Cosa prevede il ddl per lo sviluppo delle isole minori
Uno strumento di programmazione ad hoc e un nuovo fondo da 120 milioni per lo sviluppo delle isole minori, lagunari e lacustri del Paese. E’ quanto prevede il disegno di legge approvato da Palazzo Madama, e che ora dovrà superare il vaglio della Camera.
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Da misure per favorire la mobilità sostenibile alla banda ultra larga, passando per interventi diretti a incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili e a riqualificare l’offerta turistica.
Sono sono alcuni dei 21 obiettivi per lo sviluppo e la valorizzazione delle isole minori fissati dal disegno di legge quadro approvato al Senato. Testo che istituisce un fondo ad hoc e uno strumento di programmazione degli interventi da realizzare in questi territori.
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120 milioni per lo sviluppo delle isole minori
Un Fondo per lo sviluppo di questi territori esiste già, ed è previsto dall’articolo 2, comma 41, della legge n. 244 del 24 dicembre 2007: il fondo, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dipartimento per gli affari regionali e le autonomie, poteva contare su una dotazione finanziaria pari a 20 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008. Il ddl ne incrementa la dotazione di 10 milioni di euro annui, a partire dal 2020, per finanziare gli interventi a favore delle medesime isole minori.
Ma la vera novità è l’istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell’Economia e delle finanze, del Fondo per gli investimenti nelle isole minori, con una dotazione di 20 milioni di euro annui dal 2019 al 2024.
Le risorse sono destinate per il 90% ad interventi in favore delle isole di cui all’allegato A del testo e per il restante 10% ad interventi in favore delle isole di cui all’allegato B.
DUPIM e PIST: cosa sono e perchè sono al centro del ddl
Il Fondo è destinato al finanziamento degli interventi in conto capitale previsti dal DUPIM e nei relativi PIST. Acronimi che stanno ad indicare i documenti programmatici contenenti gli interventi da realizzare e la loro pianificazione economica.
Il documento unico di programmazione isole minori (DUPIM) è lo strumento di programmazione degli interventi da realizzare nel territorio delle isole minori, adottato con decreto del ministro per gli Affari regionali e le autonomie.
I singoli Comuni interessati concorrono alla predisposizione del DUPIM mediante l’elaborazione dei progetti integrati di sviluppo territoriale (PIST), anche attraverso il coinvolgimento delle rappresentanze di categoria imprenditoriali, dei lavoratori e dei cittadini, al fine di garantire l’espressione delle istanze correlate allo specifico contesto territoriale di riferimento.
I PIST costituiscono di fatto gli strumenti operativi della programmazione, nei quali sono individuati i singoli progetti da realizzare a valere sui finanziamenti pubblici disposti per il DUPIM e con le ulteriori risorse finanziarie rese disponibili dai medesimi Comuni, dagli altri Enti territoriali e da soggetti privati.
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Le Regioni nel cui territorio sono presenti isole minori, entro sessanta giorni dalla trasmissione dei PIST da parte dei Comuni, deliberano sulla conformità dei progetti, aderendo così alle iniziative previste nei PIST, con contestuale impegno a concorrere al finanziamento dei progetti con risorse proprie e con le risorse dei fondi strutturali europei.
Il DUPIM ha durata settennale, coincidente con la programmazione dei fondi UE, e può contenere progetti predisposti d’intesa con le competenti istituzioni delle isole di altri Stati che si affacciano sul Mar Mediterraneo, al fine di avviare la definizione di un modello condiviso di sviluppo per le isole minori.
Regioni: testo da rivedere profondamente
Così com’è, alla Conferenza delle Regioni il ddl non piace. E’ necessaria, si legge nella valutazione del testo, “una profonda revisione” che riveda il ruolo delle Regioni.
In particolare, nelle materie di competenza regionale (esclusiva o concorrente), il provvedimento dovrebbe evitare disposizioni invasive e prevedere la piena compartecipazione delle Regioni alla programmazione degli interventi aggiuntivi finanziati dallo Stato e da questo vincolati alle azioni di tutela e sviluppo delle isole minori. Allo stesso tempo le Regioni chiedono opportune discipline derogatorie di normativa di esclusiva competenza statale.
A non piacere alla Conferenza delle Regioni è in primo luogo il DUPIM, definita oggi una scelta non adeguata alla luce dell’ampio spettro degli interventi aggiuntivi per i quali si prevede il finanziamento statale, spesso rientranti in materie di competenza regionale e, per questo, oggetto di programmazione, settoriale e/o territoriale, da parte delle Regioni.
La Conferenza Stato-Regioni suggerisce di mettere a punto un sistema di programmazione degli interventi finanziati con risorse statali che preveda, fin dall’inizio, una condivisione delle scelte di intervento tra i soggetti interessati (Enti locali-Regione-Stato).
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