Legge di bilancio 2025: ecco cosa prevede l’emendamento Transizione 5.0

 

Photocredit: Camera dei DeputatiSono quattro le modifiche al credito d’imposta Transizione 5.0 previste dall’emendamento del governo alla legge di bilancio 2025 che, nonostante non sia stato ancora votato ufficialmente, può essere considerato certo. Si tratta della cumulabilità del tax credit 5.0 con altri incentivi, della riduzione delle aliquote a due scaglioni, di alcune semplificazioni sui calcoli relativi ai consumi e delle maggiorazioni per il fotovoltaico. Nel testo non figura invece la proroga dei tempi che però il Capo della segreteria tecnica del MIMIT, Marco Calabrò, ha annunciato che arriverà in un altro provvedimento.

Cosa prevede e come funziona il credito di imposta 5.0?

In questo modo, dopo due mesi di attesa, sta per prendere forma l’operazione di potenziamento e semplificazione del tax credit 5.0, la misura da 6,3 miliardi di euro arrivata con la revisione del PNRR di ormai un anno fa e diventata operativa in estate. 

Un incentivo importante per il tessuto produttivo italiano, che coniuga la transizione green con quella digitale, ma che in questi primi di mesi di operatività non ha riscontrato il successo sperato, come del resto confermano anche gli ultimi numeri dati da Calabrò durante l’evento del Competence center Made 4.0 svoltosi a Milano il 13 dicembre: 650 imprese richiedenti per un totale di incentivi prenotati pari a 200 milioni di euro.

Con l’approvazione dell’emendamento del governo su Transizione 5.0, invece, le cose dovrebbero cambiare, dato che le novità puntano a rendere l’agevolazione sia più appetibile, sia più facile. Ecco quindi cosa prevede l’emendamento 15.8 del Governo alla Legge di bilancio 2025 su Transizione 5.0.

Tutte le notizie finora circolate sulle novità in arrivo per il Piano 5.0

Emendamento Transizione 5.0: arriva la cumulabilità con ZES e altri fondi europei

Una delle novità più grandi contenute nell’emendamento 15.8 del Governo è la cumulabilità del credito d’imposta 5.0 con altri incentivi, una modifica che punta a rendere più appetibile l’agevolazione.

L’emendamento rende anzitutto cumulabile il Piano 5.0 con i crediti d’imposta ZES e ZLS, come del resto era stato già previsto dal vecchio emendamento Gelmetti al DL Fiscale, mai approvato.

Sul tema della cumulabilità, però, il nuovo emendamento va anche oltre, rendendo cumulabile 5.0 anche “con ulteriori agevolazioni previste nell’ambito dei programmi e strumenti dell’Unione europea, a condizione che il sostegno non copra le medesime quote di costo dei singoli investimenti del progetto di innovazione. Dall’applicazione del presente comma non può in ogni caso discendere il riconoscimento di un beneficio superiore al costo sostenuto”, si legge nel testo.

Una conquista importante ottenuta dall’Italia nel negoziato con Bruxelles che, come ha spiegato Calabrò, permette "di fatto” alle imprese di “utilizzare un incentivo e, sulla quota restante, qualsiasi altro incentivo. Si potrà, per esempio, anche cumulare Transizione 5.0 con gli incentivi regionali finanziati con le risorse europee”.

Transizione 5.0: le aliquote scendono a due

L’altra novità che di fatto potenzia la portata di fuoco di Transizione 5.0 è la soppressione di una aliquota di incentivazione, mediante l’unificazione dei primi due scaglioni e l’applicazione delle percentuali di aiuto più generose previste per il primo.

In questo modo, per gli investimenti fino a 10 milioni di euro le imprese potranno beneficiare di un'aliquota pari al 35%, permettendo a quegli investimenti compresi tra i 2,5 e i 10 milioni di euro - che finora rappresentano il secondo scaglione - di beneficiare delle percentuali più alte che erano state previste fino ad ora solo per gli investimenti fino a 2,5 milioni.

L’unificazione dei primi due scaglioni vale anche per le maggiorazioni previste in caso la riduzione dei consumi sia maggiore del livello minimo previsto. In questo modo per investimenti fino a 10 milioni di euro, le aliquote salgono al 40% quando gli investimenti consentono un risparmio energetico del 6% sull’impianto o del 10% sul processo. E al 45% quando il risparmio energetico è pari al 10% sull’impianto o al 15% sul processo.

