Def: Pil positivo, crescita confermata nel 2015

 

Il Governo approva in via preliminare il Def. E rimanda al mittente le polemiche sulle nuove tasse in arrivo

Foto: Tiberio BarchielliPil positivo nel 2015, deficit sotto controllo e dieci miliardi di tagli per disinnescare le clausole di salvaguardia. Sono le tre novità più importanti che arrivano con il Def, il Documento di economia e finanza, approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri di lunedì e in attesa di un via libera definitivo nel CdM di venerdì.

In abbinata, l’Esecutivo approverà anche il Programma nazionale di riforme: sarà fondamentale per beneficiare della flessibilità europea nell’applicazione delle regole di bilancio.

Arriva il piano di riforme

Sotto il profilo europeo, il pezzo fondamentale del Def in arrivo è costituito dal Programma nazionale di riforme. Il Governo ha deciso di strutturarlo in maniera particolarmente precisa, per venire incontro alle richieste dell’Ue. Saranno indicate dodici aree di intervento, per le quali sarà fissato un vero e proprio cronoprogramma: per ogni riforma, cioè, Bruxelles avrà dei riferimenti temporali precisi.

Scatta la flessibilità

Secondo la comunicazione di gennaio della Commissione europea, Bruxelles può tenere conto degli interventi di riforma dei Paesi membri nel momento in cui giudica l’applicazione delle leggi di bilancio. Sarà, cioè, possibile deviare dal percorso di risanamento concordato con l’Unione nel caso in cui vengano fatti interventi incisivi sul sistema del proprio Paese. Il limite massimo di questa deviazione sarà pari a mezzo punto di Pil: un bonus che vale circa otto miliardi per Roma. Quindi, la posta in gioco con il programma di riforme è molto alta.

Renzi: Governo tutto impegnato

Il premier Matteo Renzi, alla fine del CdM, ha fatto anche il punto sullo stato delle riforme. “Tutto il Governo è impegnato su questo fronte: penso a quella costituzionale, alla legge elettorale, alla riforma della Pa, alla revisione del patto della salute, alla riflessione sul ruolo delle sovrintendenze, alla scuola, al Jobs act, al tema delle infrastrutture, al libro bianco della difesa, alla riorganizzazione degli enti locali”. Sul fronte dei decreti attuativi da licenziare, poi, “mancano meno di 600 provvedimenti contro i 900 dai quali eravamo partiti”.

Deficit sotto controllo

Altro tassello importante è quello macroeconomico. La crescita dovrebbe essere un po’ più alta dello 0,6% previsto all’inizio: si ipotizza un +0,7 per cento nel 2015, che arriverà all’1,4% nel 2016 e all’1,5% nel 2017. Il deficit, invece, dovrebbe attestarsi al 2,6% del Pil, con un discreto margine di sicurezza rispetto al tetto del 3% che farebbe scattare il cartellino giallo dell’Ue. Nel 2016, invece, dovremmo toccare un rapporto tra deficit e Pil all’1,8% per poi scendere allo 0,8% nel 2017. Per il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, si tratta di un “profilo di aggiustamento importante che permette di usare risorse per la crescita”.

Tagli alla spesa

Sul fronte della finanza pubblica, poi, l’intervento più importante riguarderà la spesa. L’obiettivo del Governo è sterilizzare una serie di clausole di salvaguardia che potrebbero far scattare aumenti di Iva e accise: secondo i numeri di Confcommercio potrebbero generare 54 miliardi di tasse in tre anni. Quindi, Palazzo Chigi e il Ministero dell’Economia si preparano a recuperare dieci miliardi da tagli alla macchina pubblica. Saranno toccati gli uffici territoriali, i corpi di polizia, le centrali uniche di acquisto e le partecipate degli enti locali. Il via libera definitivo al documento, comunque, arriverà soltanto venerdì. 

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