sarà probabilmente l'ultimo passaggio che il PE riuscirà a compiere prima delle elezioni europee. Il via libera in plenaria sarebbe impegnativo anche nei confronti del prossimo Parlamento europeo, ma data la ristrettezza dei tempi difficilmente si riuscirà a consegnare un mandato vincolante per la prossima legislatura, ha commentato nei giorni scorsi il primo vicepresidente della ComAgri, Paolo De Castro (S&D), in audizione presso le commissioni Agricoltura e Politiche UE di Camera e Senato.
A ostacolare il raggiungimento di un accordo definitivo sulla riforma della PAC è anzitutto l'incertezza sulle risorse destinate all'agricoltura nel Quadro finanziario pluriennale post 2020, la cui dotazione è fortemente condizionata dall'esito del negoziato sulla Brexit. Se gli Stati membri non aumenteranno i contributi all'Unione all'1,3% non sarà possibile compensare il gap provocato dall'uscita del Regno Unito, e insieme coprire le nuove spese, senza sacrificare le due politiche che oggi occupano circa il 70% del bilancio UE, cioè PAC e Coesione, ha sottolineato De Castro, precisando che il taglio del 5% alla PAC prospettato dal commissario Phil Hogan non corrisponde al 15% stimato dal PE.
> La proposta della Commissione per il bilancio UE 2021-2027
Le preoccupazioni non riguardano però solo la dotazione della PAC. La rinazionalizzazione della Politica Agricola Comune prospettata dai Piani strategici degli Stati membri non avrebbe impatto solo in termini di distorsione della concorrenza - perchè ogni Paese adotterebbe un piano che finanzia specifici settori in base alle proprie esigenze, creando un vulnus importante nel mercato unico - ma anche dal punto di vista finanziario.
In un Piano strategico nazionale unico che mette insieme il I e il II pilastro - ha osservato De Castro - non è facile capire quale sia la parte cofinanziata e quella finanziata al 100% dall'UE, quindi è alto il rischio di un cofinanziamento dell'intero Piano, e non solo dello sviluppo rurale. Secondo alcuni sarebbe questo l'obiettivo finale dell'intera operazione di riforma, ha aggiunto l'eurodeputato: “utilizzare i Piani strategici per togliere risorse a questa politica così dispendiosa”.
> Bilancio UE - le aspettative del Parlamento per la PAC post 2020
Photo credit: Matthias Ripp
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