Rispetto all’emendamento Gelmetti, le novità sulle aliquote previste dall’emendamento alla Manovra interessano solo gli scaglioni (che scendono a due) e non anche un aumento complessivo delle percentuali di aiuto. Una differenza che, come ha chiarito Calabrò, si spiega con il fatto che l'emendamento 15.8 del governo prevede - come già detto - la cumulabilità con altri incentivi finanziati dai fondi europei (cosa che non era stata prevista dall’emendamneto al DL Fiscale).

Transizione 5.0: le maggiorazioni per il fotovoltaico

Rispetto, invece, alle novità ventilate nelle scorse settimane sul fronte degli incentivi per il fotovoltaico, l'emendamento del governo alla legge di bilancio su 5.0 conferma quanto era già circolato.

Per favorire l'acquisto di pannelli e moduli fotovoltaici made in Europe, infatti, l'emendamento modifica lo schema delle maggiorazioni previste dal tax credit 5.0 nel caso di installazione di pannelli fotovoltaici, incentivando anche quella dei pannelli con efficienza ≥ 21,5% prodotti in UE

Alla base delle modifiche vi sono due motivi. Il primo è il fatto che le due tipologie di pannelli attualmente previsti da 5.0 non sono in realtà disponibili sul mercato. Il secondo è che i pannelli con efficienza ≥ 21,5% prodotti all’interno dell’Europa scontano una concorrenza molto pesante con quelli cinesi che costano fino a 2,5 volte in meno.

In questo modo, quindi, l'emendamento su Transizione 5.0 dovrebbe riuscire ad incentivare il mercato del fotovoltaico italiano ed europeo, rendendolo più appetibile rispetto a quello cinese a basso costo.

Le semplificazioni su Transizione 5.0

Infine l'emendamento del governo su Transizione 5.0 prevede anche due novità che puntano a semplificare l’accesso alla misura, che le imprese hanno lamentato essere troppo difficile.

La prima semplificazione agisce sul calcolo dei risparmi di consumi energetici conseguiti nel caso di sostituzione di macchinari obsoleti che hanno completato da oltre 24 mesi il loro piano di ammortamento. Dal momento che si tratta di macchinari molto vetusti, il MIMIT ha deciso di dare per scontato che l'installazione di nuovi macchinari “caratterizzati da un miglioramento dell'efficienza energetica verificabile sulla base di quanto previsto da norme di settore ovvero di prassi”, contribuisca “al risparmio energetico complessivo della struttura produttiva ovvero dei processi interessati dall'investimento, rispettivamente in misura pari al 3% e al 5%”, lasciando comunque la possibilità per le imprese di “di dimostrare una contribuzione al risparmio energetico superiore alle misure” prima indicate.

La seconda semplificazione arriva, invece, quando “i progetti di innovazione sono realizzati tramite una ESCo in presenza di un contratto di EPC (Energy Performance Contract) nel quale sia espressamente previsto l'impegno a conseguire il raggiungimento di una riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva localizzata nel territorio nazionale non inferiore al 3% o, in alternativa, una riduzione dei consumi energetici dei processi interessati dall'investimento non inferiore al 5%”, si legge nell’emendamento. Questo perché, come ha spiegato Calabrò, “la presenza di un “contratto finalizzato al miglioramento delle performance energetiche è già di per sé garanzia che il risultato (di risparmio energetico, ndr) sarà conseguito".

Transizione 5.0: più tempo per gli investimenti

Nell'emendamento del governo su Transizione 5.0 inserito nella legge di bilancio non figura, invece, l’allungamento dei tempi dal 31 dicembre 2025 al 30 aprile 2026 per concludere gli investimenti.

La modifica, ha spiegato infatti Calabrò a Milano, arriverà in un prossimo provvedimento, dato che su questo tema “abbiamo l’OK della Commissione”. 

Una dilatazione dei tempi che sarà resa possibile dal fatto che “il Governo si assumerà l’onere di comprimere i tempi di rendicontazione, garantendo alla Commissione il rispetto della scadenza del 30 giugno 2026, cioè in due soli mesi dalla conclusione delle pratiche”, ha aggiunto Calabrò, confermando una novità di cui si parla da settimane.

Transizione 5.0 e l’ampliamento alle energivore

Niente da fare, invece, sul principio DNSH. “Stiamo ancora discutendo con la Commissione sull’opportunità di non escludere dall’incentivo le imprese energivore, che proprio perché grandi consumatori di energia potrebbero generare importanti riduzioni dei consumi a beneficio di tutti”, ha infine spiegato Calabrò, confermando che anche questa volta le modifiche a Transizione 5.0 non toccheranno questo aspetto.

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