Politica Coesione - Cretu, fondi Ue fermi senza Autorita' gestione
La commissaria Cretu torna a richiamare l'Italia sui ritardi che bloccano la spesa dei fondi europei 2014-2020. Colpa della burocrazia di Bruxelles, secondo il sottosegretario De Vincenti
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La Commissione europea non potrà riconoscere all'Italia i pagamenti a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e sul Fondo sociale europeo (FSE) fino a quando non verrà completato il processo di designazione delle Autorità di gestione, certificazione e di controllo dei Programmi operativi. L'avvertimento è arrivato dalla commissaria alle Politiche regionali Corina Cretu, durante un dibattito nell'ambito della Settimana europea delle regioni e delle città, in corso a Bruxelles.
Oltre alla mancata individuazione delle Autorità di gestione, che blocca l'erogazione dei fondi da parte di Bruxelles, la commissaria ha sottolineato i problemi sul fronte della capacità amministrativa, che si traducono in ritardi nell'emanazione dei bandi pubblici, soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno.
Roma non è sola in questa situazione. Sono infatti diversi i Paesi che non sono ancora riusciti a garantire l'adempimento degli obblighi previsti dalla nuova programmazione dei fondi strutturali europei, dal rispetto delle condizionalità ex ante al miglioramento della governance attraverso la piena attuazione dei Piani di rafforzamento amministrativo (PRA), o che non hanno completato il processo di designazione delle Autorità di gestione.
In realtà, ha chiarito il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Claudio De Vincenti, "le Autorità di gestione controllo e certificazione sono tutte già state nominate" e stanno lavorando all'attuazione dei programmi. "Quel che c'è di vero - ha aggiunto il sottosegretario - è che un barocco iter burocratico di Bruxelles rallenta la procedura di accreditamento delle Autorità già nominate, non solo di quelle italiane ma di tutti i Paesi europei".
L'Italia presenta, però, il quadro più preoccupante, anche a fronte dell'entità delle risorse assegnate nell'ambito della Politica di Coesione, pari a circa 31 miliardi di euro, di cui circa 20,6 miliardi a valere sul FESR e circa 10,4 miliardi del FSE, che la rendono il secondo beneficiario dei fondi Ue, dopo la Polonia.
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A questi fondi si sono aggiunti tra l'altro circa 1,6 miliardi assegnati a Roma dalla Commissione nell'ambito del progetto di bilancio Ue per il 2017, che riconosce complessivamente circa 4 miliardi di euro a Italia, Grecia e Spagna alla luce della difficile situazione economica. Queste risorse, inizialmente quantificate in 1,4 miliardi e poi salite a 1,6 miliardi con la rivalutazione a prezzi correnti, non erano previste nell'Accordo di partenariato e dovrebbero essere allocate nel quadro della legge di Stabilità.
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L'ipotesi è di assegnare circa 500 milioni di euro al rifinanziamento della Garanzia giovani, mentre oltre 400 milioni dovrebbero potenziare la Smart specialization strategy, la condizionalità ex ante della programmazione 2014-2020 che riguarda il coordinamento degli sforzi per la promozione della ricerca e dell'innovazione.
Le risorse residue dovrebbero andare ad interventi in ambito sociale e in risposta ai flussi migratori (circa 300 milioni), ad azioni per favorire la ripresa delle attività economiche nelle zone colpite dal sisma (circa 150 milioni) e al finanziamento della partecipazione al programma europeo "SME Iniziative", gestito da Commissione Ue e BEI (250 milioni).
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