Codice appalti - in arrivo correzioni sulle concessionarie
Modifiche in arrivo per le regole sulle concessioni del Codice appalti. L’intervento è allo studio del Ministero delle Infrastrutture.
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Prosegue il lavoro sul decreto correttivo al Codice appalti. Anche se non è ancora chiaro quali saranno i tempi di pubblicazione del provvedimento, alcuni elementi di merito sono ormai stati individuati. Ci saranno, infatti, certamente modifiche sulla qualificazione, qualche limatura sul massimo ribasso e sulla materia della progettazione. All’elenco, però, si potrebbe aggiungere a sorpresa anche il passaggio che riguarda gli appalti delle concessionarie.
Le regole sulle concessionarie
La norma nel mirino è l’articolo 177 del Codice, che riguarda gli appalti delle concessionarie. In pratica, il Codice ha stabilito di portare dal 60 all’80 per cento la quota di appalti che devono per forza andare in gara e che, quindi, non possono restare nel circuito delle società in house. L’innalzamento di questo tetto è stato accolto con grande polemiche delle società e dei sindacati, dal momento che la sua entrata in vigore rischia di ridurre radicalmente il raggio d’azione di alcune imprese italiane molto importanti.
L'intervento allo studio
Il Ministero delle Infrastrutture, allora, ha allo studio un intervento sul Codice che, in sostanza, dovrebbe andare ad allargare di nuovo il perimetro di quello che non andrà sul mercato, per evitare licenziamenti e chiusure di società in house. Accogliendo, nella sostanza, la richiesta fatta nelle ultime settimane proprio dai sindacati.
L'accordo di marzo
La base per l’intervento è un accordo che i sindacati hanno sottoscritto a marzo con il Ministero. E che, di fatto, stabilisce alcune eccezioni alla regola generale per la quale tutti gli appalti delle concessionarie devono necessariamente essere affidati con gara.
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Le gare in house
Il primo punto era che le società in house possono “partecipare alle gare per l'affidamento a terzi dei lavori, non risultando impedimenti sotto il profilo giuridico, tenendo conto dei vincoli e limiti definiti dalla consolidata giurisprudenza”. La questione è piuttosto controversa, ma con il suo documento il Mit aveva deciso di precisare che non esistono impedimenti particolari alla partecipazione delle società in house alle gare. Purché siano assicurate le condizioni di parità tra i diversi concorrenti.
La gestione diretta
La seconda questione riguardava il tema della gestione diretta, cioè di quegli appalti che le concessionarie non portano fuori dal loro perimetro ma risolvono con risorse interne, senza passare dalle società in house. Anche in questo caso, sarà consentito non passare dal mercato. Anche perché “l'obbligo dell'80-20% si riferisce ai lavori e servizi non gestiti direttamente”.
Le manutenzioni ordinarie
Un punto che si lega a filo doppio con la questione delle manutenzioni ordinarie. In pratica, i sindacati chiedono da tempo che dai limiti vengano scorporati tutti quei lavori che sono di semplice manutenzione e non implicano interventi straordinari sulle infrastrutture. L’apertura della porta della gestione diretta potrebbe essere un modo per risolvere il problema.
Le clausole sociali
Infine, c’è un ultimo punto, quello della clausole sociali. Per il Ministero nei bandi delle concessionarie bisogna introdurre “specifiche clausole sociali volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato”. In questo caso, si cerca di salvaguardare i dipendenti delle società in house che, dal momento dell’entrata in vigore dell’articolo 177, potrebbero subire un’emorragia di lavoratori. Tutti questi punti andranno integrati nel Codice, con le modifiche del correttivo.